Carissimi,
nella felice ricorrenza di due figure singolari della storia della
salvezza, offerte dalla liturgia di questi giorni, la prima quella di
Giovanni Battista che prepara le vie del Signore, la seconda quella di
Maria che, nella sua integrità verginale, come madre realizza l’attesa
dei secoli, sostiamo brevemente sulla fisionomia spirituale di ciascuno
di noi “unti” dal Signore quali pastori del gregge da Lui affidato,
bontà Sua, alla nostra responsabilità.
Mio
compito è quello di richiamare a tutti noi la fisionomia
ideale dell’animatore, particolarmente sotto il
profilo spirituale: aspetto fondamentale e condizione indispensabile per
essere guide profetiche del Rinnovamento nello Spirito, identità questa
spesso sottovalutata o addirittura poco vissuta.
Anzitutto alcune considerazioni preliminari:
1.
siamo stati chiamati gratuitamente, a questa responsabilità, perché
“amati” e “prediletti” per essere “lampade sul candelabro” che
rischiarino il cammino dei fratelli di cui siamo responsabili;
2.
siamo stati chiamati a dare, non con tristezza, non per forza, ma nella
“gioia”, da veri innamorati di Lui, il nostro umile ma prezioso
servizio, soprattutto consapevoli che “senza di Lui non possiamo fare
nulla”;
3.
siamo stati scelti dal Maestro ad “andare e a portare frutto e perché il
frutto
rimanga”, nonostante la nostra povertà, sulla scia dei grandi apostoli e
profeti quali annunciatori della Parola e collaboratori del Suo Regno.
Poste queste premesse, chiediamoci quale sia la nostra vita profetica di
animatori, realizzata prima di noi dal Battista e dagli apostoli, e
quali le caratteristiche fondamentali che riguardano la nostra
fisionomia spirituale. Ne citiamo le due principali. La prima è:
A)
la radicalità, alla luce di quello che vediamo intorno a noi, delle
meraviglie che lo Spirito compie nei nostri fratelli, rispettosi
dell’opera di Dio e dei suoi tempi, che ci fa più preoccupati di
seminare che di raccogliere, sempre più compresi del nostro servizio
sincero e instancabile.
Anzitutto una radicalità:
a)
nei confronti della nostra santità personale. Non dimentichiamolo: la
nostra disponibilità, anche con tutte le nostre forze e creatività, è in
proporzione della nostra santità di vita. Santità, uguale per tutti:
sacerdoti, religiosi e laici. La santità del “terribile quotidiano”,
ovunque e in qualunque circostanza, come ci dirà Paolo nella lettera ai
Romani (n.12) “non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma
trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la
volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto.”
Santità sostenuta e
irrobustita dalla fedeltà alla preghiera personale quotidiana, sia
spontanea che liturgica, e non solo di gruppo, e da un robusto e
ordinato programma di vita, nel debellare dal nostro cammino ogni
debolezza e fragilità, ogni compromesso col peccato e con abitudini
negative alla vita dello Spirito. Inoltre nella ricerca e realizzazione
di virtù qualificate e indispensabili al nostro servizio ai fratelli,
quali la pazienza, la fiducia, la bontà, la benevolenza, l’accoglienza,
la compassione, e altre ancora. Accanto al cammino di formazione
carismatica, pastorale e ministeriale e alle norme dello Statuto e del
Regolamento, non può mancare la costante crescita spirituale legata alla
frequenza ai sacramenti, alla devozione a Maria, madre e regina del
Rinnovamento e, possibilmente, alla partecipazione all’Eucaristia
quotidiana, e all’augurabile consiglio profetico e indispensabile di un
qualificato Direttore spirituale, nonché a una costante
lettura-preghiera della Parola di Dio.
b) Radicalità nella vita
quotidiana animata da austerità, nel comportamento personale, evitando
tassativamente ogni tipo di doppia vita; radicalità nell’uso dei
mass-media, sacrificando e sciupando tempo prezioso davanti alla “maga
televisione” e alla libera navigazione in “internet”, e per i giovani,
ai luoghi “frivoli e illeciti” di divertimento dove normalmente non
emergono richiami costruttivi e momenti di svago sereno e amicale.
Radicalità nella moda, nel cibo, nelle amicizie, in atteggiamenti
ambigui e compromettenti e altro ancora che il mondo ci offre nelle
forme più svariate e contrastanti la vita dello Spirito.
c)
Radicalità nel consegnare allo Spirito l’ordito della nostra vita, nel
rinunciare alle nostre sicurezze, profondamente liberi, perché guidati
da modalità “non strutturate”, assicurando un robusto stile di vita
caratterizzato da equilibrio, da sobrietà, quale biglietto da visita per
la nostra azione apostolica.
Azione contrassegnata da franchezza e santa audacia, nell’annuncio e
nella testimonianza, nella correzione fraterna e nel camminare davanti
al gregge, nell’affrontare qualsiasi difficoltà e incomprensioni,
facendoci “giudei con i giudei, greci con i greci, barbari con i
barbari”; non scandalizzandoci dei peccatori, ma comprendendo senza
giudicare i loro peccati; forti, comprensivi e aperti ai tempi di Dio e
delle anime, memori che c’è chi semina e chi raccoglie; desiderosi più
di dare che di ricevere, santamente imperturbabili o come dirà S.Ignazio
“santamente indifferenti”, sicuri che “tutto concorre al bene di coloro
che amano il Signore”, sempre memori, come dirà Paolo, “a chi abbiamo
creduto”.
