L’effusione
dello Spirito Santo carismatica ed extrasacramentale costituisce senza
dubbio l’esperienza generante la grazia del Rinnovamento nello Spirito
nella Chiesa e nel mondo, esperienza personale ed individuale di ogni
fratello che intende farne parte. L’effusione non genera però dei
semplici Battezzati nello Spirito, perché come dice Paolo nella lettera
ai Corinti “siamo stati Battezzati in un solo Spirito Per formare un
solo corpo”.
Pertanto è estremamente
riduttivo pensare che l’esperienza del RnS dia vita – genericamente e
semplicemente - a milioni di individui battezzati a vita nuova pronti a
testimoniare Cristo in modo
anonimo ed individualista.
Storicamente, è davanti gli occhi di tutti che lo SPIRITO SANTO ha dato
vita anche ad una esperienza vissuta in un corpo, che pur se
diversificato carismaticamente è chiamato ad una specifica missione
ecclesiale e sociale.
Tale vocazione univoca e
specificamente riservata ai fratelli ed alle sorelle che hanno fatto
l’esperienza della preghiera di effusione, fin dalle origini del
Rinnovamento è stata sempre sottolineata nel discernimento dei Papi che
hanno conosciuto il Rinnovamento Carismatico, che pur sottolineando la
diversità di espressione e di realizzazione del Rinnovamento nella
Chiesa e nel mondo, hanno nel contempo sempre identificato ed accomunato
in una unica missione e vocazione i fratelli e le sorelle generati da
tale vocazione.
E’ paradossale, che sia a
volte anche teorizzato una visione del Rinnovamento Carismatico come una
sorta di gran minestrone, dove ministeri, comunità, gruppi, servizi,
corsi, progetti, convegni, iniziative….vivano tutte staccate tra di
loro, senza alcun legame fraterno, organizzativo, di discepolato, di
trasmissione della fede…dal quale emerge un Rinnovamento Carismatico,
quasi capriccio dello Spirito che realizza vocazioni, missioni, opere,
in modo disarticolato e disunite. E’ con preoccupazione che verifichiamo
la teorizzazione di un tale Rinnovamento, e la dove è stato concepito in
questi termini, ha determinato spesso, l’incapacità di incarnarsi nella
storia e nella Chiesa, generando esperienze sovente in antitesi l’una
con l’altra, spesso ancora senza una visione chiara sia del corpo da
servire, e sia del corpo da edificare.
Tale ottica – per così
dire di un Rinnovamento – gran minestrone – ha ridotto la comune
esperienza Spirituale alla poco edificante coincidenza del rinnovamento
carismatico con le proprie iniziative, con le proprie esperienze, con
una assolutizzazione di carismi, e vocazioni particolari. In tale
prospettiva, si è ridotto spesso il Rinnovamento Carismatico alla
presenza di qualche personaggio carismatico a qualche ritiro e/o
convengno, o peggio ancora il Rinnovamento Carismatico alla propria
persona e/o comunità.
La
vita carismatica, però ha senso e significato soltanto nella dimensione
della vita fraterna e comunitaria, come ci insegna la parola di Dio e
come sottolinea il Concilio. I Carismi sono donati ai singoli per
edificare il corpo, essi possono distinguere per unzioni e funzioni, ma
non dividono la vita fraterna ed in modo centrifugo la Chiesa e credo
tanto meno il Rinnovamento.
Anzi, l’autenticità della
esperienza dell’effusione dello Spirito Santo, oltre che nella ritrovata
dimensione battesimale del singolo individuo si caratterizza
concretamente nella esperienza vitale della vita carismatica. Tale
riscoperta si rivela autenticamente nelle modalità comunionali di
verifica nella vita comunitaria ed ecclesiale, sia in termini di
discernimento, ma anche in termini di immediata applicazione.
Dove inizialmente si
riscoprono e si esercitano i carismi se non nel gruppo? (fosse quest’ultimo
semplicemente un gruppo di preghiera, una comunità di alleanza, o ancor
più una comunità di vita). La vocazione alla vita carismatica è
primariamente vocazione alla vita fraterna, ecclesiale, comunionale: a
ciascuno è data una manifestazione per il bene comune.
La dimensione carismatica
molto probabilmente si è spenta in molte realtà per una mancanza di
visione unitaria e di trasmissione di un deposito di esperienza e di
fede…con la paura di crescere nella dimensione comunionale ed unitaria
abbiamo concretamente mortificato l’esperienza carismatica che non ha
trovato spesso un corpo in grado di accogliere e custodire i doni
carismatici, donati per la crescita del corpo e non per l’affermazione
di qualche persona.
