Nella Casa circondariale di San Vittore, a Milano, l’iniziativa
“L’Altra cucina… per un pranzo d’Amore” ha avuto inizio nella cappella del
Reparto femminile, dove l’arcivescovo mons.
Enrico Delpini ha presieduto la Celebrazione eucaristica. Alla Santa Messa
hanno partecipato gli agenti di Polizia penitenziaria, i numerosi volontari, il
direttore del Carcere Giacinto
Siciliano, Andrea Candore, coordinatore
regionale RnS della Lombardia e le numerose recluse, che hanno pregato e si sono
commosse durante l’omelia. A concelebrare anche i cappellani don Marco Recalcati e don Roberto Mozzi che, nei giorni precedenti
al Pranzo, hanno fatto recapitare in ogni cella la Lettera di Natale scritta
dall’Arcivescovo.
«Ci sono uomini che sperimentano
l’esperienza del limite come un’ingiustizia, una cattiveria, una specie di
trappola tesa da qualcuno», ha detto il Vescovo durante l’omelia. Ma esistono anche
«uomini e donne che considerano il limite come la soglia alla quale si può
bussare, come un muro che si presenta invalicabile ma che, allo sguardo della
fede, lascia aperta la porta stretta attraverso cui si può andare oltre».
L’iniziativa, dopo 5 edizioni svoltesi ad Opera (MI), è stata
realizzata per la prima volta anche a Milano San Vittore. 170 i coperti nel
carcere di Piazza Filangieri, in due tavolate: la prima presso lo stesso
Reparto femminile; l’altra, con detenuti, detenute e familiari, nel Centro
polifunzionale. A San Vittore, come nella Casa circondariale di Bologna, dietro
i fornelli si è messo un gruppo di avvocati del gruppo “Toghe&Teglie”. Tra
gli ospiti che si sono esibiti per i detenuti e le detenute, Max Laudadio, volto noto del programma
“Striscia la Notizia”, e il comico Christian
Cinelli; i cantanti Piergiorgio e Noe, la cantautrice Isabella Biffi (in arte IsaBeau), la
cantante non vedente Silvia Zaru e il musicista Francesco Del Poz.
«È difficile il Natale in carcere», ha affermato Giacinto
Siciliano nel suo breve intervento, rivolgendosi all’Arcivescovo. «Ho visto –
ha continuato Siciliano - gente che pregava, piangeva, che palesemente
soffriva, ma lei ci ha lasciato un grandissimo messaggio: la gioia del limite,
che può diventare sprone a essere diversi… Gli chef stellati
che entrano in carcere non cambiano la vita, ma è comunque un gesto di amore
che vuole, per un giorno, trasformare il carcere».
Daniela Di Domenico