rivista di febbraio 2000


 

 

Sessualità: dono di Dio e linguaggio di amore


La riflessione o Gesù
(Mario Cascone)

C'è un tabù che il cristiano deve spazzare via con decisione: che la sesualità sia qualcosa di sporco. Al contrario è un dono di Dio all'uomo per la sua maturazione ad una comunione profonda. Perciò va accolta, va educata, va purificata affinchè non prevalga l'istinto ma venga vissuta nell'ambito di un rapporto di donazione reciporca.

L'uomo è un essere sessuato fin dal suo concepimento. È Dio che lo ha voluto così, creandolo come un dono del suo amore: "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò" (Gen 1, 27). La sessualità è perciò un dono di Dio, il quale crea l'uomo nella ricchezza complementare della mascolinità e della femminilità, costituendolo come essere relazionale, chiamato a realizzarsi nella comunione d'amore con l'altro sesso: "Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile" (Gen 2, 18).                              

La sessualità dunque non è qualcosa di "sporco" o una sorta di male da cui bisogna difendersi. Come potrebbe essere un male ciò che viene da Dio? La Bibbia esalta il linguaggio sessuale, utilizzandolo perfino per descrivere il rapporto d'amore esistente tra Dio e il suo popolo. Così si esprime, per esempio, il Dio-Sposo del Cantico dei cantici, che esalta la bellezza dell'umanità, sua Sposa: "Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo. Le tue chiome sono un gregge di capre, che scendono dalle pendici del Gàlaad. Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia; come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo. Come la torre di Davide il tuo collo, costruita a guisa di fortezza" (Ct 4, 1.3-4). E così la Sposa risponde all'amore del suo Amato, che l'ha posta come sigillo sul suo cuore: "Il mio diletto è bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille. Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli grappoli di palma, neri come il corvo. I suoi occhi, come colombe su ruscelli di acqua; i suoi denti bagnati nel latte, posti in un castone. Le sue guance, come aiuole di balsamo, aiuole di erbe profumate; le sue labbra sono gigli, che stillano fluida mirra. Le sue mani sono anelli d'oro, incastonati di gemme di Tarsis. Il suo petto è tutto d'avorio, tempestato di zaffiri" (Ct 5, 10-14).

L'eterno incanto dell'amore, vissuto dall'uomo, immagine di Dio, non può prescindere dalla sessualità, che di quest'amore è linguaggio puro e sublime. Naturalmente la sessualità non va confusa con la genitalità, perché mentre quest'ultima fa riferimento solo agli organi di riproduzione, la sessualità investe la totalità della persona e il suo modo relazionarsi con le altre persone. Quando la sessualità è ridotta a mera genitalità, facilmente si traduce in un gesto vuoto e ripetitivo, perfino monotono, privo di gioia e capace di condurre verso forme, più o meno gravi, di dipendenza schiavizzante.

La sessualità è un mistero complesso e delicato, che va affrontato con rispetto e delicatezza, essendo una forza molto coinvolgente dell'esistenza umana. Non può essere interpretata in modo banale o superficiale, perché questo significherebbe svuotarla di significato e non intenderla più come forza d'amore, con cui la persona si costruisce e contribuisce alla costruzione delle altre persone. Per questo motivo la sessualità umana non può fare a meno del pudore, inteso come moto dell'animo che si pone a vigile custode del mistero della persona, evitando di esporla al pericolo di ridursi a "cosa", "oggetto" o semplice "strumento" di piacere. Il senso del pudore unifica le emozioni e i sentimenti dell'uomo e lascia rifulgere l'autentico amore.

Che cos'è l'amore? Questa parola, di cui oggi si fa un grande abuso, spesso viene confusa con realtà che non dicono tutta la verità del vero amore. Certamente l'amore non è la semplice "cotta" o "infatuazione", che fa letteralmente "cuocere" in un sentimento fortemente emotivo e fa diventare "fatui", sciocchi, portando a vedere solo il positivo dell'altro e non anche i suoi difetti. La "cotta" è una tappa importante verso l'amore maturo, ma non è ancora l'amore. Come non lo è la semplice attrazione fisica, che sarebbe una base troppo fragile sulla quale fondare un rapporto stabile e fecondo.

Lo stesso innamoramento non è ancora l'amore vero e proprio, perché esso è l'esplosione di un sentimento grande e profondo, che deve però mutarsi in "convincimento" di amore, capace di far affrontare anche le difficoltà e le sofferenze. Insomma, l'amore non è un semplice "star bene insieme" o il mero "piacersi" reciprocamente, ma è, in ultima analisi, la capacità di donare se stessi all'altro e di ricevere l'altro nella sua ricchezza di persona. In questo senso, gli atteggiamenti che si oppongono all'amore sono: l'egoismo, che è incapacità di donarsi, e l'orgoglio, che è l'incapacità di ricevere.

