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XXVII Conferenza Nazionale Animatori

”La vita di comunione nei gruppi e le comunità nel Rinnovamento”

 

Intervento di Mario Landi, membro del CNS - Domenica 7 dicembre ore 17:30

 

Clicca per ingrandire...L’effusione dello Spirito Santo carismatica ed extrasacramentale costituisce senza dubbio l’esperienza generante la grazia del Rinnovamento nello Spirito nella Chiesa e nel mondo, esperienza personale ed individuale di ogni fratello che intende farne parte. L’effusione non genera però dei semplici Battezzati nello Spirito, perché come dice Paolo nella lettera ai Corinti “siamo stati Battezzati in un solo Spirito Per formare un solo corpo”.

Pertanto è estremamente riduttivo pensare che l’esperienza del RnS dia vita – genericamente e semplicemente - a milioni di individui battezzati a vita nuova pronti a testimoniare Cristo in modo anonimo ed individualista. Storicamente, è davanti gli occhi di tutti che lo SPIRITO SANTO ha dato vita anche ad una esperienza vissuta in un corpo, che pur se diversificato carismaticamente è chiamato ad una specifica missione ecclesiale e sociale.

Tale vocazione univoca e specificamente riservata ai fratelli ed alle sorelle che hanno fatto l’esperienza della preghiera di effusione, fin dalle origini del Rinnovamento è stata sempre sottolineata nel discernimento dei Papi che hanno conosciuto il Rinnovamento Carismatico, che pur sottolineando la diversità di espressione e di realizzazione del Rinnovamento nella Chiesa e nel mondo, hanno nel contempo sempre identificato ed accomunato in una unica missione e vocazione i fratelli e le sorelle generati da tale vocazione.

E’ paradossale, che sia a volte anche teorizzato una visione del Rinnovamento Carismatico come una sorta di gran minestrone, dove ministeri, comunità, gruppi, servizi, corsi, progetti, convegni, iniziative….vivano tutte staccate tra di loro, senza alcun legame fraterno, organizzativo, di discepolato, di trasmissione della fede…dal quale emerge un Rinnovamento Carismatico, quasi capriccio dello Spirito che realizza vocazioni, missioni, opere, in modo disarticolato e disunite. E’ con preoccupazione che verifichiamo la teorizzazione di un tale Rinnovamento, e la dove è stato concepito in questi termini, ha determinato spesso, l’incapacità di incarnarsi nella storia e nella Chiesa, generando esperienze sovente in antitesi l’una con l’altra, spesso ancora senza una visione chiara sia del corpo da servire, e sia del corpo da edificare.

Tale ottica – per così dire di un Rinnovamento – gran minestrone – ha ridotto la comune esperienza Spirituale alla poco edificante coincidenza del rinnovamento carismatico con le proprie iniziative, con le proprie esperienze, con una assolutizzazione di carismi, e vocazioni particolari. In tale prospettiva, si è ridotto spesso il Rinnovamento Carismatico alla presenza di qualche personaggio carismatico a qualche ritiro e/o convengno, o peggio ancora il Rinnovamento Carismatico alla propria persona e/o comunità.

Clicca per ingrandire...La vita carismatica, però ha senso e significato soltanto nella dimensione della vita fraterna e comunitaria, come ci insegna la parola di Dio e come sottolinea il Concilio. I Carismi sono donati ai singoli per edificare il corpo, essi possono distinguere per unzioni e funzioni, ma non dividono la vita fraterna ed in modo centrifugo la Chiesa e credo tanto meno il Rinnovamento.

Anzi, l’autenticità della esperienza dell’effusione dello Spirito Santo, oltre che nella ritrovata dimensione battesimale del singolo individuo si caratterizza concretamente nella esperienza vitale della vita carismatica. Tale riscoperta si rivela autenticamente nelle modalità comunionali di verifica nella vita comunitaria ed ecclesiale, sia in termini di discernimento, ma anche in termini di immediata applicazione.

Dove inizialmente si riscoprono e si esercitano i carismi se non nel gruppo? (fosse quest’ultimo semplicemente un gruppo di preghiera, una comunità di alleanza, o ancor più una comunità di vita). La vocazione alla vita carismatica è primariamente vocazione alla vita fraterna, ecclesiale, comunionale: a ciascuno è data una manifestazione per il bene comune.