La vita dei gruppi ha
sempre sotteso la vita fraterna, l’impegno alla koinonia, il servizio
carismatico e ministeriale alla Chiesa locale e particolare, senza
identificare la Spiritualità carismatica come fine del cammino, ma come
mezzo di evangelizzazione e di riscoperta della grazia battesimale.
Da questo punto di vista,
storicamente, da sempre il RnS Italiano si è caratterizzato per la
capacità di maggiore coesione ed unità tra gruppi, comunità, ministeri,
fin dai primi anni,pur quando si ci identificava semplicemente nella
dimensione della corrente di grazia. Il RnS ha sempre concepito la sua
missione ecclesiale e storica in modo molto unitario. Tale sensibilità e
capacità ha determinato fin dall’inizio il modo nel quale in maniera
sempre più oggettiva si è arrivati alla scelta ed alla composizione
degli organi pastorali, che pur senza prescindere dalle diverse
esperienze, storie, e dinamiche particolari dello Spirito, ha
determinato nell’arco di tre decenni, la maturazione del discernimento
comunitario, con una pastoralità sempre più collegiale nel tempo, e la
ricerca comune di una uniformità di comportamenti e delle modalità
decisionali.
LA VITA DI COMUNIONE
NEL RNS INTESO COME ASSOCIAZIONE
La
vita “cosiddetta” associativa è diventato uno dei luoghi di verifica
dell’autenticità della vita di Comunione sottesa alla esperienza
dell’effusione dello Spirito. Anche qui abbiamo assistito ad una
benefica oggettivizzazione della adesione e della appartenenza al RNS.
E qui occorre sfatare un
mito negativo circa la portata anticarismatica ed Istituzionalizzante -
secondo il parere di alcuni - in ordine alla necessità di una vita
associativa, di uno statuto, e di strutture regolate da comportamenti
oggettivi e norme, salvo poi che chi afferma tali cose spesso è alla
ricerca ossessiva di riconoscimenti di sigle di statuti e norme che
diano significato alla propria esperienza particolare…… Ad oggi, la
forma associativa, per grazia di Dio, e consentitemi, per grande senso
di responsabilità e di maturità a tutti i livelli, non solo non ha
determinato la morte della vita nello Spirito, ma ha rafforzato in
maniera evidente l’appartenenza dei fratelli alla vita del RnS, senza
ambiguità. Sottolineiamo che l’appartenenza – così come sancita anche
dallo statuto - rimane e rimarrà sempre un fatto vitale ed esperienziale,
legata alla esperienza dell’effusione dello Spirito, e mai riconducibile
ad una tessera o ad un pezzo di carta.
Nel contempo però questa
adesione vitale e nello Spirito ha trovato nello statuto una chiamata
alla responsabilità di comportamenti unitari, - comportamenti
responsabili – ed “evangelicamente” oggettivi - spesso da tanti anziani
invocati prima dello statuto. Ciò ha contribuito crediamo, non in
maniera leggera, a preservare l’esperienza del RnS da forme degenerative
ed autodistruttive ben conosciute in altre parti del mondo. La Chiesa,
quando ci chiese di formulare lo Statuto, nel prendere in considerazione
la bontà dei frutti e della esperienza del RnS, ha voluto darci una
chiara promozione alla piena dignità ecclesiale per meglio rispondere
alla nostra vocazione storica ed ecclesiale. Don Dino parlava di
sacrificio… non so chi si è sacrificato di più se il RnS nel fotografare
e oggettivizzare i comportamenti già acquisiti negli anni, o il
consiglio Permanente della CEI, che ha accettato ed approvato uno
statuto che sancisce che si fa parte dell’associazione … chi ha ricevuto
la preghiera di effusione... Unicum giuridico credo nel campo del
Diritto Canonico…
Nel
contempo, ci ha chiesto sostanzialmente di ricondurre ad obiettività,
responsabilità, e chiarezza soprattutto la funzione pastorale ed
organizzativa nel RNS, e ciò proprio per garantire che la missione e la
profezia del RnS nella Chiesa e nel mondo, da forme personalistiche,
leaderistiche, soggettive, etc. etc.
In tale ottica lo statuto
approvato dalla CEI - da un punto di vista della vita di comunione - ha
precisato ciò che già il profilo teologico pastorale degli anni ottanta
aveva evidenziato in merito al ruolo profetico comunionale degli
organismi pastorali, già allora in netta antitesi a visioni
leaderistiche di stampo protestante da sempre circolate nel
rinnovamento, ma da sempre riconosciute inadeguate ed infondate alle
reali esigenze della vita dei gruppi e delle comunità. Occorre però
sempre vigilare affinché queste spinte di neoprotestantesimo carismatico
– vengano identificate e ben stigmatizzate all’interno del RnS.
