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XXVII Conferenza Nazionale Animatori

«Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro,
cercando chi divorare: resistetegli saldi nella fede!»
(1 Pt 5, 8-9)
 

Breve sintesi della relazione di Don Patrizio Rota Scalabrini - Sabato 6 dicembre ore 16:00
 

Clicca per ingrandire...Sinteticamente, la prima lettera di S. Pietro apostolo indica nella virtù della fede la forza che positivamente aiuta a resistere al Maligno. La fede difende il discepolo, è davvero il suo scudo, come afferma Ef 6,16 («Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno»), poiché essa è potenza di Dio. È bene rileggere quanto scrive 1Gv 5,4: «Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede». La forza della fede deriva dal fatto che in essa agisce la potenza di Dio, il quale unico può dare salvezza e vittoria. Se vogliamo delineare più in dettaglio il profilo della fede necessaria a resistere agli assalti del Maligno, potremmo dire che essa deve avere le caratteristiche della pazienza e del coraggio.

Il coraggio non è una qualità della volontà, ma è la risposta personale alla parola divina, che ci apre il mare, delinea il cammino, combatte per noi e accanto a noi. Il coraggio è un momento intrinseco alla pazienza, la quale non è una rassegnata sopportazione, ma è un trovare ogni volta ciò che rincuora l’animo.

Quanto subito dopo l’autore di 1Pt scrive, affermando che i cristiani devono sapere che i loro fratelli sparsi nel mondo subiscono lo stesso genere di prove, è un aspetto importante delle virtù del coraggio e della pazienza, e cioè il rifiuto di un’immaginazione solipsistica del mondo. Pensarci soli, senza compagnia, quasi fossimo gli unici afflitti, porta ad una deriva solipsistica e introversa Clicca per ingrandire...della nostra esistenza, e favorisce quella incurvatura su se stessi, quel cor incurvatum che toglie energia, perché occulta lo splendore della vita battesimale. Sapere che gli altri soffrono come noi per il Cristo, non è il ‘mal comune mezzo gaudio’, ma l’essere consapevoli di una comunione, di essere parte di un Corpo, accomunati dal medesimo destino, associati nelle stesse prove.

«La solidarietà e universalità delle sofferenze cristiane offrono ai credenti una nuova chiave di lettura: si tratta di quelle sofferenze che rientrano nel piano di Dio e che costituiscono lo statuto normale dei cristiani nel mondo» (R. Fabris). È questa forza, che deriva dalla comunione, ad infondere coraggio. Non è semplicemente quel senso di misericordia, di compassione, che ci deriva dal riconoscere le sofferenze universali, ma è il coraggio che ci viene dal sapere che anche altri sono testimoni del Cristo, sono mossi dalla medesima passione per il Regno, e hanno riconosciuto che davvero la grazia del Signore vale più della vita.

 


Don Patrizio Rota Scalabrini, Anziano del RnS, è docente di Esegesi e Teologia biblica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano e pubblicista.

 


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