La dimensione carismatica molto probabilmente si è spenta in molte realtà per una mancanza di visione unitaria e di trasmissione di un deposito di esperienza e di fede…con la paura di crescere nella dimensione comunionale ed unitaria abbiamo concretamente mortificato l’esperienza carismatica che non ha trovato spesso un corpo in grado di accogliere e custodire i doni carismatici, donati per la crescita del corpo e non per l’affermazione di qualche persona.

La vita dei gruppi ha sempre sotteso la vita fraterna, l’impegno alla koinonia, il servizio carismatico e ministeriale alla Chiesa locale e particolare, senza identificare la Spiritualità carismatica come fine del cammino, ma come mezzo di evangelizzazione e di riscoperta della grazia battesimale.

Da questo punto di vista, storicamente, da sempre il RnS Italiano si è caratterizzato per la capacità di maggiore coesione ed unità tra gruppi, comunità, ministeri, fin dai primi anni,pur quando si ci identificava semplicemente nella dimensione della corrente di grazia. Il RnS ha sempre concepito la sua missione ecclesiale e storica in modo molto unitario. Tale sensibilità e capacità ha determinato fin dall’inizio il modo nel quale in maniera sempre più oggettiva si è arrivati alla scelta ed alla composizione degli organi pastorali, che pur senza prescindere dalle diverse esperienze, storie, e dinamiche particolari dello Spirito, ha determinato nell’arco di tre decenni, la maturazione del discernimento comunitario, con una pastoralità sempre più collegiale nel tempo, e la ricerca comune di una uniformità di comportamenti e delle modalità decisionali.

 

LA VITA DI COMUNIONE NEL RNS INTESO COME ASSOCIAZIONE

 

Clicca per ingrandire...La vita “cosiddetta” associativa è diventato uno dei luoghi di verifica dell’autenticità della vita di Comunione sottesa alla esperienza dell’effusione dello Spirito. Anche qui abbiamo assistito ad una benefica oggettivizzazione della adesione e della appartenenza al RNS.

E qui occorre sfatare un mito negativo circa la portata anticarismatica ed Istituzionalizzante - secondo il parere di alcuni - in ordine alla necessità di una vita associativa, di uno statuto, e di strutture regolate da comportamenti oggettivi e norme, salvo poi che chi afferma tali cose spesso è alla ricerca ossessiva di riconoscimenti di sigle di statuti e norme che diano significato alla propria esperienza particolare…… Ad oggi, la forma associativa, per grazia di Dio, e consentitemi, per grande senso di responsabilità e di maturità a tutti i livelli, non solo non ha determinato la morte della vita nello Spirito, ma ha rafforzato in maniera evidente l’appartenenza dei fratelli alla vita del RnS, senza ambiguità. Sottolineiamo che l’appartenenza – così come sancita anche dallo statuto - rimane e rimarrà sempre un fatto vitale ed esperienziale, legata alla esperienza dell’effusione dello Spirito, e mai riconducibile ad una tessera o ad un pezzo di carta.

Nel contempo però questa adesione vitale e nello Spirito ha trovato nello statuto una chiamata alla responsabilità di comportamenti unitari, - comportamenti responsabili – ed “evangelicamente” oggettivi - spesso da tanti anziani invocati prima dello statuto. Ciò ha contribuito crediamo, non in maniera leggera, a preservare l’esperienza del RnS da forme degenerative ed autodistruttive ben conosciute in altre parti del mondo. La Chiesa, quando ci chiese di formulare lo Statuto, nel prendere in considerazione la bontà dei frutti e della esperienza del RnS, ha voluto darci una chiara promozione alla piena dignità ecclesiale per meglio rispondere alla nostra vocazione storica ed ecclesiale. Don Dino parlava di sacrificio… non so chi si è sacrificato di più se il RnS nel fotografare e oggettivizzare i comportamenti già acquisiti negli anni, o il consiglio Permanente della CEI, che ha accettato ed approvato uno statuto che sancisce che si fa parte dell’associazione … chi ha ricevuto la preghiera di effusione... Unicum giuridico credo nel campo del Diritto Canonico…

Clicca per ingrandire...Nel contempo, ci ha chiesto sostanzialmente di ricondurre ad obiettività, responsabilità, e chiarezza soprattutto la funzione pastorale ed organizzativa nel RNS, e ciò proprio per garantire che la missione e la profezia del RnS nella Chiesa e nel mondo, da forme personalistiche, leaderistiche, soggettive, etc. etc.

