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Cultura di Pentecoste 
Tavola rotonda sul tema “Chiamati a restituire dignità all’uomo e a non ‘lasciarci rubare la speranza’” (Papa Francesco)
42a Convocazione Nazionale RnS - Clicca per ingrandire...

La tavola rotonda prevista per il pomeriggio del secondo giorno della Convocazione si è rivelata di grandissimo interesse per l’assemblea riunita a Rimini, grazie al tema scelto e alla levatura degli ospiti presenti, capaci di mediare contenuti alti con linguaggi semplici e coinvolgenti.

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Antonio Preziosi, giornalista e Direttore di RAI Parlamento, ha condotto la tavola rotonda con ritmo, lasciando spazio ai relatori e puntellando gli argomenti con acume e simpatia. Il presupposto biblico del tema è tratto dalla conversione di Zaccheo, che si traduce in un atto concreto: «Zaccheo disse: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poverie, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”» (cf Lc 19, 8). Come ricorda Preziosi qui si trovano condensati «il concetto di furto e di restituzione», dunque principi basilari dell’idea di giustizia riparativa.

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Il primo a prendere la parola è Alfredo Mantovano, giurista, magistrato, Presidente della sezione italiana della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre; Vicepresidente del Centro studi Rosario Livatino. Mantovano, dopo avere apprezzato la «capacità di ascolto» dell’assemblea riminese, ha commentato la scelta di Zaccheo sottolineando che «il risarcimento al quadruplo è una misura che mai si è trovata in nessun codice». Dunque, è la misura di una conversione che non è superficiale. Mantovano offre anche la prospettiva del superamento della legge, proposta da Gesù, per cui non ci si può limitare alla «misura di una giustizia orizzontale e umana, che non poteva pretendere più di quanto era stato tolto», che viene superata dalla logica cristiana: «una logica che non nega la giustizia, ma conduce alla sovrabbondanza della giustizia». A proposito della cultura della legalità, tema abilmente introdotto da Preziosi, Mantovano ha spiegato che questo termine, «generico e inflazionato, vuol dire niente di più se non il rispetto della legge positiva, della legge dello Stato». Potrebbe, però, accadere che una legge dello Stato possa anche essere sbagliata: così è, per esempio per l’aborto per un cristiano. Dunque, non possiamo limitare il concetto di legalità alla sola osservanza della legge, che «resta sterile se non punta a scoprire la radice della legge che abbiamo dentro di noi… All’incontro di una comunità con Cristo – prosegue - ha sempre corrisposto la pace interna e relazioni sociali più eque. Si passa dalle comunità che praticano i sacrifici umani a comunità finalmente rispettose dell’uomo... Il nostro corpo sociale va a rotoli perché non vuol vedere Cristo e finisce per ignorare la legge che il Signore ha reso conoscibile al nostro interno». Tra le domande rivolte al magistrato da Antonio Preziosi, anche quella che riguarda la metafora del sicomoro, «posizione privilegiata o di distacco». Secondo il magistrato, il sicomoro è l’aiuto che ci permette di uscire da quello che immaginiamo di noi stessi e di scoprire chi è Gesù, per cui occorre l’umiltà di sentirci bisognosi di aiuto». Il problema è che oggi «è in corso una guerra contro i sicomori»: i crocifissi da eliminare nei luoghi pubblici; le campane da zittire nelle città…».  All’appello di Mantovani sulla necessità di prendersi cura dei sicomori di oggi, Preziosi, risponde lanciando il motto: “Salviamo i sicomori».

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L’ecomista Stefano Zamagni, nominato da poco Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali da Papa Francesco, viene sollecitato da Antonio Preziosi proprio sulle provocazioni del Pontefice, «che parla di una “economia che uccide” e si scaglia contro la legge del più forte e la cultura dello scarto». In apertura del suo intervento Zamagni sottolinea «l’importanza strategica in questo momento storico di un movimento come il Rinnovamento nello Spirito: «Voi che state dentro – dice - non percepite la capacità di trasformazione che avete, ma chi è all’esterno lo comprende molto bene». Zamagni spiega che le affermazioni di Papa Francesco vanno comprese a partire dai loro presupposti filosofici e metodologici: «Il Papa rilegge la realtà con i principi della dottrina sociale della Chiesa», dunque non attacca  l’economia di mercato ma «il modo attuale di interpretarla, che non è più in grado di soddisfare le esigenze di benessere e di progresso morale e umano che abbiamo». Il modello attuale di economia, spiega Zamagni, «tende a non essere inclusivo, a escludere quelli che non sono forti, non sono altamente produttivi e diventano così scarti umani». Preziosi ricorda, a proposito, un recente documento della Congregazione della Dottrina della fede, Oeconomicae et pecuniariae questiones,  nel quale «si punta l’indice sugli attuali elementi di diseguaglianza e sul mondo digitale». Un documento portato al centro del dibattito, anche critico, da giornali come Financial Times e New York Times, ma completamente ignorato in Italia. Zamagni ne spiega il contenuto centrale, cioè «la condanna della tesi della doppia moralità, proposta nel 1968 da un economista americano e universalmente accolta nella cultura popolare e nelle università, per cui le regole etiche che valgono per la finanza non sono le stesse che valgono per gi atri ambiti della vita associata». Le cose possono cambiare, ma la differenza potrà farla soltanto l’applicazione del concetto di Bene comune, che comporta non solo la stigmatizzazione delle diseguaglianze o dell’illegalità ma anche la capacità di trovare soluzioni: questo accadeva tra il Trecento e il Quattrocento, tre secoli prima dell’avvento del capitalismo, quando nasce l’economia di mercato e quando i francescani fondano il Monte di pietà per contrastare l’usura».

