«Mi chiamo Matteo e sono il capo dei volontari!». La testimonianza della famiglia Castaldo comincia con le simpatiche parole del piccolo Matteo, impegnato in un divertente e al tempo stesso commovente dialogo con il presidente Salvatore Martinez: «Ho incontrato questo bambino in sala e gli ho chiesto se potevo dargli un bacio - dice Martinez - e lui mi ha risposto "Ma volete baciarmi tutti?"».
I primi sorrisi, scaturiti sui volti dell'intera assemblea da questo breve ma intenso racconto di Martinez, lasciano il posto al toccante racconto dei genitori del bambino, una giovane famiglia di San Giorgio a Cremano a cui il Signore ha donato la gioia più grande: «La storia di Matteo arriva all'improvviso nella nostra vita» spiega il papà. Ascoltando un servizio al telegiornale, la coppia conosce il piccolo Matteo, bambino disabile. Nel servizio si chiedeva l'adozione del piccolo, presentato come un dono di Dio: «Appena sentito che Matteo era un dono di Dio, in quel momento ho capito che sarebbe stato nostro - prosegue il papà. Subito dopo la telefonata, l'arrivo in ospedale e l'incontro con Matteo. Da quel momento l'esistenza della famiglia Castaldo non è più stata la stessa perché, tramite la benedizione di quel bambino, il Signore era entrato nella loro casa e nella loro vita.
Il papà di Matteo lancia, per questo, un importante messaggio contro il giudizio e l'emarginazione di cui troppe volte sono vittime i disabili: «Disabile è chi non accetta i disabili! Quando ci avviciniamo all'adozione, non dobbiamo giudicare il bambino in base al colore della pelle o alla nostra volontà o desiderio, perché l'adozione è come il parto: bisogna accogliere e amare i nostri bambini così come sono».
Damiano Mattana
(04.11.2012)