C'è
un tabù che il cristiano deve spazzare via con decisione:
che la sesualità sia qualcosa di sporco. Al contrario è
un dono di Dio all'uomo per la sua maturazione ad una comunione
profonda. Perciò va accolta, va educata, va purificata
affinchè non prevalga l'istinto ma venga vissuta nell'ambito
di un rapporto di donazione reciporca.
L'uomo
è un essere sessuato fin dal suo concepimento. È
Dio che lo ha voluto così, creandolo come un dono del suo
amore: "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine
di Dio lo creò, maschio e femmina li creò"
(Gen 1, 27). La sessualità è perciò un dono
di Dio, il quale crea l'uomo nella ricchezza complementare della
mascolinità e della femminilità, costituendolo come
essere relazionale, chiamato a realizzarsi nella comunione d'amore
con l'altro sesso: "Non è bene che l'uomo sia solo:
gli voglio fare un aiuto che gli sia simile" (Gen 2, 18).
La
sessualità dunque non è qualcosa di "sporco"
o una sorta di male da cui bisogna difendersi. Come potrebbe essere
un male ciò che viene da Dio? La Bibbia esalta il linguaggio
sessuale, utilizzandolo perfino per descrivere il rapporto d'amore
esistente tra Dio e il suo popolo. Così si esprime, per
esempio, il Dio-Sposo del Cantico dei cantici, che esalta
la bellezza dell'umanità, sua Sposa: "Come sei bella,
amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro
il tuo velo. Le tue chiome sono un gregge di capre, che scendono
dalle pendici del Gàlaad. Come un nastro di porpora le
tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia; come spicchio
di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo. Come la torre
di Davide il tuo collo, costruita a guisa di fortezza" (Ct
4, 1.3-4). E così la Sposa risponde all'amore del suo Amato,
che l'ha posta come sigillo sul suo cuore: "Il mio diletto
è bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille.
Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli grappoli di
palma, neri come il corvo. I suoi occhi, come colombe su ruscelli
di acqua; i suoi denti bagnati nel latte, posti in un castone.
Le sue guance, come aiuole di balsamo, aiuole di erbe profumate;
le sue labbra sono gigli, che stillano fluida mirra. Le sue mani
sono anelli d'oro, incastonati di gemme di Tarsis. Il suo petto
è tutto d'avorio, tempestato di zaffiri" (Ct 5, 10-14).
L'eterno
incanto dell'amore, vissuto dall'uomo, immagine di Dio, non può
prescindere dalla sessualità, che di quest'amore è
linguaggio puro e sublime. Naturalmente la sessualità
non va confusa con la genitalità, perché
mentre quest'ultima fa riferimento solo agli organi di riproduzione,
la sessualità investe la totalità della persona
e il suo modo relazionarsi con le altre persone. Quando la sessualità
è ridotta a mera genitalità, facilmente si traduce
in un gesto vuoto e ripetitivo, perfino monotono, privo di gioia
e capace di condurre verso forme, più o meno gravi, di
dipendenza schiavizzante.
La
sessualità è un mistero complesso e delicato, che
va affrontato con rispetto e delicatezza, essendo una forza molto
coinvolgente dell'esistenza umana. Non può essere interpretata
in modo banale o superficiale, perché questo significherebbe
svuotarla di significato e non intenderla più come forza
d'amore, con cui la persona si costruisce e contribuisce alla
costruzione delle altre persone. Per questo motivo la sessualità
umana non può fare a meno del pudore, inteso come moto
dell'animo che si pone a vigile custode del mistero della persona,
evitando di esporla al pericolo di ridursi a "cosa",
"oggetto" o semplice "strumento" di piacere.
Il senso del pudore unifica le emozioni e i sentimenti dell'uomo
e lascia rifulgere l'autentico amore.
Che
cos'è l'amore? Questa parola, di cui oggi si fa un grande
abuso, spesso viene confusa con realtà che non dicono tutta
la verità del vero amore. Certamente l'amore non è
la semplice "cotta" o "infatuazione", che
fa letteralmente "cuocere" in un sentimento fortemente
emotivo e fa diventare "fatui", sciocchi, portando a
vedere solo il positivo dell'altro e non anche i suoi difetti.
La "cotta" è una tappa importante verso l'amore
maturo, ma non è ancora l'amore. Come non lo è la
semplice attrazione fisica, che sarebbe una base
troppo fragile sulla quale fondare un rapporto stabile e fecondo.
Lo
stesso innamoramento non è ancora l'amore vero e
proprio, perché esso è l'esplosione di un sentimento
grande e profondo, che deve però mutarsi in "convincimento"
di amore, capace di far affrontare anche le difficoltà
e le sofferenze. Insomma, l'amore non è un semplice "star
bene insieme" o il mero "piacersi" reciprocamente,
ma è, in ultima analisi, la capacità di donare
se stessi all'altro e di ricevere l'altro nella sua ricchezza
di persona. In questo senso, gli atteggiamenti che si oppongono
all'amore sono: l'egoismo, che è incapacità di donarsi,
e l'orgoglio, che è l'incapacità di ricevere.
