«Solo
quando riusciamo ad affermare la pienezza del valore della vita
anche quando l'uomo non si vede, non vota, non ha nome, possiamo
considerarci pienamente difensori dei diritti umani». Lo
sostienel'onorevole Carlo Casini, presidente del Movimento per
la vita, che nell'intervista che segue approfondisce altri aspetti
legati a queste suggestive e spesso scomode tematiche.
Il
6 febbraio, in tutta Italia, sarà celebrata la "Giornata
per la vita". Liniziativa fu istituita nel 1978, subito
dopo lapprovazione della legge sullaborto per ricordare
a tutti in modo particolare ai cattolici che «anche
quando la legge consente la interruzione della gravidanza deve
restare comunque la coscienza» e che la Chiesa, su tale questione,
non si arrenderà mai. In occasione della "Giornata
per la vita" abbiamo voluto affrontare insieme allon.
Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, alcuni
aspetti importanti anche a livello legislativo delle
problematiche legate alla vita.
La
"Giornata per la vita" è giunta alla ventiduesima
edizione, qual è il suo significato?
Si
tratta di una giornata ecclesiale, che dovrebbe essere celebrata,
promossa e organizzata soprattutto dalla Chiesa italiana in tutte
le sue articolazioni. Noi collaboriamo cercando di stimolare le
parrocchie a comprenderne limportanza e a celebrarla con
la dovuta partecipazione. Sappiamo con certezza, infatti, che
proprio il messaggio dato dallaltare nel corso della "Giornata",
ha salvato delle vite umane. Conosco il caso di una signora, residente
vicino a Firenze, che ha deciso di non abortire grazie a questo.
Quindi non si tratta semplicemente di un discorso culturale, ma
di un problema che riguarda la salvezza stessa.
Che
cosa farete in concreto in questa occasione?
Ci
inseriamo nelle manifestazioni della "Giornata" con
due proposte: labbonamento al nostro giornale Sì
alla vita con lo scopo di incentivare e diffondere
una riflessione dedicata interamente alla difesa della vita, e
la promozione del "progetto Gemma": una sorta di adozione
di un bimbo a rischio di morte causa le difficoltà economiche
della madre. Questanno poi credo che si debba vedere la
"Giornata per la vita" nel contesto del grande Giubileo,
quindi come occasione di riconciliazione e di perdono. Mi sembra
che il tema della vita sia proprio un territorio di riconciliazione
perché, come scrive il Papa nellEvangelium
vitae, è in questo contesto che si stanno verificando
delle vere e proprie congiure contro la vita, guerre dei potenti
contro i deboli.
E
allora noi pensiamo che la giornata del 6 febbraio debba essere
linizio di un momento forte da protrarsi nellarco
dellanno, ma particolarmente intenso per un mese e mezzo,
ovvero dal 6 febbraio al 25 marzo, ricorrenza dellIncarnazione.
Quel giorno il Papa sarà a Nazaret a pregare nel luogo
dove è avvenuto il concepimento di Gesù. Vorremmo
impegnare questo periodo per dare vita ad una serie di riflessioni
il cui tema è "riconciliarsi con la vita".
Quale
bilancio possiamo registrare per ciò che riguarda il rispetto
del valore della vita? Quali conquiste, quali sconfitte o punti
da rilanciare?
I
due millenni che stanno alle nostre spalle hanno visto crescere
la sensibilità rispetto alla dignità della persona
umana basti pensare alla Dichiarazione dei diritti delluomo,
a metà proprio di questo ultimo secolo del secondo millennio
perciò gli attuali attentati alla vita nascente
potrebbero essere interpretati come battaglia finale della dignità
umana. La dignità umana ha già riscattato gli schiavi,
i neri, gli stranieri, almeno culturalmente, nel pensiero, e oggi
si trova a misurarsi sul punto più difficile, cioè
quando luomo sembra non contare nulla, non si vede, non
vota, non ha nome, cioè il concepito. Se riusciamo ad affermare
la pienezza della dignità umana anche in questo caso, tutti
gli uomini sono salvi e per sempre.
Stiamo
vivendo un momento conclusivo di un processo storico. Credo che
la battaglia per la vita renderà sempre più evidente
limportanza della battaglia stessa e farà vincere
il diritto alla vita e con esso la dignità di tutti gli
uomini.
A
che punto è arrivato il dibattito sulla vita in Italia
e nel mondo? Quali sono i temi più scottanti su cui lo
scontro fra visioni diverse è più forte?
Io
credo che oggi, accanto alla questione dellaborto e della
fecondazione artificiale, vi sia unattenzione crescente,
o addirittura la preparazione del campo di battaglia sulleutanasia.
Sul piano della vita nascente sono da segnalare degli aspetti
meno negativi. Per esempio, ventanni fa il concetto di prevenzione
dellaborto veniva inteso soltanto come contraccezione, cioè
come prevenzione del concepimento, sostenendo che non si può
prevenire laborto se non evitando le gravidanze non desiderate.