L’economista annuncia poi, a sorpresa l’uscita di un nuovo documento, prosecuzione del precedente, su un livello più pratico. Sollecitato da Antonio Preziosi sul tema della robotica e le sfide all’umanesimo, Zamagni ha ricordato che per contrastare l’idea trans-umanistica «per cui le macchine sostituiranno del tutto l’uomo: noi cristiani dobbiamo impegnarci nello studio e nella riflessione e produrre proposte concrete e argomenti fondati. Il Direttore di Rai Parlamento Preziosi ha poi introdotto il tema dell’individualismo, in contrapposizione all’idea di comunità, ben manifestata, peraltro, dall’assemblea di Rimini; di fronte a questa «domanda notevole», Zamagni ha richiamato gli indicatori di felicità individuati dall’ONU che decrescono in misura inversamente proporzionale alla crescita della ricchezza dei Paesi industrializzati: «La prova che l’individualismo libertario non mantiene ciò che promette – dice – è che pensavamo che infelici fossero quelli che non avevano nulla da mangiare. Invece sono i più felici, perché la felicità è legata alla relazione interpersonale». Ancora una volta vale per tutti il principio teologico cristiano per cui ciascuno si realizza nella relazione con l’altro: «Persino Gesù lo fa, dicendo a Zaccheo “oggi devo venire a casa tua”. Anche Gesù ha bisogno dell’incontro con noi.

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La Tavola rotonda ha visto anche la presenza di due testimoni. Marco Bartoletti, 56 anni, imprenditore fiorentino recentemente insignito dal Presidente Mattarella dell’onorificenza dell’Odine al merito della Repubblica per la politica di integrazione al lavoro di persone con disabilità e malati di cancro: «Nata nel 2000 in un garage con due dipendenti (un ragazzo cosiddetto malato e un ragazzo cosiddetto sano), la mia impresa conta oggi 250 dipendenti. Non si tratta di no-profit ma di business, con crescita a doppia cifra nel settore della moda, ritenuto restio all’inclusione». Malati di SLA, ragazzi autistici e giovani con tumori sono l’ossatura di quest’azienda: «L’economia selettiva e competitiva è da ridiscutere – afferma – e noi dobbiamo interrogarci sul fatto che privando le persone ammalate di una vita normale, siamo stati capaci di fare peggio della loro stessa malattia: le abbiamo private della dignità».

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E, a proposito di dignità, la seconda testimonianza portata sul palco è stata quella dell’avvocato Mariano Baldini, oggi detenuto e giunto a Rimini con un permesso speciale. In carcere ha incontrato la proposta di Prison Fellowship International: incontrarsi con le vittime di reato: «Questo incontro mi ha cambiato la vita». Oltre vent’anni di successo e di vita agiata tra Londra e l’Italia e poi la colpa, che lo costringe in carcere: «Con il Progetto Sicomoro ho visto la sofferenza dalla parte delle vittime… sono passato da una posizione di difesa a una posizione di apertura». Oggi apprezza cose che prima non considerava a sufficienza: «Il rapporto con mia moglie e i miei figli, le bellezze della vita quotidiana… ho rivisto il mare dopo tanti anni». Grazie a Prison, Mariano riprende in mano la sua vita, consegue una seconda laurea e ottiene un lavoro da remoto per una Fondazione dell’Università cattolica presieduta da Letizia Moratti.

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Al Presidente Martinez il compito delle conclusioni: «Questi tre amici meritano il nostro ringraziamento. Abbiamo qui rappresentati il mondo della Giustizia, dell’Economia, della Comunicazione. Tre mondi che spesso non dialogano fra loro… Noi abbiamo ricevuto da Giovanni Paolo II una consegna nel 2002, quello di diffondere la Cultura di Pentecoste senza la quale non sarà possibile la civiltà dell’amore. La cultura della Pentecoste si fa mettendo in dialogo tutte le ricchezze, da quella scientifica a quella culturale, artistica, economica, politica e, naturalmente, spirituale». Citando Luigi Sturzo e riprendendo il tema economico, Martinez osserva che «quando l’economia uccide è immorale e uccide non solo chi la subisce ma anche chi la provoca, come nel caso di Giuda che, diversamente da Pietro, non entra in dialogo con Gesù e non può riceverne il perdono… come nel caso dei tanti che si sono suicidati, per esempio dopo l’operazione Mani Pulite». Richiamando il Magistero della Chiesa, MArtinez ricorda: «Giovanni Paolo II, nella Centesimus annus, afferma che la principale risorsa dell’uomo è l’uomo stesso e Francesco ci ha chiesto di non essere solo credenti ma cittadini: siamo attesi nei luoghi dove possiamo rinnovare la società… dobbiamo essere nuovi Zaccheo che rifondano la società a partire dai tre impegni che abbiamo preso con Papa Francesco, battesimo nello Spirito, lode e servizio all’uomo». Prima di tutto, dunque, la preghiera, e poi azioni concrete con l’intelligenza che viene dallo Spirito e una fede pensata per trovare soluzioni, come lo è Prison Fellowship o l’azienda di Bartolini: «Sviluppiamo questa sensibilità anche a livello di base, nei condomini, nei consigli comunali, in associazioni di magistrati come di casalinghe, con iniziative, cooperative, progetti innovativi. Noi cristiani – conclude il Presidente – non siamo un virus da debellare ma siamo operatori sani di laicità: non esiste umanesimo più perfetto di quello che Gesù, fatto uomo ci ha consegnato».

Luciana Leone

(07.04.2019)