Per raggiungere una tale capacità d'amore, di cui la sessualità è un linguaggio, non basta tutta la vita. Si può dire che l'intera nostra esistenza va vissuta nell'impegno di imparare ad amare, superando le sempre ricorrenti tentazioni dell'egoismo e dell'orgoglio. È chiaro però che una certa maturità umana va conseguita perché si possa parlare di capacità di donarsi della persona. Tale maturità consiste nel conoscersi e nell'accettarsi, nel possedersi in un sereno equilibrio di tutte le proprie potenzialità e nell'essere in grado di perseguire un progetto di vita. Tutto questo non si inventa, ma viene acquisito attraverso un processo educativo, che sappia far emergere le qualità della persona e, in modo particolare, la sua capacità di relazionarsi agli altri nell'amore.

È necessario essere educati fin da bambini a vivere la propria sessualità come funzione essenziale di dialogo con gli altri e come forza che rende oblativi e capaci di creare amore. Nella fase adolescenziale è importante seguire con delicatezza e attenzione il rapido mutamento psico-fisico, che investe la persona del ragazzo, aiutandolo a conoscersi in modo sereno, senza far ricorso a esperienze erotiche, che il più delle volte costituiscono un grave ostacolo al suo sereno autocostruirsi nella capacità di amare. Anche nell'età giovanile, quando il soggetto è già più in grado di uscire da sé per donarsi all'altro, va posta una particolare attenzione ai gesti della sessualità, che, se non sono autentica espressione di amore, possono bloccare la capacità di donazione reciproca e riversarsi poi negativamente sulla futura vita matrimoniale.

Una lunga esperienza di gesti affettivi ed erotici tesi a fare del corpo dell'altro quasi un "laboratorio" di ricerca del piacere, potrà poi far vivere l'atto coniugale come qualcosa di banale o di insignificante. Non sono infrequenti i casi di frigidità femminile o di impotenza maschile legati a prolungate pratiche prematrimoniali di questo genere. Va custodita quindi una castità prematrimoniale, facendo leva sui criteri dell'autentico amore. Concretamente l'esercizio di questa virtù si avvale sia dei mezzi soprannaturali (sacramenti, preghiera, direzione spirituale anche di coppia), che dei mezzi naturali, i quali consistono in genere nell'evitare tutte quelle occasioni che più facilmente possono far perdere l'autocontrollo. Quest'impegno va comunque vissuto in un clima di serenità e di grazia, come una scelta positiva, prima che come una rinuncia, come la preparazione gioiosa alla donazione completa, che avrà il suo luogo più proprio nel matrimonio, dove la relazione sessuale sarà vissuta in un contesto di totalità e di stabilità, oltre che di apertura alla procreazione e di esperienza socializzante. La sessualità, infatti, possiede una grande forza di socializzazione, che fa dire a ciascuno dei due sposi: "Da quando amo te, amo di più tutto il mondo". La sessualità, in questo senso, non è qualcosa di privatistico, che fa rinchiudere la coppia nel proprio guscio, ma è a un tempo l'esperienza più intima e più pubblica, che allarga l'orizzonte della coppia e consente loro di espandere la ricchezza del proprio amore all'esterno.

In quest'ottica comprendiamo le seguenti parole di Giovanni Paolo II, che costituiscono quasi una sintesi di questo tema: "La sessualità trascende la sfera meramente biologica e riguarda l'essere più profondo delle persone umane in quanto tali. La sessualità è realmente umana solo se essa è parte integrante dell'amore col quale un uomo e una donna si affidano totalmente l'uno all'altra fino alla morte. Questa totale donazione di sé è possibile solo nel matrimonio". Il matrimonio è per i cristiani sacramento dell'amore con quale Cristo si dona alla sua Chiesa: una donazione che ha raggiunto il suo culmine sulla Croce. San Giovanni Crisostomo dice che il talamo nuziale è come la Croce su cui Cristo dona se stesso all'umanità: gli sposi si donano l'uno all'altro con la stessa sublimità d'amore con cui Cristo si fa dono di salvezza per tutti noi! Un rapporto sessuale vissuto nell'ambito del sacramento del matrimonio può dirsi un vero atto di culto e di lode al Signore, che risponde all'invito di san Paolo: "Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!" (1 Cor 6, 20).