Ora, senza toccare il problema della contraccezione, si va facendo
strada lidea che anche di fronte a una gravidanza non desiderata,
non bisogna arrendersi, e che si può prevenire laborto
attraverso la persuasione, la restituzione delle motivazioni del
coraggio e dellaccoglienza, soprattutto grazie alla condivisione
e alla solidarietà.
Noi
guardiamo allora con grande gioia ai circa 40.000 bambini che
sono nati in questi ultimi ventanni anche attraverso lazione
dei Centri per la vita.
Oggi
poi, anche i Comuni, le Provincie, le Regioni cominciano a legiferare
considerando il concepito come appartenente alla famiglia (vedi
legge Regione Lombardia), oppure stanziando somme di denaro per
evitare laborto quando questo è motivato da ragioni
economiche (Provincia e Comune di Roma, Comune di Latina, Comune
di Monza). Tutto questo mostra che qualche cosa forse sta cambiando.
Quali
sono i temi su cui la partecipazione dei cristiani è ancora
scarsa?
Se
i cristiani fossero veramente tali, nellintera società
vincerebbe la vita e sarebbe anche più facile trovare compagni
di viaggio non credenti, non cristiani. In realtà cè
ancora molta tiepidezza da parte della comunità cristiana
su queste cose. Ancora non è stato raccolto linvito
pressante di Giovanni Paolo II, nellEvangelium vitae,
quando dice che «urge una mobilitazione generale in vista di una
nuova cultura della vita». Questa mobilitazione generale, per
la verità, non cè ancora, è molto doloroso
ma bisogna dirlo.
Per
quali ragioni, a suo parere, cè questa tiepidezza?
Anzitutto
perché non è chiara nella coscienza cristiana lidea
che il bimbo non ancora nato è uno di noi e dunque è
un bambino più bambino degli altri, un povero più
povero degli altri. Molte organizzazioni che si occupano molto
lodevolmente di povertà, di emarginazione, di anziani,
di malati, di extracomunitari si dimenticano di rendere testimonianza
che anche il bimbo non nato è un povero. Quindi, quando
si parla di solidarietà è facile pensare ad altro
e non a questo.
Inoltre
cè un falso concetto della laicità, basata
sullidea che lo Stato debba essere per forza laico e che
il cristiano non debba imporre le sue idee agli altri; questo
porta a una forma di riserva rispetto a un impegno maggiore a
difesa della vita, quasi che la vita fosse questione di morale
cattolica e basta. E allora bisogna ricordare che quando si parla
della vita il comandamento in gioco non è il sesto, che
pure è importante, ma il quinto, "non ammazzare",
che è la base della convivenza civile. Tutte le convivenze
civili, anche laicamente intese, si fondano sul precetto del "non
uccidere". Per vincere tante timidezze, penso allora che
bisogna prima capire che in realtà difendere la vita significa
difendere non gli interessi dei cattolici ma quelli di tutti gli
uomini, perché qui è in gioco luomo stesso.
Cè
poi una terza idea sbagliata: la paura che il cristiano ha di
"sporcarsi" con la politica. Ora, siccome la difesa
della vita è anche questione di leggi, quindi di impegno
politico, il cristiano che nutre sospetti e incomprensioni verso
la politica è portato a estraniarsi dimenticando che la
questione della vita è anche idea capace di rinnovare la
politica e di restituirle la sua grandezza, cioè di essere
servizio alluomo e non ricerca del potere e del denaro.
A
che punto è la legge sulla fecondazione artificiale?
La
legge sulla fecondazione artificiale è al Senato, nella
Commissione Igiene e Sanità. Devo premettere che la fecondazione
artificiale è qualcosa di negativo, in ogni forma, specialmente
quando avviene in vitro, perché mette in pericolo lembrione,
crea grossi rischi per la famiglia, altera il senso della generazione
umana, il gesto sessuale, ecc.
Il
testo che nel luglio scorso è stato approvato dalla Camera,
perciò, non è un testo perfetto.
Però,
se lo colloco in Italia, in Europa e nel Duemila, devo dire che
contiene degli elementi buoni poiché lembrione è
riconosciuto come soggetto che ha dei diritti, per cui si proibisce
la sua distruzione, il congelamento, la produzione soprannumeraria,
la sperimentazione su di esso, e anche la fecondazione eterologa.
Non
mancano gli scivoloni (per esempio lammettere a questa richiesta
le coppie di fatto), però oggi il pericolo è che
non si arrivi a una legge entro la fine della legislatura e sarebbe
grave perché, dopo tanta fatica, si ritornerebbe al "Far
West". Perciò, se riusciremo ad affermare che lembrione
umano è un soggetto, quindi a stabilire una disciplina
magari imperfetta ma abbastanza coerente con questo principio,
cominceremo ad invertire una tendenza assai negativa e, nei fatti,
difenderemo la vita.