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Relazione introduttiva del Presidente del RnS 
a conclusione del Quadriennio di servizio 2015 – 2018
XIV Assemblea nazionale RnS - Clicca per ingrandire...

La prima relazione dei lavori dell’assemblea è affidata a Salvatore Martinez, che si sofferma su un passaggio della Lettera ai Filippesi (3, 13-16): «Questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù. Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo. Intanto, dal punto a cui siamo arrivati continuiamo ad avanzare sulla stessa linea».

Dice Martinez: «San Paolo scrive alla comunità da prigioniero ed è commovente sentire le sue parole, che trasmettono tutto l’amore che portava per quella comunità: “Quanto all’amore non è necessario che ve ne scriva”. Cosa si può scrivere di più?», si chiede il Presidente, e paragona l’attesa del parto, con le sue doglie, alle elezioni che ogni quattro anni il Rinnovamento vive, lungo un tempo di attesa e di preparazione. Il Presidente osserva che quando Paolo sottolinea la necessità di percorrere la stessa linea, non si riferisce «a linee guida o documenti pastorali, ma si impegna a spiegare in modo concreto alla comunità che c’è un piano che viene da Dio e dei tempi che vanno rispettati, per cui Paolo chiede continuità d’impegno». Paolo invoca alcuni doni necessari, quali la sapienza e, addirittura la perfezione, che «discende da sentimenti perfetti, dal discernimento, dal linguaggio spirituale, dall’aspirazione all’uomo nuovo, realtà queste che non appartengono alle singole persone, ma che si compongono in un corpo, un corpo nuovo, la comunità nuova, le relazioni nuove».

In un momento così importante della vita del Rinnovamento, quale il rinnovo degli Organi pastorali a tutti i livelli, Martinez richiama il “potere” promesso da Gesù, che è quello dello Spirito: «Questo potere è il potere del servizio: in un tempo che conosce il servizio del potere o il servizio al potere, noi dallo Spirito riceviamo il potere del servizio, in forza di una chiamata e di una elezione, che nulla a che vedere con il servizio al potere o del potere che sono propri dello spirito del mondo.

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La relazione riprende poi tre parole fondamentali da cui non si può prescindere e che definiscono il Rinnovamento: “miracolo, mistero, ministero”: «Per noi responsabili chiamati a discernere, il RnS deve rimanere prima di tutto un “miracolo”: Paolo dice di essere ciò che è per grazia, le elezioni avvengono per grazia, la vocazione, il ministero, il servizio si svolgono per grazia… dobbiamo restare in ginocchio davanti all’opera di Dio… solo in questa consapevolezza restituiamo il RnS a Dio». Riguardo al “mistero”, Salvatore sottolinea che occorre comprendere che si lavora in una dimensione soprannaturale, che «supera leggi, natura, costumi, convenzioni». Infine, il RnS è un “ministero”, dunque un servizio: «Se il miracolo richiama la potenza della grazia, il mistero richiama l’adorazione, il ministero richiama il servizio».

L’offerta della vita che è richiesta ai responsabili esige grande generosità; questa è una delle «cose più belle del RnS che non apprezzeremo mai a sufficienza». Salvatore, nel richiamare i quattro anni trascorsi, indica quattro tempi, che affida a quattro passi biblici e a tre voci: Pietro, Giacomo e Gesù. Pietro, in Atti 3, 20, parla dei “tempi della consolazione”: «Il RnS è un tempo di consolazione inaugurato da Dio: siamo una risposta all’individualismo, al bisogno di comunità, al bisogno di amore; tra noi ci sono persone sole, tradite, dimenticate… in questo senso, il ritorno dell’animazione carismatica e il suo rilancio, anche con le Scuole d’intercessione, è un dono. Stimolati da papa Francesco abbiamo rimesso al centro il fondamento carismatico, tanto da individuare in questo aspetto una delle tre aree elettive del Comitato Nazionale di Servizio». Un percorso consolidato anche grazie alle Conferenze Nazionali Animatori, centrate sulle figure del Buon Samaritano e di Zaccheo, con le dinamiche della conversione, della consolazione, della salvezza. Il secondo tempo è quello della “effusione dello Spirito”, richiamata in Atti 2, 17-21 da Pietro: «Come chiede papa Francesco – dice Martinez -, i tempi generativi, decisivi, profetici, devono passare dall’esperienza dell’effusione dello Spirito; mai come in questo quadriennio il primato dell’effusione è ritornato… I tempi dell’effusione sono, nel linguaggio di Pietro, i tempi della restaurazione della presenza di Dio nella storia, un nuovo modo di stare al mondo. Quando si dice che va in crisi il RnS nei gruppi e comunità – osserva Martinez –  non esitate a dire che è in crisi l’esperienza dell’effusione». Il terzo tempo è quello della “riedificazione”; in Atti 15, 16-17 è Giacomo a parlare, riferendosi alla riedificazione della tenda che era caduta: «Con le tende della misericordia abbiamo mostrato come si può riedificare nelle nostre città la presenza di Dio, portando l’adorazione, la riconciliazione, la presenza del Dio vivo nelle strade e nel cuore delle città… Oggi le cattedrali sono incendiate, le tende divelte, la storia attaccata, il maligno è all’opera e il RnS deve stare e restare nella storia». Il quarto tempo è quello della “unità”: in Giovanni 17,20 è Gesù a parlarne: «La venuta dello Spirito, la Pentecoste sta dentro la preghiera sacerdotale di Gesù; l’unità chiesta da Gesù, «che tutti siano uno perché il mondo creda», e la stessa che papa Francesco sta chiedendo anche attraverso Charis per tutto il Rinnovamento». Il Presidente ricorda che se il diavolo divide e frantuma, l’amore di Gesù genera relazione, credibilità, rapporti cordiali, rispetto, devozione quando si parla dei fratelli. Unità significa mostrare che davvero questo amore ci unisce e ci rigenera; implica , stima collaborazione, ascolto, sottomissione».

