«Chi ama si mette in movimento e tesse relazioni che generano vita»… con
le parole di Papa Francesco, riprese dal Messaggio per la Giornata Mondiale
Missionaria e poste a tema del 12° Pellegrinaggio Nazionale delle Famiglie per
la Famiglia, il presidente Salvatore Martinez apre il momento conclusivo presso
l’area mercatale di Scafati e inaugura il Pellegrinaggio vero e proprio.
Lo fa rivolgendo alcune domande alla folla presente: «Chi ama si mette
in movimento. Questa frase di Papa Francesco pone delle domande. Chi ama? Come
amiamo? Forse non stiamo ancora amando con l’amore di Dio. Gesù guardando i
suoi discepoli disse: “Io so che non è ancora in voi l’amore del Padre”(cf Gv
5, 42). Dunque, la grande questione non è se amiamo, ma come stiamo amando. Se
il nostro amore porta la firma dello Spirito Santo che è stato effuso nei
nostri cuori».
A questo primo quesito, segue una seconda, grande questione: se stiamo
amando Dio, se «abbiamo fatto di Lui, come dice il comandamento, la più alta
espressione del nostro amore. “Non avrai altro Dio all’infuori di me” significa
che non avrai un amore più grande di questo, che precede questo». Il Presidente
chiede ai pellegrini di ripetere all’unisono una forte professione di fede: «Non
abbiamo un amore più grande dell’amore di Dio, non abbiamo un amore oltre Dio,
non abbiamo un amore prima di Dio! E questo amore si mette in movimento, è il
senso della nostra vita, è il senso del pellegrinaggio, è il senso di questo
vento che soffia, spira, ci spinge, e ci aiuta a vincere il caldo, le prove, le
difficoltà, l’arsura della vita che spesso soffocano questo amore. Dunque, chi
sta fermo non è mosso dall’amore di Dio; l’amore ci deve spingere, ricorda il
Papa, ci deve mettere in movimento. Chi sta a guardare non ha l’amore di Dio,
chi guarda indietro non ha l’amore di Dio, chi si ferma a giudicare non ha
l’amore di Dio».
Guardando alla nostra stessa natura, il Presidente osserva: «L’amore
di Dio ci spinge avanti; così ci ha creati il Signore: i piedi, gli occhi, le
mani sono fatti per guardare e andare avanti. Siamo qui per farlo e questo
andare avanti ha una meta: la nostra tappa intermedia, oggi, si chiama Pompei, è
la Madonna del Rosario, ma la tappa ultima della nostra vita è il cielo! Questo
pellegrinaggio deve essere in qualche modo prefigurazione del cielo. La
preghiera che c’è in cielo deve essere in terra, la presenza di Gesù in cielo
deve essere manifesta anche sulla terra e in particolare in quella terra che
chiamiamo famiglia».
Salvatore Martinez spiega che il dinamismo dell’amore ci spinge a tessere
relazioni che generano vita e che il luogo in cui si tessono relazioni e si genera
vita è prima di tutto la famiglia: «Non cerchiamo amore altrove se non lo
troviamo intanto nelle nostre case. Dobbiamo interrogarci se stiamo tessendo
relazioni che generano vita, perché non può esserci un amore sterile, infecondo».
Bellissimo, poi, il collegamento a Sant’Agostino che si chiede quale volto
deve avere questo amore, che mani deve avere, quali piedi, quale cuore. La
risposta del Presidente: «Il mio! Il tuo! Deve avere mani che non si limitano a
stringere quelle dei fratelli ma che vanno a soccorrere il povero, l’indigente,
lo straniero. Deve avere piedi che non mettono soltanto noi in cammino, ma
devono mettere in movimento tutte le famiglie ferme, stanche, che stanno
morendo. Deve avere un cuore che non sia solo capace di accogliere, ma anche di
benedire. Siamo grati al Santo Padre – continua - che ha indetto il mese
missionario, in riferimento al quale questo nostro gesto si inserisce quale
preparazione, e al cardinale Filoni, che presiede il dicastero per la missione della
Chiesa, il quale presiederà la celebrazione eucaristica a Pompei. Insieme
diremo che l’uomo e la donna che si amano sono l’espressione della Chiesa in
movimento, della Chiesa in uscita, della Chiesa missionaria. Ecco perché possiamo
dire “Io sono una missione” (EG. 273). Lo
diciamo insieme: “io sono una missione,
la mia missione è amare, la mia missione è generare amore, un amore che profuma
di vita”.
“Quanti amori profumano di morte? Quanti danno la morte? – continua
Salvatore -. Pellegrinare significa lasciarsi alle spalle questi amori,
significa guardare al vero amore, imparare da Maria che passo dopo passo,
mistero dopo mistero, rinnoverà le nostre famiglie, le guarirà. Allora, grazie
per essere venuti, grazie per questo sacrificio, grazie per questo impegno,
grazie per questa fedeltà: siamo giunti al 12° pellegrinaggio e già guardiamo a
Roma 2021, all’Incontro mondiale delle famiglie. A Roma vogliamo essere molti
di più, chiedendo a tante famiglie del mondo di credere come abbiamo fatto noi».
In conclusione, il presidente ha chiesto ai pellegrini di innalzare il
rosario tra le mani: «Il rosario serve per unire non per punire, per pregare
non per protestare, per parlare a Dio e non agli uomini contro gli uomini, per
unire non per dividere; il rosario appartiene agli umili e non ai forti che
vogliono rimanere forti; il rosario è preghiera e dobbiamo pregare, pregare
intensamente».
Usando un linguaggio social, tecnologico e attuale, conclude con il
richiamo all’arma potente della preghiera, per contrastare il male: «Tutto sta
morendo intorno a noi, la preghiera ha il potere di riportare in vita l’amore
di Dio, la preghiera è il diserbante del nostro cuore, è il decespugliatore del
nostro cuore, la preghiera è la password del cuore di Dio, la preghiera è il
più potente motore di ricerca per cercare l’amore di Dio, la preghiera è il “selfie”
di Dio nel tuo cuore!».
Chiedendo a tutti, nonni, genitori, figli, di stringere il rosario in
mano, il Presidente ha dato il via al Pellegrinaggio, con la recita dei 7
misteri del Rosario della famiglia: «Oggi siamo il volto gioioso delle
famiglie, di una Italia che non ha smesso di credere nel potere dell’amore di
Dio, nel potere della preghiera, nel potere dei miracoli. Il nostro
pellegrinaggio può iniziare; oltre ai piedi che ci muovono ci occorrono solo
due cose: il cuore per amare e per pregare, il rosario per far vedere al mondo
che la famiglia è viva. E noi grideremo e gridiamo: “La famiglia è viva, evviva
la famiglia!”».
Antonella Di Coste