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L’amore è il punto di svolta 
Sintesi dell’omelia di mons. Guido Gallese, vescovo di Alessandria
43ª Conferenza nazionale animatori - Clicca per ingrandire...

Lo straordinario passo evangelico delle Beatitudini (Mt 5, 1-12), parte del Discorso di Gesù della montagna ben noto a tutti, spesso rimane incomprensibile, come un boccone difficile da ingoiare. Come si può dire a un fratello che si trova in difficoltà “beato te!”? Come si può essere felici di essere poveri, offesi o perseguitati? È la stessa domanda che da tantissimi anni si pone anche mons. Guido Gallese, vescovo di Alessandria, che ha presieduto la Santa Messa nella prima giornata della Conferenza. Quanti parrocchiani, anni fa, gli confidavano affanni e sventure ma come poter spiegare loro l’”incomprensibile fortuna” di una vita vissuta affrontando difficoltà e dolore?

«L’amore è il punto di svolta!». Bisogna saper guardare la realtà in un modo diverso, con occhi diversi. Dio ha riservato per ognuno di noi un amore così grande da renderci Suoi figli; un amore che ha origine nel Giardino del Getsemani e si realizza in tre momenti precisi della Sua vita: la passione, la morte e la risurrezione. «Ma fatichiamo – ha continuato mons. Gallese - a fare quel passaggio dell'amore cioè a contemplare un dilagare dell'amore di Cristo che si riversa sulla storia dell'umanità partendo da quel giardino del Getsemani… Una cosa straordinaria».

Nella seconda parte della sua omelia, mons. Gallese ha condiviso alcuni passaggi della sua recente Lettera pastorale 2019-2020 (“Il Logos della profezia) sull’Apocalisse, rivelandone una connessione con l’assunto del “beato te…” delle Beatitudini. L’Agnello immolato citato nel Testo biblico esce vittorioso nella battaglia contro il male, rappresentato da diverse figure metaforiche. L’Agnello, simbolo di debolezza, vince sul male e nell’aprire «i sette sigilli è svelato il senso della vita». Continua, infatti, il Vescovo: «Il nostro modo di vincere, cioè il modo di Gesù che è quindi anche il nostro, non è quello del re della foresta, cioè del leone, che sottomette anche tutti gli altri animali; è quello dell'agnello immolato!».

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In questo passaggio, cuore della vita di ogni cristiano, possiamo ritrovare il «rallegratevi ed esultate quando vi perseguiteranno»! Tutto questo, trova una maggiore chiarezza nel sesto sigillo, che riguarda le cose che devono accadere, anche se – ci tiene a specificare mons. Gallese – non si tratta di «una questione di chiaroveggenza per raccontare cosa succederà nel futuro come un indovino, ma è una profezia biblica», cioè una parola che ti fornisce degli elementi per poter riconoscere una situazione che siamo predestinati a vivere.

Anche i santi, altre figure trattate nell’Apocalisse, per eccellenza «sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’agnello rendendole candide».

Dunque, il cuore della vita cristiana è l’amore, nella misura in cui lo si offre per gli altri attraverso la propria sofferenza, il proprio sacrificio, le proprie povertà, vissute con gioia; « La ricetta di Gesù – ha aggiunto mons. Gallese - è quella di morire amando. Questa è l'immolazione, ciò che rende sacra la tua morte e fa della tua uccisone un’immolazione. È l'amore che tu metti nella tribolazione ciò che consacra e che rende sacra la tua vita. Evangelizzare in questo mondo vuol dire testimoniare l'amore! Allora, davvero «tutti sapranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri».

L’augurio del Vescovo è stato dunque quello di imparare «a vivere esplicitamente le difficoltà e le fatiche con amore; allora si schiuderanno ai nostri occhi le misteriose pagine del Vangelo e in particolare quelle delle Beatitudini».

Daniela Di Domenico

 

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La bellezza di vivere le Beatitudini!
Salvatore Martinez rivolge il suo saluto a mons. Guido Gallesi

Tanti sono i motivi per dire “grazie” a un Vescovo che spezza la Parola per il Rinnovamento in occasione della Conferenza nazionale, ma mons. Gallese, lo ha sottolineato Martinez, lo ha fatto con il vero «gusto di celebrare»!

«Per noi – ha detto il Presidente RnS - l' Apocalisse non è stato il “Libro delle tragedie” ma, insieme alla Lettera ai Corinzi, uno strumento prezioso con il quale ci siamo educati alla vita carismatica, alla vita nuova nello Spirito, alla lode dell'Agnello, all'adorazione, alla santità di Dio. Sono state pagine di vita del nostro cammino, imprescindibili. Ci hai spiegato che meraviglia è la profezia… Le nostre liturgie, i nostri gruppi di preghiera non sono altro che l'anticipazione di ciò che vivremo. Noi ci crediamo che sarà così».

Riprendendo poi alcuni passaggi esaminati con entusiasmo dal Vescovo sul senso delle Beatitudini, Martinez ha aggiunto: «La liturgia non è celeste, è rossa come ci hai detto tu, è sangue, è vita, è sofferenza, è martirio. Ma come è bello tutto questo alla luce di quanto tu ci hai insegnato. Grazie!». Il Rinnovamento fa esperienza di tutto questo perché «lo Spirito fa gioire nella tristezza, rialza coloro che sono caduti, mette nel cuore la perseveranza in coloro che sono perseguitati».

Poi, facendo riferimento al nuovo Quadriennio che sta per iniziare, Martinez ha auspicato che tutto il Rinnovamento d'Italia possa essere davvero un popolo di uomini delle Beatitudini con uno sguardo che anticipa il futuro, anticipa il cielo e che lo Spirito possa concedere di vivere la grazia della Vita nuova nello Spirito.

«La tua presenza è un segno – ha concluso il Presidente -. Ci ricorda quanti migranti sono perseguitati a causa della giustizia, migranti che non dovrebbero arrivare ma che, una volta giunti nel nostro Paese, vengono accolti nelle nostre comunità. Dunque – ha continuato Martinez porgendo in dono al Vescovo una ceramica del Fondo Sturzo -, porta questo segno perché è, in qualche modo, l'espressione che questi paradossi evangelici, che sono le Beatitudini, davvero si realizzano nella nostra vita e nella vita delle nostre comunità». 

(01.11.2019)