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Nella seconda parte della relazione, Martinez affronta anche il tema delle modifiche allo Statuto approvato dalla Conferenza Episcopale Italiana in quella che oggi è la sua terza edizione (1996 e 2007 le precedenti), sottolineando principalmente alcuni aspetti. Il primo, riguarda il rilievo sempre maggiore conferito al livello diocesano, che attesta in modo chiaro quanto il RnS dovrà vivere sempre di più nelle Diocesi e nei gruppi e comunità; e quanto tutte le dinamiche dei gruppi dovranno essere ripensate in termini missionari, per rispondere sempre di più alle sfide di Evangelii Gaudium. Per quanto riguarda il secondo aspetto, cioè l’approvazione dello Statuto, il Presidente ne ha commentato il senso, a partire dal discorso che il cardinale Bassetti presidente della CEI ha tenuto alla 42^ Convocazione nazionale, in riferimento ad alcune espressioni chiave: «essere ciò che siamo»,  «essere inseriti ordinatamente nella compagine ecclesiale», essere un «popolo che cammina nella storia sotto la guida dello Spirito». Martinez ha richiamato anche diverse attestazioni di stima espresse alla Convocazione di Rimini dal Presidente della CEI riguardo ai gruppi e comunità che «abbelliscono e arricchiscono il volto della Chiesa» e che «rappresentano il meglio di quella Chiesa in uscita» che sta a cuore a papa Francesco; riguardo alla preghiera carismatica che «attira tanti e raccoglie i feriti e i moribondi»; riguardo alla fatica dei responsabili, «che non è vana nel Signore», con l’augurio che tutti abbiano la libertà di «sapersi servi inutili». Infine, il Presidente riprende due grandi priorità relative alle elezioni che vedranno, nei prossimi mesi, centinaia di persone assumere ruoli pastorali: «Che il nostro rimanga un cammino carismatico e un cammino unitario. Non abbiamo altre priorità che essere carismatici e rimanere uniti fra noi e con gli altri».

Il dono dello statuto Charis è per noi che abbiamo già uno statuto dato dallo CEI “inclusivo di altri statuti dati dai singoli vescovi, ma lo è molto di più per realtà che non vivono dentro una grande comunità nazionale. Charis, con il suo Statuto, accentua la stagione dell’unità: i vescovi hanno sempre sottolineato che l’unità in Italia è stata assicurata dal RnS, senza nulla togliere alle realtà carismatiche locali.».

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Richiamando il discorso di papa Francesco rivolto al Rinnovamento in Piazza San Pietro nel 2015, Salvatore rammenta che «nessuno è eletto a vita: ci sono delle scadenze, una cosa non comune nel Movimento carismatico; proprio in virtù di queste scadenze abbiamo sottoposto ancora una volta lo Statuto ai nostri vescovi che non ha subito modifiche, ne previsto integrazioni, salvo la richiesta di approvazione ecclesiastica per quelle figure apicali ai vari livelli pastorali che andranno in deroga ai limiti di mandati previsti».

Martinez ha spiegato la possibilità della deroga rispetto ai mandati consecutivi (attualmente tre, due con il nuovo Statuto), che riguarda i coordinatori diocesani, regionali e il Presidente, ribadendo che anche per tutte le altre figure elettive ai vari livelli della vita del RnS, secondo il  Regolamento vigente, continuerà ad essere possibile la deroga, con la differenza che nel caso non si tratti dei coordinatori diocesani, regionali e il Presidente questo potrà avvenire senza la richiesta di approvazione ecclesiastica.

Il Presidente, ricordando il suo ultimo intervento alla recente Convocazione nazionale, ha ribadito di essere sottomesso alla profezia espressa della comunità, quale essa sia: «Se sono qui è perché ho obbedito a una profezia e credo nel discernimento comunitario che desidero sia portato fino in fondo, in armonia con la volontà della Conferenza Episcopale Italiana con cui siamo in dialogo e ascolto. Ciò che chiaramente emerge è “continuità” dal RnS tutto e “stabilità” dai nostri Vescovi».

(26.04.2019)