rivista di gennaio 2000


 

 

Anch'io voglio essere uomo di speranza

Aurora di speranzao Gesù
(Dino Foglio - Consigliere Spirituale Nazionale)

All'inizio del duemila è necessario che i cristiani siano impegnati a mutare gli orizzonti opachi del millennio appena concluso e sappiano recuperare spazi aperti alla speranza.
Anche noi vogliamo accogliere l’invito rivolto a tutti i vescovi del mondo riuniti nel sinodo celebrato nel 1998, cui ha fatto eco il recente sinodo dell’episcopato europeo: "Essere testimoni e ministri della speranza". Così il Papa, così Pietro nella sua prima lettera dove ci invita a "rendere ragione della speranza che è in noi " (cf 1 Pt 3, 15). Viviamo in un tempo caratterizzato da diffuso pessimismo e disfattismo. Si vede tutto nero, il che è la negazione del cristianesimo. Il cristiano non è autentico se non è uomo di speranza. Non dimentichiamo che Dio, sempre imprevedibile, "concorre in ogni cosa al bene di coloro che lo amano" (cf Rm 8, 28), annullando tutti gli ostacoli che si frappongono ai disegni d’amore per i suoi figli. Lo Spirito Santo è all’opera, ancora oggi, anche se spesso disorientati, non riconosciamo più la Chiesa della nostra infanzia, o anche semplicemente quella dell’altro ieri. Il soffio della sua presenza infonde ancora giovinezza diventando la nostra speranza per l’avvenire. Giovanni XXIII, presto beato, e Paolo VI non hanno pregato invano per una nuova Pentecoste. È qui, sotto i nostri occhi, come il chiarore dell’alba. "Dio sta bussando" diceva spesso il compianto card. Joseph Suenens. Come i discepoli di Emmaus, sappiamo riconoscere il Signore che cammina accanto, e dirgli: "Rimani con noi perché si fa sera e il giorno si volge al declino" (cf Lc 24, 29). L’ora presente ci invita a liberarci delle nostre “ragioni” di sperare, dal nostro facile ottimismo, dalle nostre troppo umane strategie e ad alimentare la nostra speranza alla sua sorgente suprema: la Parola di Dio. Tutto sta a indicare che siamo a una delle grandi svolte della storia della Chiesa, dove lo Spirito opera, a profondità nuove, un mistero di morte e di resurrezione. È l’ora di ascoltare attentamente, in un silenzio interiore, "ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 2, 29). Noi fortunati che stiamo vivendo questo momento privilegiato, arricchendoci delle straordinarie esperienze dei suoi doni e carismi, a questo punto potremmo chiederci: siamo convinti portatori di speranza nei luoghi di lavoro, nella storia e per le strade del mondo? Tutti lo dovremmo essere se viviamo quella “vita nuova” richiesta nel giorno dell’effusione. L’impressione abbastanza diffusa però è che questo momento straordinario che abbiamo vissuto si sia fermato a quel giorno di profonda gioia e comunione senza avere segnato una radicale trasformazione della nostra vita. Forse eravamo convinti della nostra offerta al Signore, accettando la sua Signoria, ma il tempo ne ha lentamente neutralizzato la sua potenzialità, condizionati dalla mentalità corrente in conflitto con il lato luminoso del mondo di cui ci parla Paolo: "Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è verità e merita lode, che deve essere oggetto dei nostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi" (cf Fil 4, 8-9). Parole toccanti che possono diventare realtà se la nostra convinzione di appartenenza a Cristo, Signore della nostra vita, ci porterà ad essere sempre pronti a rendere ragione della nostra speranza. È un invito rivolto a me! Io devo proclamare personalmente la mia speranza, professare la mia fede. Il vento di desolazione che ha scosso la società, l’ondata di immoralità, fosse quasi un maremoto, che ha inondato il mondo, i mass media con i loro prodotti devastanti specie per la gioventù, hanno tentato di spegnere la speranza, facendoci camminare lungo la via, abbattuti come i discepoli di Emmaus il giorno dopo la crocifissione di Gesù. Ma Paolo offriva il segreto della speranza teologale, di questa “speranza contro ogni speranzaÓ dando una precisa risposta "so a chi ho creduto!" (2 Tim 1, 12). Dio è più vicino che mai quando le tenebre del Golgota lo nascondono ai nostri sguardi. All’inizio del terzo millennio, occorre che i giovani e non siano impegnati nella missione di mutare gli orizzonti opachi del millennio lasciato alle spalle e sappiano recuperare la speranza “per cambiare il futuro”. Sperare è un dovere, non un lusso. Sperare non è sognare, al contrario: è il mezzo per trasformare un sogno in realtà. Felici coloro che osano sognare e che sono disposti a pagare il prezzo più alto perché il sogno prenda corpo nella vita degli uomini.