La vita associativa,
vissuta nella potenza dello Spirito, ma anche garantita da comportamenti
oggettivi ed unitari – sanciti dallo statuto - ha amplificato ancora di
più tale dimensione profetico/comunionale, storicamente da sempre svolta
dai responsabili del RnS a tutti i livelli, pur in assenza di statuto.
– Nel ruolo profetico tale
amplificazione ha portato alla determinazione di linee guida comuni a
tutti il cammino. La portata di tali linee guida però non è derivante –
ribadiamo come ogni autorità nel RnS – da una imposizione ed
impostazione di stampo giuridico, ma legata all’autorevolezza
carismatica di chi è chiamato a dare indicazioni ed a presiedere in
virtù di un discernimento comunitario. Tale linee poi non nascono dal
pensiero ideologico di qualche fratello del RnS, ma dal discernimento
comunitario, collegiale, e concreto del CN, nato dalla esperienza
quotidiana e sofferta della vita nei gruppi e comunità del RnS di tutti
i giorni. Tale ruolo profetico ha trovato fin dal 1990 in modo stabile
una delle massime espressioni anche lo sforzo della ricerca di un
cammino unitario di formazione (ma i presupposti sono stati messi fin
dai primi incontri animatori degli anni ottanta alla Domus Pacis a
Roma). La formazione permanente unitaria, è stata e rimane certamente
una delle più importanti acquisizioni di Comunione in ordine alla vita
cosiddetta “Associativa”; ha aiutato a superare i particolarismi locali,
ed ha evitato, in modo definitivo il pericolo di una frammentazione
della esperienza del RNS in un cammino confederativo, determinando
invece il RNS come un particolare cammino di crescita e di conversione
permanente unitario.
– Dall’altro canto, la
formazione unitaria esprimendosi semplicemente su linee guida, pur
garantendo l’unità di indirizzo del cammino del RnS sulle esperienze e
dinamiche comuni a tutti i gruppi e comunità, non ha mai generato
l’uniformità delle scelte e la massificazione dei comportamenti. Le
linee guida sono state, e sono, una forma di sostegno, e di garanzia
dell’autenticità della esperienza carismatica vissuta, con una
definizione chiara della identità e della appartenenza al RnS. E’
verificabile,e d è sotto gli occhi di tutti, l’ampissima libertà di
manovra e di scelta dei cammini delle diverse realtà locali, dei cammini
specifici dei gruppi, delle programmazioni delle Regioni e
delle diocesi, della libertà di movimento e di sviluppo avuta in questi
anni dalle comunità all’interno del RnS, come mai in passato…
– Organi comunionali: una
delle funzioni preminenti, acquisite in questi anni da parte degli
organi pastorali a tutti i livelli, è stata la capacità di concepire la
propria funzione a servizio, non tanto degli aspetti organizzativi, ma
piuttosto a servizio della comunione ad intra tra gruppi e gruppi, tra
gruppi e comunità, tra RnS e realtà ecclesiali. Ad intra, nella
dimensione, del discernimento dei carismi, nell’avvio della
ministerialità, ad extra, nella capacità di stabile rapporti di
comunione tra gruppi e gruppi, tra rns e parrocchia, tra rns e realtà
ecclesiali.
In tale ottica diventa un
attacco altrettanto grave quanto quello della visione cosiddetta del
gran minestrone – alla vita comunionale, carismatica e fraterna, il
concepire la funzione pastorale nell’ottica del mero governo della
realtà carismatica, in senso conservativo, censorio, restrittivo.
L’autentica dimensione della pastoralità trova il suo momento più
qualificato nella promozione carismatica dei fratelli, nella propulsione
carismatica del gruppo e della Comunità, nella ricerca del buono e del
bello in ogni fratello e sorella che vogliono autenticamente effettuare
un cammino di Rinnovamento Nello Spirito Santo. Lo Spirito Santo non ha
bisogno di buoni organizzatori della vita associativa, ma di “educatori”
nel senso più profondo del termine - alla vita nello Spirito nella
dimensione carismatica e comunitaria. L’associazione è strumento di
comunione non fine della comunione.
LA VITA DI COMUNIONE
NEL RNS COME MOVIMENTO ECCLESIALE
La chiamata del Santo
Padre ad un ruolo profetico nella Chiesa e nel Mondo
• Il Santo Padre nella Vigilia di Pentecoste del 1998 ai movimenti e
comunità raccolte in Piazza San Pietro diceva testualmente “VOI QUI
PRESENTI SIETE LA PROVA TANGIBILE DI QUESTA EFFUSIONE DELLO SPIRITO.
