Un
intervento forte e allo stesso tempo di grande affetto per tutti gli
animatori quello conclusivo del Coordinatore nazionale.
Per prima cosa ha esortato
i presenti a impegnarsi nella fatica per il Regno, quella che produce
gioie eterne, in cui noi diminuiamo e Dio cresce. Fatica necessaria per
«certificare che la testimonianza di Gesù, la vita di Gesù, la sua
salvezza a la fatica di Dio nella nostra vita non sono state vana». In
ogni nostra fatica, in ogni carisma espresso, la prima cosa però è la
carità. Faticare nell’amore, cosi che «la stanchezza non sia un peso per
te». Martinez ha ancora esortato gli animatori a «combattere per la
fede, “che vi è stata trasmessa una volta per tutte” 0187 (Gd 3),
altrimenti tutte le fatiche sono inutili», senza mai dimenticare che «il
Signore avanza, combatte al vostro fianco, non abbiate paura. Il RnS è
il popolo del combattimento spirituale e noi dobbiamo insegnare nei
nostri gruppi a lottare in favore di Dio, e non contro Dio. Attenti a
quella umanità che lotta contro il vangelo della salvezza». Anche il RnS
può rischiare di diventare “sfollagente”, attenti a non combattere «i
fratelli che Gesù ci ha consegnato avendo vinto la battaglia dell’inimnicizia
con la sua croce». Chiudendo questa introduzione, ha benedetto tutti i
fratelli del RnS che sopportano dolori e sofferenze gettati nelle
braccia di Dio, perché si fanno calamite di Dio.
Ha poi chiesto agli
animatori: «Che cosa vogliamo portare a casa da questo Rimini?» La
consegna di questo triennio con tre parole d’ordine che racchiudono le
tre Virtù teologali, altrimenti tutto diventa vano:
- santità, che vuol dire
trasmettere la fede;
- profezia, che vuol dire
dare speranza al mondo;
- comunione, che vuol dire
vivere l’amore, la carità nella Chiesa.
Soffermandosi sul primo
punto, la fede, ha sottolineato la necessità di «crescere nella
preghiera per poter ricevere dal Signore e dallo Spirito. C’è solo un
virus per la fede: il peccato». La fede in Gesù non è una teoria, ma una
forza che agisce, capace di cambiare
la vita.
Riguardo alla profezia,
che è speranza, compito del RnS è quello di «far vedere e sentire che ci
siamo, che siamo lievito di Dio che fermenta la pasta, che siamo luce e
sale. Ma di che? Della speranza: il Signore verrà, il Signore farà… Il
profeta è un appassionato di Dio: amico di Dio, sentinella e messaggero.
Infine, la comunione:
all’interno del vero popolo di Dio non vi deve essere più lotta per la
rivendicazione dei propri diritti, dobbiamo amare, nel nome di Dio
accettare anche l’ingiustizia… Noi viviamo un Dio – ha aggiunto – in cui
la misericordia annulla, in pratica, il potere; un Dio che non solo
perdona, ma che scusa gli uomini perché possano tornare a lui senza
sentirsi troppo umiliati. L’amore moltiplica l’unità. E la strategia
giusta è rispondere alle provocazioni con l’amore, perché Dio è amore».
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