Nell’ambito della 43ª Conferenza animatori del RnS,
si è tenuto, venerdì 1 novembre, il simposio “Fragilità umane: al di qua o al
di là del male?”, guidato da Tonino Cantelmi. L’obiettivo? Aprire una “finestra
sulle fragilità umane”. Il Relatore - marito, padre di famiglia e diacono
permanente - è medico psichiatra e svolge lavoro di ricerca, senza mai perdere
il contatto coi pazienti.
Lo Studioso
analizza, attraverso fatti di attualità, lo sconvolgimento antropologico
significativo del nostro tempo, per cui si arriva persino a confondere il
limite tra bene e male. Come viene ricordato, viviamo «non un’epoca di cambiamento,
ma un cambiamento d’epoca» (Papa Francesco, Firenze, 2015).
In un
intervento coinvolgente, Cantelmi ha proiettato dei video per spiegare le sue
riflessioni sul tempo che viviamo. Nel primo, una pubblicità, si vede una donna
che ricorre all’uso di cocaina, ma viene impossibilitata ad assumerla
dall’efficienza del sistema automatico di pulizia dei sanitari. Il messaggio
che passa è che la donna, apparentemente di successo, deve ricorrere all’uso di
droga per sostenere una vita forse troppo frenetica e competitiva. Per lo
studioso si tratta di un segno di una spinta psico-sociale importante, la
ricerca patologica di emozioni forti. Siamo davanti a un cambiamento epocale:
tutto è basato su sensazioni d’impatto e, davanti al deserto, si ricorre a
emozioni anche “artificiali”.
Si assiste
oggi, secondo Cantelmi, a una nuova confusione dei confini tra bene e male,
causata dalla ricerca di stimoli sempre maggiori, per cui non si riesce più a
sopportare un attimo di “calma emozionale”. È dunque necessario – sottolinea -
studiare e sistematizzare un nuovo modello antropologico.
La seconda spinta psico-sociale è evidenziata da un
video che mostra un lavoratore “computer-dipendente” che prende la moglie per
mano come fosse il mouse di un computer.
Cantelmi parla, a proposito, di una «tecno-mediazione
della relazione»: i media di oggi cambiano non solo il nostro modo di vivere
con gli altri, ma addirittura l’antropologia, e il mezzo con cui stiamo
evolvendo è proprio la tecnologia, a costo forse di una perdita della
solidarietà personale, lusso d’altri tempi.
La terza spinta psico-sociale rilevata dallo Psichiatra
è una pressione narcisistica che si presenta attraverso un’”elefantiasi
dell’io”, che consiste nello sfruttare l’altro perché nutra il mio egoismo. La
relazione, così, è poco più di un contratto e finisce quando viene meno il
consenso totale dell’altro al mio ego.
O ancora, la spinta della velocità: viviamo in una «post-modernità
tecnoliquida» che applica un’esasperante velocità all’esperienza: non c’è più il
tempo per elaborare l’assimilato prima di condividerlo, anche sui social.
L’ultima spinta è quella dell’ambiguità, che crea un
nuovo, disordinato modo di essere: non c’è per il mondo contraddizione o peso
morale, ma confusione e rinuncia alla presa di posizione per una diffusa e
generale paura delle responsabilità.
In sostanza, per Cantelmi, l’uomo oggi tende a
concentrarsi talmente su se stesso, tanto da non vedere più l’altro e perdere
il contatto con la realtà.
Il motore dell’azione dell’uomo, come sempre e da
sempre, è anche oggi la ricerca della felicità, ma nel nostro tempo è diffusa
una esasperazione esistenziale per cui c’è ancora più bisogno di una parola e
di un incontro autentico!
Che tutti noi possiamo farlo, in Colui che per primo
ci ha amati.
Xavier
Trevisan