All'inizio
del duemila è necessario che i cristiani siano impegnati
a mutare gli orizzonti opachi del millennio appena concluso e
sappiano recuperare spazi aperti alla speranza.
Anche noi vogliamo accogliere linvito
rivolto a tutti i vescovi del mondo riuniti nel sinodo celebrato
nel 1998, cui ha fatto eco il recente sinodo dellepiscopato
europeo: "Essere testimoni e ministri della speranza".
Così il Papa, così Pietro nella sua prima lettera
dove ci invita a "rendere ragione della speranza che è
in noi " (cf 1 Pt 3, 15). Viviamo in un tempo caratterizzato
da diffuso pessimismo e disfattismo. Si vede tutto nero, il che
è la negazione del cristianesimo. Il cristiano non è
autentico se non è uomo di speranza. Non dimentichiamo
che Dio, sempre imprevedibile, "concorre in ogni cosa al
bene di coloro che lo amano" (cf Rm 8, 28), annullando tutti
gli ostacoli che si frappongono ai disegni damore per i
suoi figli. Lo Spirito Santo è allopera, ancora oggi,
anche se spesso disorientati, non riconosciamo più la Chiesa
della nostra infanzia, o anche semplicemente quella dellaltro
ieri. Il soffio della sua presenza infonde ancora giovinezza diventando
la nostra speranza per lavvenire. Giovanni XXIII, presto
beato, e Paolo VI non hanno pregato invano per una nuova Pentecoste.
È qui, sotto i nostri occhi, come il chiarore dellalba.
"Dio sta bussando" diceva spesso il compianto card.
Joseph Suenens. Come i discepoli di Emmaus, sappiamo riconoscere
il Signore che cammina accanto, e dirgli: "Rimani con noi
perché si fa sera e il giorno si volge al declino"
(cf Lc 24, 29). Lora presente ci invita a liberarci delle
nostre ragioni di sperare, dal nostro facile ottimismo,
dalle nostre troppo umane strategie e ad alimentare la nostra
speranza alla sua sorgente suprema: la Parola di Dio. Tutto sta
a indicare che siamo a una delle grandi svolte della storia della
Chiesa, dove lo Spirito opera, a profondità nuove, un mistero
di morte e di resurrezione. È lora di ascoltare attentamente,
in un silenzio interiore, "ciò che lo Spirito dice
alle Chiese" (Ap 2, 29). Noi fortunati che stiamo vivendo
questo momento privilegiato, arricchendoci delle straordinarie
esperienze dei suoi doni e carismi, a questo punto potremmo chiederci:
siamo convinti portatori di speranza nei luoghi di lavoro, nella
storia e per le strade del mondo? Tutti lo dovremmo essere se
viviamo quella vita nuova richiesta nel giorno delleffusione.
Limpressione abbastanza diffusa però è che
questo momento straordinario che abbiamo vissuto si sia fermato
a quel giorno di profonda gioia e comunione senza avere segnato
una radicale trasformazione della nostra vita. Forse eravamo convinti
della nostra offerta al Signore, accettando la sua Signoria, ma
il tempo ne ha lentamente neutralizzato la sua potenzialità,
condizionati dalla mentalità corrente in conflitto con
il lato luminoso del mondo di cui ci parla Paolo: "Tutto
quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato,
quello che è verità e merita lode, che deve essere
oggetto dei nostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto,
ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il
Dio della pace sarà con voi" (cf Fil 4, 8-9). Parole
toccanti che possono diventare realtà se la nostra convinzione
di appartenenza a Cristo, Signore della nostra vita, ci porterà
ad essere sempre pronti a rendere ragione della nostra speranza.
È un invito rivolto a me! Io devo proclamare personalmente
la mia speranza, professare la mia fede. Il vento di desolazione
che ha scosso la società, londata di immoralità,
fosse quasi un maremoto, che ha inondato il mondo, i mass media
con i loro prodotti devastanti specie per la gioventù,
hanno tentato di spegnere la speranza, facendoci camminare lungo
la via, abbattuti come i discepoli di Emmaus il giorno dopo la
crocifissione di Gesù. Ma Paolo offriva il segreto della
speranza teologale, di questa speranza contro ogni speranzaÓ
dando una precisa risposta "so a chi ho creduto!" (2
Tim 1, 12). Dio è più vicino che mai quando le tenebre
del Golgota lo nascondono ai nostri sguardi. Allinizio del
terzo millennio, occorre che i giovani e non siano impegnati nella
missione di mutare gli orizzonti opachi del millennio lasciato
alle spalle e sappiano recuperare la speranza per cambiare
il futuro. Sperare è un dovere, non un lusso. Sperare
non è sognare, al contrario: è il mezzo per trasformare
un sogno in realtà. Felici coloro che osano sognare e che
sono disposti a pagare il prezzo più alto perché
il sogno prenda corpo nella vita degli uomini.