La prima relazione dei lavori dell’assemblea è affidata a
Salvatore Martinez, che si sofferma su un passaggio della Lettera ai Filippesi
(3, 13-16): «Questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il
futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere
lassù, in Cristo Gesù. Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi
sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su
questo. Intanto, dal punto a cui siamo arrivati continuiamo ad avanzare sulla
stessa linea».
Dice Martinez: «San Paolo scrive alla comunità da
prigioniero ed è commovente sentire le sue parole, che trasmettono tutto
l’amore che portava per quella comunità: “Quanto all’amore non è necessario che
ve ne scriva”. Cosa si può scrivere di più?», si chiede il Presidente, e
paragona l’attesa del parto, con le sue doglie, alle elezioni che ogni quattro
anni il Rinnovamento vive, lungo un tempo di attesa e di preparazione. Il Presidente
osserva che quando Paolo sottolinea la necessità di percorrere la stessa linea,
non si riferisce «a linee guida o documenti pastorali, ma si impegna a spiegare
in modo concreto alla comunità che c’è un piano che viene da Dio e dei tempi
che vanno rispettati, per cui Paolo chiede continuità d’impegno». Paolo invoca
alcuni doni necessari, quali la sapienza e, addirittura la perfezione, che «discende
da sentimenti perfetti, dal discernimento, dal linguaggio spirituale, dall’aspirazione
all’uomo nuovo, realtà queste che non appartengono alle singole persone, ma che
si compongono in un corpo, un corpo nuovo, la comunità nuova, le relazioni
nuove».
In un momento così importante della vita del Rinnovamento,
quale il rinnovo degli Organi pastorali a tutti i livelli, Martinez richiama il
“potere” promesso da Gesù, che è quello dello Spirito: «Questo potere è il
potere del servizio: in un tempo che conosce il servizio del potere o il
servizio al potere, noi dallo Spirito riceviamo il potere del servizio, in
forza di una chiamata e di una elezione, che nulla a che vedere con il servizio
al potere o del potere che sono propri dello spirito del mondo.
La relazione riprende poi tre parole fondamentali da cui non
si può prescindere e che definiscono il Rinnovamento: “miracolo, mistero,
ministero”: «Per noi responsabili chiamati a discernere, il RnS deve rimanere
prima di tutto un “miracolo”: Paolo dice di essere ciò che è per grazia, le
elezioni avvengono per grazia, la vocazione, il ministero, il servizio si
svolgono per grazia… dobbiamo restare in ginocchio davanti all’opera di Dio…
solo in questa consapevolezza restituiamo il RnS a Dio». Riguardo al “mistero”,
Salvatore sottolinea che occorre comprendere che si lavora in una dimensione
soprannaturale, che «supera leggi, natura, costumi, convenzioni». Infine, il
RnS è un “ministero”, dunque un servizio: «Se il miracolo richiama la potenza
della grazia, il mistero richiama l’adorazione, il ministero richiama il
servizio».
L’offerta della vita che è richiesta ai responsabili esige grande
generosità; questa è una delle «cose più belle del RnS che non apprezzeremo mai
a sufficienza». Salvatore, nel richiamare i quattro anni trascorsi, indica
quattro tempi, che affida a quattro passi biblici e a tre voci: Pietro, Giacomo
e Gesù. Pietro, in Atti 3, 20, parla dei “tempi della consolazione”: «Il RnS è
un tempo di consolazione inaugurato da Dio: siamo una risposta
all’individualismo, al bisogno di comunità, al bisogno di amore; tra noi ci
sono persone sole, tradite, dimenticate… in questo senso, il ritorno dell’animazione
carismatica e il suo rilancio, anche con le Scuole d’intercessione, è un dono.
Stimolati da papa Francesco abbiamo rimesso al centro il fondamento carismatico,
tanto da individuare in questo aspetto una delle tre aree elettive del Comitato
Nazionale di Servizio». Un percorso consolidato anche grazie alle Conferenze Nazionali
Animatori, centrate sulle figure del Buon Samaritano e di Zaccheo, con le
dinamiche della conversione, della consolazione, della salvezza. Il secondo
tempo è quello della “effusione dello Spirito”, richiamata in Atti 2, 17-21 da Pietro:
«Come chiede papa Francesco – dice Martinez -, i tempi generativi, decisivi,
profetici, devono passare dall’esperienza dell’effusione dello Spirito; mai
come in questo quadriennio il primato dell’effusione è ritornato… I tempi dell’effusione
sono, nel linguaggio di Pietro, i tempi della restaurazione della presenza di
Dio nella storia, un nuovo modo di stare al mondo. Quando si dice che va in
crisi il RnS nei gruppi e comunità – osserva Martinez – non esitate a dire che è in crisi l’esperienza
dell’effusione». Il terzo tempo è quello della “riedificazione”; in Atti 15,
16-17 è Giacomo a parlare, riferendosi alla riedificazione della tenda che era
caduta: «Con le tende della misericordia abbiamo mostrato come si può
riedificare nelle nostre città la presenza di Dio, portando l’adorazione, la
riconciliazione, la presenza del Dio vivo nelle strade e nel cuore delle città…
Oggi le cattedrali sono incendiate, le tende divelte, la storia attaccata, il
maligno è all’opera e il RnS deve stare e restare nella storia». Il quarto
tempo è quello della “unità”: in Giovanni 17,20 è Gesù a parlarne: «La venuta
dello Spirito, la Pentecoste sta dentro la preghiera sacerdotale di Gesù; l’unità
chiesta da Gesù, «che
tutti siano uno perché il mondo creda»,
e la stessa che papa Francesco sta chiedendo anche attraverso Charis per tutto
il Rinnovamento». Il Presidente ricorda che se il diavolo divide e frantuma,
l’amore di Gesù genera relazione, credibilità, rapporti cordiali, rispetto, devozione
quando si parla dei fratelli. Unità significa mostrare che davvero questo amore
ci unisce e ci rigenera; implica , stima collaborazione, ascolto,
sottomissione».
