Lo straordinario passo evangelico
delle Beatitudini (Mt 5, 1-12), parte del Discorso di Gesù della montagna ben
noto a tutti, spesso rimane incomprensibile, come un boccone difficile da
ingoiare. Come si può dire a un fratello che si trova in difficoltà “beato te!”?
Come si può essere felici di essere poveri, offesi o perseguitati? È la stessa
domanda che da tantissimi anni si pone anche mons. Guido Gallese, vescovo di
Alessandria, che ha presieduto la Santa Messa nella prima giornata della
Conferenza. Quanti parrocchiani, anni fa, gli confidavano affanni e sventure ma
come poter spiegare loro l’”incomprensibile fortuna” di una vita vissuta
affrontando difficoltà e dolore?
«L’amore è il punto di svolta!».
Bisogna saper guardare la realtà in un modo diverso, con occhi diversi. Dio ha
riservato per ognuno di noi un amore così grande da renderci Suoi figli; un
amore che ha origine nel Giardino del Getsemani e si realizza in tre momenti
precisi della Sua vita: la passione, la morte e la risurrezione. «Ma fatichiamo
– ha continuato mons. Gallese - a fare quel passaggio dell'amore cioè a
contemplare un dilagare dell'amore di Cristo che si riversa sulla storia
dell'umanità partendo da quel giardino del Getsemani… Una cosa straordinaria».
Nella seconda parte della sua omelia,
mons. Gallese ha condiviso alcuni passaggi della sua recente Lettera pastorale
2019-2020 (“Il Logos della profezia) sull’Apocalisse, rivelandone una
connessione con l’assunto del “beato te…” delle Beatitudini. L’Agnello immolato
citato nel Testo biblico esce vittorioso nella battaglia contro il male,
rappresentato da diverse figure metaforiche. L’Agnello, simbolo di debolezza,
vince sul male e nell’aprire «i sette sigilli è svelato il senso della vita».
Continua, infatti, il Vescovo: «Il nostro modo di vincere, cioè il modo di Gesù
che è quindi anche il nostro, non è quello del re della foresta, cioè del
leone, che sottomette anche tutti gli altri animali; è quello dell'agnello
immolato!».
In questo passaggio, cuore della vita
di ogni cristiano, possiamo ritrovare il «rallegratevi ed esultate quando vi
perseguiteranno»! Tutto questo, trova una maggiore chiarezza nel sesto sigillo,
che riguarda le cose che devono accadere, anche se – ci tiene a specificare
mons. Gallese – non si tratta di «una questione di chiaroveggenza per
raccontare cosa succederà nel futuro come un indovino, ma è una profezia
biblica», cioè una parola che ti fornisce degli elementi per poter riconoscere
una situazione che siamo predestinati a vivere.
Anche i santi, altre figure trattate
nell’Apocalisse, per eccellenza «sono coloro che sono passati attraverso la
grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’agnello
rendendole candide».
Dunque, il cuore della vita cristiana
è l’amore, nella misura in cui lo si offre per gli altri attraverso la propria
sofferenza, il proprio sacrificio, le proprie povertà, vissute con gioia; « La ricetta di Gesù –
ha aggiunto mons. Gallese - è quella di morire amando. Questa è l'immolazione,
ciò che rende sacra la tua morte e fa della tua uccisone un’immolazione. È
l'amore che tu metti nella tribolazione ciò che consacra e che rende sacra la
tua vita. Evangelizzare in questo mondo vuol dire testimoniare l'amore! Allora,
davvero «tutti sapranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni per
gli altri».
L’augurio del Vescovo è stato dunque
quello di imparare «a vivere esplicitamente le difficoltà e le fatiche con
amore; allora si schiuderanno ai nostri occhi le misteriose pagine del Vangelo
e in particolare quelle delle Beatitudini».
Daniela Di Domenico
La bellezza
di vivere le Beatitudini!
Salvatore
Martinez rivolge il suo saluto a mons. Guido Gallesi
Tanti sono i motivi per dire “grazie” a un Vescovo
che spezza la Parola per il Rinnovamento in occasione della Conferenza
nazionale, ma mons. Gallese, lo ha sottolineato Martinez, lo ha fatto con il
vero «gusto di celebrare»!
«Per noi – ha detto il Presidente RnS - l'
Apocalisse non è stato il “Libro delle tragedie” ma, insieme alla Lettera ai
Corinzi, uno strumento prezioso con il quale ci siamo educati alla vita
carismatica, alla vita nuova nello Spirito, alla lode dell'Agnello, all'adorazione,
alla santità di Dio. Sono state pagine di vita del nostro cammino,
imprescindibili. Ci hai spiegato che meraviglia è la profezia… Le nostre
liturgie, i nostri gruppi di preghiera non sono altro che l'anticipazione di
ciò che vivremo. Noi ci crediamo che sarà così».
Riprendendo poi alcuni passaggi esaminati con
entusiasmo dal Vescovo sul senso delle Beatitudini, Martinez ha aggiunto: «La
liturgia non è celeste, è rossa come ci hai detto tu, è sangue, è vita, è
sofferenza, è martirio. Ma come è bello tutto questo alla luce di quanto tu ci
hai insegnato. Grazie!». Il Rinnovamento fa esperienza di tutto questo perché
«lo Spirito fa gioire nella tristezza, rialza coloro che sono caduti, mette nel
cuore la perseveranza in coloro che sono perseguitati».
Poi, facendo riferimento al nuovo Quadriennio che
sta per iniziare, Martinez ha auspicato che tutto il Rinnovamento d'Italia possa
essere davvero un popolo di uomini delle Beatitudini con uno sguardo che
anticipa il futuro, anticipa il cielo e che lo Spirito possa concedere di
vivere la grazia della Vita nuova nello Spirito.
«La tua presenza è un segno – ha concluso il
Presidente -. Ci ricorda quanti migranti sono perseguitati a causa della
giustizia, migranti che non dovrebbero arrivare ma che, una volta giunti nel
nostro Paese, vengono accolti nelle nostre comunità. Dunque – ha continuato
Martinez porgendo in dono al Vescovo una ceramica del Fondo Sturzo -, porta
questo segno perché è, in qualche modo, l'espressione che questi paradossi
evangelici, che sono le Beatitudini, davvero si realizzano nella nostra vita e
nella vita delle nostre comunità».