In tale ottica lo statuto approvato dalla CEI - da un punto di vista della vita di comunione - ha precisato ciò che già il profilo teologico pastorale degli anni ottanta aveva evidenziato in merito al ruolo profetico comunionale degli organismi pastorali, già allora in netta antitesi a visioni leaderistiche di stampo protestante da sempre circolate nel rinnovamento, ma da sempre riconosciute inadeguate ed infondate alle reali esigenze della vita dei gruppi e delle comunità. Occorre però sempre vigilare affinché queste spinte di neoprotestantesimo carismatico – vengano identificate e ben stigmatizzate all’interno del RnS.

La vita associativa, vissuta nella potenza dello Spirito, ma anche garantita da comportamenti oggettivi ed unitari – sanciti dallo statuto - ha amplificato ancora di più tale dimensione profetico/comunionale, storicamente da sempre svolta dai responsabili del RnS a tutti i livelli, pur in assenza di statuto.

– Nel ruolo profetico tale amplificazione ha portato alla determinazione di linee guida comuni a tutti il cammino. La portata di tali linee guida però non è derivante – ribadiamo come ogni autorità nel RnS – da una imposizione ed impostazione di stampo giuridico, ma legata all’autorevolezza carismatica di chi è chiamato a dare indicazioni ed a presiedere in virtù di un discernimento comunitario. Tale linee poi non nascono dal pensiero ideologico di qualche fratello del RnS, ma dal discernimento comunitario, collegiale, e concreto del CN, nato dalla esperienza quotidiana e sofferta della vita nei gruppi e comunità del RnS di tutti i giorni. Tale ruolo profetico ha trovato fin dal 1990 in modo stabile una delle massime espressioni anche lo sforzo della ricerca di un cammino unitario di formazione (ma i presupposti sono stati messi fin dai primi incontri animatori degli anni ottanta alla Domus Pacis a Roma). La formazione permanente unitaria, è stata e rimane certamente una delle più importanti acquisizioni di Comunione in ordine alla vita cosiddetta “Associativa”; ha aiutato a superare i particolarismi locali, ed ha evitato, in modo definitivo il pericolo di una frammentazione della esperienza del RNS in un cammino confederativo, determinando invece il RNS come un particolare cammino di crescita e di conversione permanente unitario.

– Dall’altro canto, la formazione unitaria esprimendosi semplicemente su linee guida, pur garantendo l’unità di indirizzo del cammino del RnS sulle esperienze e dinamiche comuni a tutti i gruppi e comunità, non ha mai generato l’uniformità delle scelte e la massificazione dei comportamenti. Le linee guida sono state, e sono, una forma di sostegno, e di garanzia dell’autenticità della esperienza carismatica vissuta, con una definizione chiara della identità e della appartenenza al RnS. E’ verificabile,e d è sotto gli occhi di tutti, l’ampissima libertà di manovra e di scelta dei cammini delle diverse realtà locali, dei cammini specifici dei gruppi, delle programmazioni delle Regioni eClicca per ingrandire... delle diocesi, della libertà di movimento e di sviluppo avuta in questi anni dalle comunità all’interno del RnS, come mai in passato…

– Organi comunionali: una delle funzioni preminenti, acquisite in questi anni da parte degli organi pastorali a tutti i livelli, è stata la capacità di concepire la propria funzione a servizio, non tanto degli aspetti organizzativi, ma piuttosto a servizio della comunione ad intra tra gruppi e gruppi, tra gruppi e comunità, tra RnS e realtà ecclesiali. Ad intra, nella dimensione, del discernimento dei carismi, nell’avvio della ministerialità, ad extra, nella capacità di stabile rapporti di comunione tra gruppi e gruppi, tra rns e parrocchia, tra rns e realtà ecclesiali.

In tale ottica diventa un attacco altrettanto grave quanto quello della visione cosiddetta del gran minestrone – alla vita comunionale, carismatica e fraterna, il concepire la funzione pastorale nell’ottica del mero governo della realtà carismatica, in senso conservativo, censorio, restrittivo. L’autentica dimensione della pastoralità trova il suo momento più qualificato nella promozione carismatica dei fratelli, nella propulsione carismatica del gruppo e della Comunità, nella ricerca del buono e del bello in ogni fratello e sorella che vogliono autenticamente effettuare un cammino di Rinnovamento Nello Spirito Santo. Lo Spirito Santo non ha bisogno di buoni organizzatori della vita associativa, ma di “educatori” nel senso più profondo del termine - alla vita nello Spirito nella dimensione carismatica e comunitaria. L’associazione è strumento di comunione non fine della comunione.

