A Betlemme in Gesù “nasce” la
gioia nel segno della tenerezza
È stata una giornata all'insegna
della letizia quella che i pellegrini in cammino in questi giorni in Terra
Santa con il Rinnovamento nello Spirito Santo hanno vissuto nella “culla” della
più bella tra le notizie: Betlemme. Dopo l'arrivo a Gerusalemme, infatti, è
stato il Campo dei pastori, in mattinata, a fare da cornice alla quinta
meditazione di Salvatore Martinez e alla Celebrazione
eucaristica (culminata con il tradizionale canto natalizio “Tu scendi dalle
stelle”, insolitamente intonato d'estate!), sulle orme di coloro che, per
primi, ultimi tra gli ultimi, ricevettero l'annuncio della nascita di Gesù
nella Città di Davide. “Lo stupore per la gloria di Dio e il comando di dare a
Lui la lode”, questo il tema su cui il Presidente del RnS ha dettato il proprio
insegnamento, culminato con quella carezza e quel bacio speciali che ciascun
pellegrino ha dato al Bambinello nato per tutti noi. «Questo è il luogo dove
viene annunciata una gioia grandissima - ha esordito Martinez -, e la gioia è
il primo frutto che discende dall'amore. Si viene qui, in questo angolo di
mondo, per dare gioia e ricevere gioia. Dio ha voluto che già sulla terra ci
fosse gioia e il RnS nasce quel giorno, fonte carismatica straordinaria, qui a
Betlemme. Salutiamo così Gesù Bambino: “Gioia mia, sei nato per me!”. Se a
Gerusalemme è dato il compito di celebrare Dio, qui ogni cristiano deve
sentirsi veramente generato ad essere pellegrino della gioia. L'assenza di Dio
è lacrime e gemiti, la sua presenza è gioia: siamo sotto il giogo della gioia,
non della schiavitù. La nascita della gioia è più grande di ogni afflizione. E
questa gioia è e sarà per tutto il popolo». Il Presidente del Rinnovamento
nello Spirito Santo ha poi spiegato il valore che questo sentimento assume nel
tempo di oggi per noi cristiani distratti, sfiduciati e affaticati da un
“giogo” che, in famiglia, nel lavoro, nelle relazioni, si fa sempre più
pesante. «In questo campo dei pastori esperimentiamo una gioia che ha un”dna”
divino, perchè scende dal Cielo: Dio ci ha creati per essere lode vivente della
sua gloria! Troppi uomini e donne, invece, nutrono la propria vita con la
tristezza e la durezza del cuore: ma noi, specialmente se impegnati in un
percorso di fede nel Movimento, siamo fatti per la gioia! Rimane nella tristezza
solo chi ci vuole morire: ecco come si manifesta il peccato contro lo Spirito
Santo, nel rifiutare la salvezza». E ancora, in chiusura, un
riferimento alle tante maniere di testimoniare questa felicità interiore anche
nei gesti che sovente rischiano di essere fraintesi e banalizzati. «Come Maria,
ha aggiunto Salvatore Martinez, «anche l'anima mia loda e salta di gioia perchè
il Signore mi salva! (Cf Lc 1). Anche Gesù “salta di gioia”, di fronte ai
piccoli, divenendo modello per il Padre (cf. Lc 10,21). Molti, guardando allo
stile carismatico del RnS, ci hanno definiti esaltati e non esultanti: ma se
esaltiamo, esaltiamo Dio, e cantiamo di gioia per Lui “senza freno” (cf Zc 9).
Si salta, si esulta, si danza, questo è il comando. Questo è il luogo in cui tutti,
giovani, famiglie, anziani sono chiamati a dare lode al Signore». Eppure,
conclude il Presidente Martinez, quante volte siamo di fronte alla nostra
timidezza, alla nostra vergogna, al timore di perdere autorevolezza: alzare le
mani ci espone al giudizio altrui, danzare ci potrebbe far perdere
credibilità....«La tristezza incombe nelle nostre esistenze perchè non siamo di
fronte a Dio, bensì di fronte a noi stessi e al nostro orgoglio e alla nostra
indegnità: Dio, però, vuole che siamo nella gioia non perchè siamo noi degni ma
perchè Lui è degno. E qui a Betlemme adesso potremo gustare insieme il latte
della gioia! Non dimentichiamo mai i benefici ricevuti, e se c'è tristezza la
gioia la allontani».
