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XXVII Conferenza Nazionale Animatori

L'indirizzo spirituale di Mons. Dino Foglio

 

Clicca per ingrandire...Carissimi,

nella felice ricorrenza di due figure singolari della storia della salvezza, offerte dalla liturgia di questi giorni, la prima quella di Giovanni Battista che prepara le vie del Signore, la seconda quella di Maria che, nella sua integrità verginale, come madre realizza l’attesa dei secoli, sostiamo brevemente sulla fisionomia spirituale di ciascuno di noi “unti” dal Signore quali pastori del gregge da Lui affidato, bontà Sua, alla nostra responsabilità.

Mio compito è quello di richiamare a tutti noi la fisionomia ideale dell’animatore, particolarmente sotto il profilo spirituale: aspetto fondamentale e condizione indispensabile per essere guide profetiche del Rinnovamento nello Spirito, identità questa spesso sottovalutata o addirittura poco vissuta.

Anzitutto alcune considerazioni preliminari:

1. siamo stati chiamati gratuitamente, a questa responsabilità, perché “amati” e “prediletti” per essere “lampade sul candelabro” che rischiarino il cammino dei fratelli di cui siamo responsabili;

2. siamo stati chiamati a dare, non con tristezza, non per forza, ma nella “gioia”, da veri innamorati di Lui, il nostro umile ma prezioso servizio, soprattutto consapevoli che “senza di Lui non possiamo fare nulla”;

3. siamo stati scelti dal Maestro ad “andare e a portare frutto e perché il Clicca per ingrandire...frutto rimanga”, nonostante la nostra povertà, sulla scia dei grandi apostoli e profeti quali annunciatori della Parola e collaboratori del Suo Regno.

Poste queste premesse, chiediamoci quale sia la nostra vita profetica di animatori, realizzata prima di noi dal Battista e dagli apostoli, e quali le caratteristiche fondamentali che riguardano la nostra fisionomia spirituale. Ne citiamo le due principali. La prima è:

A) la radicalità, alla luce di quello che vediamo intorno a noi, delle meraviglie che lo Spirito compie nei nostri fratelli, rispettosi dell’opera di Dio e dei suoi tempi, che ci fa più preoccupati di seminare che di raccogliere, sempre più compresi del nostro servizio sincero e instancabile.

Anzitutto una radicalità:

a) nei confronti della nostra santità personale. Non dimentichiamolo: la nostra disponibilità, anche con tutte le nostre forze e creatività, è in proporzione della nostra santità di vita. Santità, uguale per tutti: sacerdoti, religiosi e laici. La santità del “terribile quotidiano”, ovunque e in qualunque circostanza, come ci dirà Paolo nella lettera ai Romani (n.12) “non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto.”

Santità sostenuta e irrobustita dalla fedeltà alla preghiera personale quotidiana, sia spontanea che liturgica, e non solo di gruppo, e da un robusto e ordinato programma di vita, nel debellare dal nostro cammino ogni debolezza e fragilità, ogni compromesso col peccato e con abitudini negative alla vita dello Spirito. Inoltre nella ricerca e realizzazione di virtù qualificate e indispensabili al nostro servizio ai fratelli, quali la pazienza, la fiducia, la bontà, la benevolenza, l’accoglienza, la compassione, e altre ancora. Accanto al cammino di formazione carismatica, pastorale e ministeriale e alle norme dello Statuto e del Regolamento, non può mancare la costante crescita spirituale legata alla frequenza ai sacramenti, alla devozione a Maria, madre e regina del Rinnovamento e, possibilmente, alla partecipazione all’Eucaristia quotidiana, e all’augurabile consiglio profetico e indispensabile di un qualificato Direttore spirituale, nonché a una costante lettura-preghiera della Parola di Dio.

b) Radicalità nella vita quotidiana animata da austerità, nel comportamento personale, evitando tassativamente ogni tipo di doppia vita; radicalità nell’uso dei mass-media, sacrificando e sciupando tempo prezioso davanti alla “maga televisione” e alla libera navigazione in “internet”, e per i giovani, ai luoghi “frivoli e illeciti” di divertimento dove normalmente non emergono richiami costruttivi e momenti di svago sereno e amicale. Radicalità nella moda, nel cibo, nelle amicizie, in atteggiamenti ambigui e compromettenti e altro ancora che il mondo ci offre nelle forme più svariate e contrastanti la vita dello Spirito.

Clicca per ingrandire...c) Radicalità nel consegnare allo Spirito l’ordito della nostra vita, nel rinunciare alle nostre sicurezze, profondamente liberi, perché guidati da modalità “non strutturate”, assicurando un robusto stile di vita caratterizzato da equilibrio, da sobrietà, quale biglietto da visita per la nostra azione apostolica.
Azione contrassegnata da franchezza e santa audacia, nell’annuncio e nella testimonianza, nella correzione fraterna e nel camminare davanti al gregge, nell’affrontare qualsiasi difficoltà e incomprensioni, facendoci “giudei con i giudei, greci con i greci, barbari con i barbari”; non scandalizzandoci dei peccatori, ma comprendendo senza giudicare i loro peccati; forti, comprensivi e aperti ai tempi di Dio e delle anime, memori che c’è chi semina e chi raccoglie; desiderosi più di dare che di ricevere, santamente imperturbabili o come dirà S.Ignazio “santamente indifferenti”, sicuri che “tutto concorre al bene di coloro che amano il Signore”, sempre memori, come dirà Paolo, “a chi abbiamo creduto”.