 

LA VITA DI COMUNIONE NEL RNS COME MOVIMENTO ECCLESIALE

 

La chiamata del Santo Padre ad un ruolo profetico nella Chiesa e nel Mondo
• Il Santo Padre nella Vigilia di Pentecoste del 1998 ai movimenti e comunità raccolte in Piazza San Pietro diceva testualmente “VOI QUI PRESENTI SIETE LA PROVA TANGIBILE DI QUESTA EFFUSIONE DELLO SPIRITO. OGNI MOVIMENTO DIFFERISCE L’UNO DALL’ALTRO MA TUTTI SONO UNITI NELLA STESSA COMUNIONE E NELLA STESSA MISSIONE….LA CHIESA SI ASPETTA DA VOI FRUTTI MATURI DI COMUNIONE E DI IMPEGNO";

 

E SE BEN RICORDO IN QUELLA PIAZZA IL RINNOVAMENTO ERA RAPPRESENTATO IN MODO AUTOREVOLE E PARTICOLAREGGIATO A LIVELLO MONDIALE.

 

• Non possiamo più indugiare a questo appello alla responsabilità ed alla maturità rivoltoci dal Santo Padre, lo stesso Santo Padre ci ha profeticamente indicato il ruolo del RnS nella storia e impegnati in modo “questo impegna i gruppi e le comunità del Rinnovamento Nello Spirito Santo ad essere sempre più luoghi significativi di fraternità e di amore, di pazienza e di accoglienza reciproca”…tale prospettiva non è semplicemente legata ad una sorta di benessere cenacolare dei gruppi del RnS. La dimensione comunitaria e comunionale è una dimensione missionaria – come da sempre nella storia della Chiesa – la diffusione della cultura della Pentecoste non è la diffusione dello studio teologico delle dinamicità dello Spirito…cultura di pentecoste… è fecondare la civiltà dell’amore come ci richiama il Santo Padre…ma la civiltà dell’amore nasce da comunità che vivono l’amore e che siano segno autentico dell’unità….la vita ministeriale e carismatica non può esaurirsi nella prospettiva della vita del gruppo di preghiera e delle strutture interne l’associazione

• le sfide all’interno del movimento: la sfida della comunione all’interno del movimento è di carattere prevalentemente missionario….questo comporta il non identificare la vita carismatica e ministeriale in modo restrittivo…l’opera dello Spirito deve andare ben oltre le attività e la vita del piccolo cenacolo di preghiera, essa interpella la storia e la chiesa, ecco allora gli ambiti ministeriali, che nascendo dalla esperienza pentecostale dello Spirito, trovando un luogo di verifica, discernimento, formazione, e maturazione nell’ambito della vita associativa, devono trovare però uno sbocco umile ma fecondo nella chiesa e nel mondo.. ecco allora che ad il Ministero della Musica e del Canto non ha una incidenza meramente interna, la nascita di scuole di evangelizzazione, di progetti di evangelizzazione, i trovano una verifica di autenticità e di crescita in ambito ecclesiale – animazione liturgica, pastorale, cultuale…(roveto ardente – santuari mariani) e civile…ambito famiglie, giovani, impegno sociale, mass media…ecco allora la nascita di missioni e progetti, che non impegnano soltanto i singoli che li portano avanti ma anche e soprattutto tutto il movimento che pur non portando ogni singolo aderente ad assumere. Capite che tale prospettiva va intesa anche nell’avviato cammino di maggiore fraternità e conoscenza con le altre esperienza carismatiche storiche, e riconosciute dalle Chiese locali, cammino avviato per nostra iniziativa dal 1999. Cammino responsabilmente affidatoci dalla Cei in modo sostanziale e formale.

• La Comunione è la sfida principale nella Chiesa del Terzo Millennio: Fare della Chiesa la casa e la scuola della Comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel terzo millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo (NMI 43);

 

Bisogna collaborare con Giovanni Paolo II e con la Chiesa tutta, in ogni sua componente perché il mondo divenga “una grande città dello Spirito” : questa è la sola vera globalizzazione che i carismatici devono fortemente desiderare. Abbiamo visto nuovi orizzonti aprirsi per il RnS in Italia, abbiamo fede in Dio che nuove sfide, nuovi progetti e nuovi fronti di impegno ne caratterizzeranno il cammino futuro.Sentiamoci pronti a rispondere con slancio e disponibilità, fiduciosi che le grazie dello Spirito abbonderanno. Giovanni Paolo II ci ha aperto la strada, varchiamo con speranza la porta del nostro giubilo, Gesù Cristo e non stanchiamoci di ripetere come figli della Pasqua, testimoni della vita nuova nello Spirito che Gesù è veramente risorto.

 


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