E ora una seconda
caratteristica non meno importante. Non basta questa radicalità, ma è
necessaria:
B)
una forte volontà di servizio improntato a sincera umiltà, nella
convinzione di essere “servi inutili”, veri amici di Gesù, costruttori
sinceri di comunione, disposti, alla Sua sequela e a dar la vita per i
fratelli.
Animatori santamente ottimisti, portatori di gioia e di speranza,
animati da spirito creativo per ogni necessità spirituale e materiale
delle anime, soprattutto più bisognose e sofferenti, “lavando loro i
piedi” sull’esempio di Gesù.
Il
tutto con la decisione, sotto il soffio dello Spirito:
a)
mettere a morte i nostri peccati personali: quali gli arrivismi, la
bramosia di carriera, di successo, di riconoscimenti umani, con
l’orgoglio di essere potenti, di avere in mano il bastone del comando;
nonché gelosie, malumori e risentimenti, molte volte molto puerili.
Decisi:
b)
ridare vita ai desideri dello Spirito: quali i carismi ricevuti, le
qualità, le attitudini, l’entusiasmo, l’emulazione, la carità, il
desiderio di santità, la capacità di ascolto, la forte fede in Dio
fondata nella speranza dei suoi disegni, alla luce della conoscenza dei
segni dei tempi, per diventare profeti del presente momento storico in
cui siamo chiamati a vivere e operare. Non dimentichiamo che questo può
avvenire se avremo fatto un’esperienza diretta e personale di Gesù:
esperienza che diventa una “santa avventura”, anche se dovessimo
registrare ferite e piaghe che reclamano una guarigione interiore, per
ritornare ad essere “sorgenti zampillanti”. Saremo profeti se
realizzeremo un rapporto intimo e filiale con Gesù sempre più conosciuto
e “amato fino alla follia” per cogliere i suoi messaggi preziosi e
ripetere con Giovanni (cf. 1, ss):
“quello che abbiamo udito, ciò che abbiamo veduto con i nostri occhi,
ciò che abbiamo contemplato, e ciò che le nostre mani hanno toccato, noi
lo annunciamo a voi, perché voi siate in comunione con noi”, oppure, con
Pietro e Giovanni, davanti al Sinedrio (At 4,20) “non possiamo tacere
quello che abbiamo visto ed ascoltato”.
Fratelli, vogliamo fare questa esperienza di Gesù, in un incontro vivo,
ad occhi aperti, cuore a cuore con Lui, sostando a lungo davanti al
Roveto ardente, che ci assicuri, come dirà S.Tommaso “una nuova
effusione, ogni volta che ci chiamerà a un nuovo servizio e a una
efficace missione apostolica”.
•
Fratello, sorella: è freddo il tuo cuore, e il tuo agire? “Avvicinati a
Lui: Gesù è un fuoco ardente!” Ti riscalderà!
•
Sei impuro? “Avvicinati alla trasparenza del più bello tra i figli degli
uomini”. Ritornerai nella gioia e trasparenza di vita.
•
Sei scoraggiato? “Sali sul monte, come Mosè, levati i calzari, alza le
tue mani stanche verso di Lui e grida: “Javhè, Abbà, Adonai, Gesù di
Nazareth!” e tutto cambierà.
•
Sei triste? Soffri di complessi di inferiorità? “Sii triste, ma secondo
Gesù” ci dirà Paolo. - Come i discepoli di Emmaus. -Come gli apostoli
nel periodo di Pasqua a Pentecoste! Sentirai la voce di Gesù: “Shalom!
Sono io!”. Rifugiati nel Suo cuore, abbandonati a Lui, alla Sua potenza,
al Suo amore, coltivando una dolce nostalgia di Lui. In questo modo la
tua vita cambierà e:
* da
semplice “giornalista” diventerai un forte “testimone”, “in Giudea, in
Samaria, fino agli ultimi confini della terra;
*
sarai “Gesù” per te stesso, cercando solo e sempre la Sua volontà, sarai
“Gesù” per gli altri, per i fratelli che incontrerai e rimarranno
stimolati dal tuo esempio;
* parlerai con Gesù, per realizzare un forte cammino di santità e una
toccante e ricca missione apostolica;
*
parlerai di Gesù, con la Parola, con la tua vita, conquistando a Lui
nuovi apostoli, guidato da una strategia nuova! E sarai felice, perché
il tuo cuore sarà traboccante di gioia, la realtà del Rinnovamento che
tu servirai, vedrà frutti preziosi e abbondanti. E la Chiesa tutta
diverrà il tuo nuovo monte Sion dove con Lui stabilirai la tua dimora (Sal
74,2). Contemplerai il Suo volto come Mosè, ti ammalerai di Lui, e non
guarirai più. Alleluia!
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