E ora una seconda caratteristica non meno importante. Non basta questa radicalità, ma è necessaria:

B) una forte volontà di servizio improntato a sincera umiltà, nella convinzione di essere “servi inutili”, veri amici di Gesù, costruttori sinceri di comunione, disposti, alla Sua sequela e a dar la vita per i fratelli.

Animatori santamente ottimisti, portatori di gioia e di speranza, animati da spirito creativo per ogni necessità spirituale e materiale delle anime, soprattutto più bisognose e sofferenti, “lavando loro i piedi” sull’esempio di Gesù.

Il tutto con la decisione, sotto il soffio dello Spirito:

a) mettere a morte i nostri peccati personali: quali gli arrivismi, la bramosia di carriera, di successo, di riconoscimenti umani, con l’orgoglio di essere potenti, di avere in mano il bastone del comando; nonché gelosie, malumori e risentimenti, molte volte molto puerili. Decisi:

b) ridare vita ai desideri dello Spirito: quali i carismi ricevuti, le qualità, le attitudini, l’entusiasmo, l’emulazione, la carità, il desiderio di santità, la capacità di ascolto, la forte fede in Dio fondata nella speranza dei suoi disegni, alla luce della conoscenza dei segni dei tempi, per diventare profeti del presente momento storico in cui siamo chiamati a vivere e operare. Non dimentichiamo che questo può avvenire se avremo fatto un’esperienza diretta e personale di Gesù: esperienza che diventa una “santa avventura”, anche se dovessimo registrare ferite e piaghe che reclamano una guarigione interiore, per ritornare ad essere “sorgenti zampillanti”. Saremo profeti se realizzeremo un rapporto intimo e filiale con Gesù sempre più conosciuto e “amato fino alla follia” per cogliere i suoi messaggi preziosi e ripetere con Giovanni (cf. 1, ss):
“quello che abbiamo udito, ciò che abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che abbiamo contemplato, e ciò che le nostre mani hanno toccato, noi lo annunciamo a voi, perché voi siate in comunione con noi”, oppure, con Pietro e Giovanni, davanti al Sinedrio (At 4,20) “non possiamo tacere quello che abbiamo visto ed ascoltato”.

Fratelli, vogliamo fare questa esperienza di Gesù, in un incontro vivo, ad occhi aperti, cuore a cuore con Lui, sostando a lungo davanti al Roveto ardente, che ci assicuri, come dirà S.Tommaso “una nuova effusione, ogni volta che ci chiamerà a un nuovo servizio e a una efficace missione apostolica”.

• Fratello, sorella: è freddo il tuo cuore, e il tuo agire? “Avvicinati a Lui: Gesù è un fuoco ardente!” Ti riscalderà!

• Sei impuro? “Avvicinati alla trasparenza del più bello tra i figli degli uomini”. Ritornerai nella gioia e trasparenza di vita.

• Sei scoraggiato? “Sali sul monte, come Mosè, levati i calzari, alza le tue mani stanche verso di Lui e grida: “Javhè, Abbà, Adonai, Gesù di Nazareth!” e tutto cambierà.

• Sei triste? Soffri di complessi di inferiorità? “Sii triste, ma secondo Gesù” ci dirà Paolo. - Come i discepoli di Emmaus. -Come gli apostoli nel periodo di Pasqua a Pentecoste! Sentirai la voce di Gesù: “Shalom! Sono io!”. Rifugiati nel Suo cuore, abbandonati a Lui, alla Sua potenza, al Suo amore, coltivando una dolce nostalgia di Lui. In questo modo la tua vita cambierà e:

* da semplice “giornalista” diventerai un forte “testimone”, “in Giudea, in Samaria, fino agli ultimi confini della terra;

* sarai “Gesù” per te stesso, cercando solo e sempre la Sua volontà, sarai “Gesù” per gli altri, per i fratelli che incontrerai e rimarranno stimolati dal tuo esempio;
* parlerai con Gesù, per realizzare un forte cammino di santità e una toccante e ricca missione apostolica;

* parlerai di Gesù, con la Parola, con la tua vita, conquistando a Lui nuovi apostoli, guidato da una strategia nuova! E sarai felice, perché il tuo cuore sarà traboccante di gioia, la realtà del Rinnovamento che tu servirai, vedrà frutti preziosi e abbondanti. E la Chiesa tutta diverrà il tuo nuovo monte Sion dove con Lui stabilirai la tua dimora (Sal 74,2). Contemplerai il Suo volto come Mosè, ti ammalerai di Lui, e non guarirai più. Alleluia!

 


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