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Serviamo guardando alla Croce 
La Messa di don Guido Pietrogrande, consigliere spirituale nazionale, per i volontari del Servizio
42a Convocazione Nazionale RnS - Clicca per ingrandire...

Quest’anno, per la prima volta nella storia, la Convocazione si svolge in tempo di Quaresima. Un tempo propizio, in preparazione della Santa Pasqua, anche per i volontari del Servizio, come sempre pronti a offrire il proprio lavoro per la realizzazione di questo importante consesso di preghiera. Il Signore ci dona l’occasione per porci in un atteggiamento di umiltà e generosità per la gloria eterna. «Ma noi quale gloria cerchiamo?», chiede don Guido. L’evangelista Giovanni parla di gloria con l’accezione di “passione gloriosa”, che passa dall’immolazione di Gesù sulla croce. Ogni nostro desiderio di realizzazione, dunque, ogni nostro sacrificio e fatica affinché questa Convocazione possa riuscire nel migliore dei modi, devono avvenire allo stesso modo: rivolgendo lo sguardo alla croce di Cristo. Allora sì saremmo glorificati. Questo è il senso del tempo di Quaresima: camminare al fianco di Gesù, per avere la sua gloria eterna. Attraverso il servizio «ognuno di noi – ha detto don Guido - è qui perché venga glorificato il Padre, e il Figlio mostri la gloria che gli dà il Padre donando la propria vita ai fratelli».

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Poi, riprendendo la Prima Lettura, il Consigliere spirituale nazionale ricorda il senso del “vitello d’oro”, simbolo del peccato del popolo di Israele. La costruzione di un vitello d’oro doveva sopperire a un Dio non visibile, non palpabile, sebbene Dio si fosse già mostrato loro attraverso diversi prodigi. Anche noi spesso pretendiamo di vedere e toccare Dio, di sentirlo in un idolo, che noi stessi abbiamo realizzato, e che può essere il nostro lavoro, il denaro, la nostra realizzazione. È una tentazione della società di questo tempo avere un “dio su misura”, a volte si arriva addirittura a essere dio di se stessi! «C’è un’eresia – ha affermato anche Papa Francesco – per cui sembra che l’uomo sia in grado di salvare se stesso!». Sono espressioni e pensieri terribili, da allontanare. È dunque il tempo di purificare il nostro cuore, di respingere ogni tentazione e capire quali siano i veri “idoli” da seguire: il servizio che svolgiamo, la generosità, l’amore… Siamo qui solo perché il Padre venga glorificato con la nostra operosità. Chiediamo allora al «Signore che ci purifichi… La celebrazione penitenziale di domani sarà un segnale molto forte: stai per presentarti davanti a Dio. Per chi sei qui, tu?». La risposta ce la suggerisce san Paolo: «Il Padre ci ha scelto per essere santi e immacolati di fronte a Lui».

Siamo chiamati a essere proprio come il Signore ha pensato che noi fossimo di fronte a Lui.

di Daniela Di Domenico

 

Una professione di fede: “donare”!
Il saluto e il ringraziamento di Martinez ai volontari del Servizio

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«Se è la prima volta che celebriamo la Convocazione in un tempo di Quaresima – ha detto il Presidente RnS – va ricordato anche che questa Convocazione si svolge in chiusura di un intenso Quadriennio a cui seguirà, subito dopo, l’elezione del nuovo CNS». Sarà dunque occasione di un grande discernimento e di invocazione dello Spirito su chi si è reso disponibile per il prossimo Quadriennio e su chi conclude il proprio mandato. «Un gesto – ha continuato Martinez - che lo Spirito deve accompagnare con la sua Effusione».

Poi, il Presidente RnS ha ripreso alcuni passaggi delle parole di don Guido. «C’è un verbo che il Celebrante ha ripetuto tante volte nella sua omelia e sul quale lo stesso tema della Convocazione ci invita a riflettere, pensando a Zaccheo: è il verbo “cercare”, proprio come fa Gesù che viene a cercare chi è perduto. Chi è giunto fino a Rimini, infatti, non è venuto a cercare un “vitello d’oro” ma il Figlio di Dio!». Stiamo attenti – ha sottolineato Martinez - «a non far diventare anche il RnS un vitello d’oro o la ricerca della propria gloria». È Gesù che cerca, ci convoca. Ma allo stesso tempo ognuno di noi, per primo, è qui per “vedere” Gesù. La Convocazione diviene così un grande Sicomoro, una postazione privilegiata per vedere Gesù. «E chi viene a Rimini – ha continuato Martinez – lo incontra davvero. Chi vinee qui da perduto, è trovato». Chi viene qui fa l’esperienza di Zaccheo: viene scorto da Gesù e esortato ad aprigli la sua casa.

Da oggi si comincia a sperimentare il nostro desiderio di incontrare Gesù. Noi per primi, attraverso il servizio, nei fratelli che serviremo, nelle animazioni, nei gesti che abbiamo preparato, nella preghiera, diventeremo il Sicomoro da cui anche gli altri potranno scorgere Gesù. I gesti, prima di tante catechesi e parole, comunicano il nostro incontro con il Padre e contagiano i fratelli della gioia sperimentata.

Il secondo verbo importante è “dare”: quanto doniamo sarà la misura del nostro amore per Gesù, proprio come Zaccheo che, sceso dal Sicomoro, promette di restituire quattro volte tanto. Accogliamo i fratelli con la libertà, con il desiderio di donare, di accogliere e restituire quanto ricevuto nel nostro cuore. «Da soli non facciamo niente. Abbiamo bisogno di ognuno di voi proprio lì, nel posto dove il Signore vi ha chiamato».

Il Signore ci ha cercato, ci cercherà e si lascerà incontrare… Il Signore ha bisogno di questo Sicomoro che è la Convocazione e chiede, a ciascuno di noi, come a Zaccheo, questa professione di fede: “Io voglio dare!”.

Sintesi di Daniela Di Domenico

(05.04.2019)