Per
raggiungere una tale capacità d'amore, di cui la sessualità
è un linguaggio, non basta tutta la vita. Si può
dire che l'intera nostra esistenza va vissuta nell'impegno di
imparare ad amare, superando le sempre ricorrenti tentazioni dell'egoismo
e dell'orgoglio. È chiaro però che una certa maturità
umana va conseguita perché si possa parlare di capacità
di donarsi della persona. Tale maturità consiste nel conoscersi
e nell'accettarsi, nel possedersi in un sereno equilibrio di tutte
le proprie potenzialità e nell'essere in grado di perseguire
un progetto di vita. Tutto questo non si inventa, ma viene acquisito
attraverso un processo educativo, che sappia far emergere le qualità
della persona e, in modo particolare, la sua capacità di
relazionarsi agli altri nell'amore.
È
necessario essere educati fin da bambini a vivere la propria sessualità
come funzione essenziale di dialogo con gli altri e come forza
che rende oblativi e capaci di creare amore. Nella fase adolescenziale
è importante seguire con delicatezza e attenzione il rapido
mutamento psico-fisico, che investe la persona del ragazzo, aiutandolo
a conoscersi in modo sereno, senza far ricorso a esperienze erotiche,
che il più delle volte costituiscono un grave ostacolo
al suo sereno autocostruirsi nella capacità di amare. Anche
nell'età giovanile, quando il soggetto è già
più in grado di uscire da sé per donarsi all'altro,
va posta una particolare attenzione ai gesti della sessualità,
che, se non sono autentica espressione di amore, possono bloccare
la capacità di donazione reciproca e riversarsi poi negativamente
sulla futura vita matrimoniale.
Una
lunga esperienza di gesti affettivi ed erotici tesi a fare del
corpo dell'altro quasi un "laboratorio" di ricerca del
piacere, potrà poi far vivere l'atto coniugale come qualcosa
di banale o di insignificante. Non sono infrequenti i casi di
frigidità femminile o di impotenza maschile legati a prolungate
pratiche prematrimoniali di questo genere. Va custodita quindi
una castità prematrimoniale, facendo leva sui criteri dell'autentico
amore. Concretamente l'esercizio di questa virtù si avvale
sia dei mezzi soprannaturali (sacramenti, preghiera, direzione
spirituale anche di coppia), che dei mezzi naturali, i quali consistono
in genere nell'evitare tutte quelle occasioni che più facilmente
possono far perdere l'autocontrollo. Quest'impegno va comunque
vissuto in un clima di serenità e di grazia, come una scelta
positiva, prima che come una rinuncia, come la preparazione gioiosa
alla donazione completa, che avrà il suo luogo più
proprio nel matrimonio, dove la relazione sessuale sarà
vissuta in un contesto di totalità e di stabilità,
oltre che di apertura alla procreazione e di esperienza socializzante.
La sessualità, infatti, possiede una grande forza di socializzazione,
che fa dire a ciascuno dei due sposi: "Da quando amo te,
amo di più tutto il mondo". La sessualità,
in questo senso, non è qualcosa di privatistico, che fa
rinchiudere la coppia nel proprio guscio, ma è a un tempo
l'esperienza più intima e più pubblica, che allarga
l'orizzonte della coppia e consente loro di espandere la ricchezza
del proprio amore all'esterno.
In
quest'ottica comprendiamo le seguenti parole di Giovanni Paolo
II, che costituiscono quasi una sintesi di questo tema: "La
sessualità trascende la sfera meramente biologica e riguarda
l'essere più profondo delle persone umane in quanto tali.
La sessualità è realmente umana solo se essa è
parte integrante dell'amore col quale un uomo e una donna si affidano
totalmente l'uno all'altra fino alla morte. Questa totale donazione
di sé è possibile solo nel matrimonio". Il
matrimonio è per i cristiani sacramento dell'amore con
quale Cristo si dona alla sua Chiesa: una donazione che ha raggiunto
il suo culmine sulla Croce. San Giovanni Crisostomo dice che il
talamo nuziale è come la Croce su cui Cristo dona se stesso
all'umanità: gli sposi si donano l'uno all'altro con la
stessa sublimità d'amore con cui Cristo si fa dono di salvezza
per tutti noi! Un rapporto sessuale vissuto nell'ambito del sacramento
del matrimonio può dirsi un vero atto di culto e di lode
al Signore, che risponde all'invito di san Paolo: "Glorificate
dunque Dio nel vostro corpo!" (1 Cor 6, 20).