OGNI MOVIMENTO DIFFERISCE L’UNO DALL’ALTRO MA TUTTI SONO UNITI NELLA
STESSA COMUNIONE E NELLA STESSA MISSIONE….LA CHIESA SI ASPETTA DA VOI
FRUTTI MATURI DI COMUNIONE E DI IMPEGNO";
E SE BEN RICORDO IN QUELLA
PIAZZA IL RINNOVAMENTO ERA RAPPRESENTATO IN MODO AUTOREVOLE E
PARTICOLAREGGIATO A LIVELLO MONDIALE.
• Non possiamo più
indugiare a questo appello alla responsabilità ed alla maturità
rivoltoci dal Santo Padre, lo stesso Santo Padre ci ha profeticamente
indicato il ruolo del RnS nella storia e impegnati in modo “questo
impegna i gruppi e le comunità del Rinnovamento Nello Spirito Santo ad
essere sempre più luoghi significativi di fraternità e di amore, di
pazienza e di accoglienza reciproca”…tale prospettiva non è
semplicemente legata ad una sorta di benessere cenacolare dei gruppi del
RnS. La dimensione comunitaria e comunionale è una dimensione
missionaria – come da sempre nella storia della Chiesa – la diffusione
della cultura della Pentecoste non è la diffusione dello studio
teologico delle dinamicità dello Spirito…cultura di pentecoste… è
fecondare la civiltà dell’amore come ci richiama il Santo Padre…ma la
civiltà dell’amore nasce da comunità che vivono l’amore e che siano
segno autentico dell’unità….la vita ministeriale e carismatica non può
esaurirsi nella prospettiva della vita del gruppo di preghiera e delle
strutture interne l’associazione
• le sfide all’interno del
movimento: la sfida della comunione all’interno del movimento è di
carattere prevalentemente missionario….questo comporta il non
identificare la vita carismatica e ministeriale in modo
restrittivo…l’opera dello Spirito deve andare ben oltre le attività e la
vita del piccolo cenacolo di preghiera, essa interpella la storia e la
chiesa, ecco allora gli ambiti ministeriali, che nascendo dalla
esperienza pentecostale dello Spirito, trovando un luogo di verifica,
discernimento, formazione, e maturazione nell’ambito della vita
associativa, devono trovare però uno sbocco umile ma fecondo nella
chiesa e nel mondo.. ecco allora che ad il Ministero della Musica e del
Canto non ha una incidenza meramente interna, la nascita di scuole di
evangelizzazione, di progetti di evangelizzazione, i trovano una
verifica di autenticità e di crescita in ambito ecclesiale – animazione
liturgica, pastorale, cultuale…(roveto ardente – santuari mariani) e
civile…ambito famiglie, giovani, impegno sociale, mass media…ecco allora
la nascita di missioni e progetti, che non impegnano soltanto i singoli
che li portano avanti ma anche e soprattutto tutto il movimento che pur
non portando ogni singolo aderente ad assumere. Capite che tale
prospettiva va intesa anche nell’avviato cammino di maggiore fraternità
e conoscenza con le altre esperienza carismatiche storiche, e
riconosciute dalle Chiese locali, cammino avviato per nostra iniziativa
dal 1999. Cammino responsabilmente affidatoci dalla Cei in modo
sostanziale e formale.
• La Comunione è la sfida
principale nella Chiesa del Terzo Millennio: Fare della Chiesa la casa e
la scuola della Comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel
terzo millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio
e rispondere anche alle attese profonde del mondo (NMI 43);
Bisogna collaborare con
Giovanni Paolo II e con la Chiesa tutta, in ogni sua componente perché
il mondo divenga “una grande città dello Spirito” : questa è la sola
vera globalizzazione che i carismatici devono fortemente desiderare.
Abbiamo visto nuovi orizzonti aprirsi per il RnS in Italia, abbiamo fede
in Dio che nuove sfide, nuovi progetti e nuovi fronti di impegno ne
caratterizzeranno il cammino futuro.Sentiamoci pronti a rispondere con
slancio e disponibilità, fiduciosi che le grazie dello Spirito
abbonderanno. Giovanni Paolo II ci ha aperto la strada, varchiamo con
speranza la porta del nostro giubilo, Gesù Cristo e non stanchiamoci di
ripetere come figli della Pasqua, testimoni della vita nuova nello
Spirito che Gesù è veramente risorto.
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