È la Messa che chiude l'Anno giubilare quella celebrata da don Guido Pietrogrande a conclusione della Conferenza. «Ricordate il suono del corno? », chiede il Consigliere spirituale nazionale in apertura della sua omelia, riportando alla memoria il momento il cui l'Anno giubilare prendeva inizio. «In questo anno - dice don Guido - il Signore ci ha reso le mani più forti, come abbiamo visto in questi giorni», nei quali il popolo degli animatori ha potuto fare memoria dell'intenso anno vissuto, ma anche ricevere grande ricchezza di insegnamenti da parte dei vescovi come da parte dei relatori. A tanta grazia però - continua il Consigliere spirituale - qualcosa si può ancora aggiungere. Una delle caratteristiche dell'anno giubilare - spiega - è quella di vedere condonati tutti i crediti e liberati tutti quelli che sono nella schiavitù. Da questa considerazione, Don Guido prende il via per invitare tutti a compiere una vera e propria azione personale di perdono verso le persone che devono dare o ricevere delle scuse. «Che nessuno esca da questo Anno giubilare senza quella riconciliazione che lo Spirito voleva dare». L'Anno della fede è appena iniziato - aggiunge - e ci dona in questo caso un'opportunità favorevole a cui non si può sfuggire.
Subito dopo una domanda importante: «Che diremo di questa Conferenza, di queste giornate profetiche, tornando nei nostri gruppi?», è necessario che nulla vada perduto, che si abbia la consapevolezza che qualcosa in noi è stato seminato. Don Guido sottolinea allora la necessità dell'ascolto, come dice la Parola: «Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo» (Dt 6, 4). È dall'ascolto di Dio che scaturisce infatti la profezia da annunciare, quello che è necessario dire.
Don Guido conclude la sua omelia, ricavando da queste giornate tre icone che consegna al cuore dei presenti: la prima è la Porta della fede, che sa di accoglienza e di novità. La seconda è il Pastore, Gesù, la cui immagine è apparsa all'apertura della Porta (all'inizio della Conferenza). La terza scaturisce da una piccola scena a cui ha assistito in questi giorni: «In un momento di ringraziamento dopo la comunione - racconta don Guido - ho visto una mamma giovane in piedi, teneva una braccio alzato lodando Dio, con l'altro teneva la sua bambina a cui ogni tanto dava dei bacetti: un po' pregava, un po' le dava bacetti. Quella mamma è l'icona dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo, è l'icona di Maria». E conclude la sua omelia con una preghiera alla Vergine santa: «Tienici in mano nell'Anno della fede, che un po' della tua beatitudine passi in ciascuno di noi. Chiedi a tuo Figlio che di ognuno di noi si possa dire: beato te che hai creduto e ti sei fidato».
Prima della benedizione finale, il presidente Salvatore Martinez dona all'Assistente spirituale nazionale RnS il foulard che, per tutto il tempo della Conferenza, è stato tra le mani della statua della Vergine Maria, con questo gesto affettuoso ha voluto ringraziare don Guido e, con lui, tutti gli animatori anziani del cammino che hanno contribuito a costruire questa storia di grazia.
Elena Dreoni
(04.11.2012)