Un “memento” capace di alimenare
l'entusiamo già evidente dei 250 pellegrini che, nonostante il caldo e la
stanchezza, hanno mostrato con il sorriso più vero l'aderenza al messaggio
ricevuto, proprio come fecero i pastori che «al vedere la stella provarono una
grandissima gioia» (Mt 2,10).
È stato poi don Vincenzo
Apicelli, Delegato nazionale per l'Ambito Sacerdoti del RnS, ad
approfondire ulteriormente la tematica durante l'omelia, prima della visita
alla Basilica della Natività. «Gioia, luce e gloria in questo momento si
rendono presenti nell'Eucaristia. La gioia – afferma - di vedere un bambino, la
luce nel cuore di ogni uomo e donna che Egli ama, e la gloria, perchè siamo
tutti sotto la gloria di Dio. Il Vangelo racconta questo, dei pastori si
chiedevano costa stesse succedendo e andarono, senza indugio a vedere, salendo
verso Bethlehm: lì, hanno visto un semplice bambino, che semplice non era
perchè veniva dal Cielo. È la scelta di Dio che si mostra ai lontani, a coloro
che venivano dalla periferia, che non sapevano scrivere, che non avevano
cultura, che erano letteralmente “fetenti” perchè vivevano con le pecore ed
emanavano fetore: dei veri e propri emarginati». Don Apicelli sottolinea poi
che, a partire dal brano evangelico, per noi credenti moderni occorre «capire
quale strada scegliere: noi dobbiamo seguire la strada dell'umiltà,
dell'abbassamento, del sentirsi poveri di fronte al Signore. Dio qui innalza
l'umile, parla agli ignoranti, a coloro che non sanno perchè i misteri di Dio
sono rivelati ai semplici; qui si svela il mistero atteso dai potenti, ma
rivelato a quelli che vivevano con soltanto un po' di attesa e gioia nel
cuore». Questo di oggi, prosegue ancora don Vincenzo, «è il giorno in cui anche
noi, di fronte alla grotta, siamo chiamati a fare chiarezza poiché la luce che
ci è stata donata possa illuminare tutta la vita: la nostra pochezza ma anche
la gloria di Dio che è dentro di noi se la vediamo, se la capiamo, la possiamo
anche annunciare. Si accenda la speranza in ciascuno di riprendere speditamente
il cammino, il coraggio e una strada nuova».
A chiudere l'intensa giornata, prima
della sosta al Muro del Pianto, la visita alla Grotta del Latte (in
arabo, Magharet Sitti Mariam, ovvero la “grotta della Signora
Maria”) dove i pellegrini hanno potuto “gustare” la spiegazione dell'architetto Luigi
Leoni, membro del CN del RnS. Una guida privilegiata, dal momento che
è stato proprio Leoni a realizzare il progetto della nuova chiesa, dedicata
alla Theotòkos, che sorge sopra l'antica cappella di questo
Santuario primitivo, scavato in gran parte nel calcare bianco della montagna, a
tre metri di profondità. Secondo la tradizione narrata dai Vangeli apocrifi, in
questa grotta Maria sostò per allattare il bambino Gesù. Alcune gocce di latte
caddero imbiancando miracolosamente tutta la pietra: per questa ragione, la
grotta è oggetto di devozione da parte delle mamme, cristiane e musulmane di
Betlemme e di tutto il mondo, che qui vengono a pregare e a implorare Maria per
ricevere la grazia di un figlio. I lavori della struttura, ideata da fra
Costantino Ruggeri, sono stati eseguiti da maestranze palestinesi con la
collaborazione di Chiara Rovati e la consulenza di fra Michele Piccirillo. Non
casuale la data dell'inaugurazione, il 31 dicembre 2006, vigilia della
solennità liturgica della Madre di Dio e Giornata Mondiale di Preghiera per la
Pace: un esplicito invito a tutti i pellegrini a pregare per la pace, un dono
di Dio necessario per questa terra e annunciato nel Natale del Signore.
Francesca Cipolloni