Nella seconda parte della relazione, Martinez affronta anche
il tema delle modifiche allo Statuto approvato dalla Conferenza Episcopale Italiana
in quella che oggi è la sua terza edizione (1996 e 2007 le precedenti),
sottolineando principalmente alcuni aspetti. Il primo, riguarda il rilievo sempre
maggiore conferito al livello diocesano, che attesta in modo chiaro quanto il RnS
dovrà vivere sempre di più nelle Diocesi e nei gruppi e comunità; e quanto
tutte le dinamiche dei gruppi dovranno essere ripensate in termini missionari, per
rispondere sempre di più alle sfide di Evangelii Gaudium. Per quanto riguarda
il secondo aspetto, cioè l’approvazione dello Statuto, il Presidente ne ha
commentato il senso, a partire dal discorso che il cardinale Bassetti presidente
della CEI ha tenuto alla 42^ Convocazione nazionale, in riferimento ad alcune
espressioni chiave: «essere ciò che siamo», «essere inseriti ordinatamente nella compagine
ecclesiale», essere un «popolo che cammina nella storia sotto la guida dello
Spirito». Martinez ha richiamato anche diverse attestazioni di stima espresse
alla Convocazione di Rimini dal Presidente della CEI riguardo ai gruppi e
comunità che «abbelliscono e arricchiscono il volto della Chiesa» e che
«rappresentano il meglio di quella Chiesa in uscita» che sta a cuore a papa
Francesco; riguardo alla preghiera carismatica che «attira tanti e raccoglie i
feriti e i moribondi»; riguardo alla fatica dei responsabili, «che non è vana
nel Signore», con l’augurio che tutti abbiano la libertà di «sapersi servi
inutili». Infine, il Presidente riprende due grandi priorità relative alle
elezioni che vedranno, nei prossimi mesi, centinaia di persone assumere ruoli
pastorali: «Che il nostro rimanga un cammino carismatico e un cammino unitario.
Non abbiamo altre priorità che essere carismatici e rimanere uniti fra noi e
con gli altri».
Il dono dello statuto Charis è per noi che abbiamo già uno
statuto dato dallo CEI “inclusivo di altri statuti dati dai singoli vescovi, ma
lo è molto di più per realtà che non vivono dentro una grande comunità nazionale.
Charis, con il suo Statuto, accentua la stagione dell’unità: i vescovi hanno sempre
sottolineato che l’unità in Italia è stata assicurata dal RnS, senza nulla togliere
alle realtà carismatiche locali.».
Richiamando il discorso di papa Francesco rivolto al
Rinnovamento in Piazza San Pietro nel 2015, Salvatore rammenta che «nessuno è
eletto a vita: ci sono delle scadenze, una cosa non comune nel Movimento
carismatico; proprio in virtù di queste scadenze abbiamo sottoposto ancora una
volta lo Statuto ai nostri vescovi che non ha subito modifiche, ne previsto
integrazioni, salvo la richiesta di approvazione ecclesiastica per quelle
figure apicali ai vari livelli pastorali che andranno in deroga ai limiti di
mandati previsti».
Martinez ha spiegato la possibilità della deroga rispetto ai
mandati consecutivi (attualmente tre, due con il nuovo Statuto), che riguarda i
coordinatori diocesani, regionali e il Presidente, ribadendo che anche per
tutte le altre figure elettive ai vari livelli della vita del RnS, secondo il Regolamento vigente, continuerà ad essere
possibile la deroga, con la differenza che nel caso non si tratti dei
coordinatori diocesani, regionali e il Presidente questo potrà avvenire senza
la richiesta di approvazione ecclesiastica.
Il Presidente, ricordando il suo ultimo intervento alla
recente Convocazione nazionale, ha ribadito di essere sottomesso alla profezia
espressa della comunità, quale essa sia: «Se sono qui è perché ho obbedito a
una profezia e credo nel discernimento comunitario che desidero sia portato
fino in fondo, in armonia con la volontà della Conferenza Episcopale Italiana
con cui siamo in dialogo e ascolto. Ciò che chiaramente emerge è “continuità”
dal RnS tutto e “stabilità” dai nostri Vescovi».