Gettare semi di speranza nel cuore di chi si è
macchiato di delitti terribili, restituire la speranza in chi l’ha gettata nel “vento
della vita”, aprire sentieri di vita nuova. Con questi obiettivi il 18 dicembre
scorso, anche 41 detenuti del Carcere di Lanciano hanno partecipato, per la
prima volta, all’evento nazionale “L’Altra cucina… per un Pranzo d’Amore”. E, insieme
all’amore per l’uomo condannato dalla giustizia umana, è arrivato in soccorso
il servizio, quello dei volontari del RnS dell’Abruzzo che si sono prodigati
per annunciare un Natale ricco di umanità. I volontari sono entrati in carcere,
con generosità, sfidando anche chi ritiene inutile offrire cammini di vita
nuova ai carcerati, potendo contare sulla potenza della parola di Dio che “fa
nuove tutte le cose”.
Nei tre incontri di catechesi preparati nelle
settimane precedenti al Pranzo, i detenuti hanno imparato che Dio Padre è
venuto a servire l’uomo con il suo Figlio Gesù, e che questi ha rinunciato alla
sua condizione divina per abbracciare l’uomo ferito. Lo Spirito Santo, in forza
della “libertà dei detenuti” che avevano scelto di vivere “pomeriggi alternativi”,
ha operato nei cuori. Proposte di vita forti, personali, per lasciare il
vecchio e abbracciare la risurrezione di Gesù, apparentemente sconfitto in
croce, ma “pietra angolare” per una vita nuova.
Il pranzo è stato “stellato”! A Lanciano ci ha
pensato lo chef Nicola Fossaceca che,
con la sua equipe e con la collaborazione dei detenuti, ha offerto piatti gourmet. Serietà e raffinatezza,
sinergia, gioco di squadra hanno così messo in moto una catena di amore “a
tavola”, lo stesso luogo dove Gesù stava anche con i peccatori («Ecco, è un
mangione e un beone», l’etichetta farisaica, cf Mt 11, 19). A portare una
ventata di allegria e di risate il comico lancianese Ivaldo Rulli con i suoi sketch satirico dialettali.
Stupore, meraviglia e vicinanza sono stati i sentimenti
che hanno attraversato l’Istituto penitenziario. I detenuti serviti per
l’evento sono quelli che si sono macchiati di delitti efferati; quelli dell’“ala
di alta sicurezza”, quelli per i quali spesso si dice: “è meglio buttare via la
chiave”. Ed è proprio dentro queste vite che si è seminato più in profondità, cercando
di tracciare un solco di vita nuova, di speranza mai perduta. Nella Sala,
detenuti, personale penitenziario, operatori ed educatori, insieme ai volontari
del RnS, hanno creato un clima di collaborazione, di testimonianza, per dire
che “rinascere a vita nuova si può!”. La passione e l’intraprendenza della
direttrice del carcere, Lucia
Avantaggiato, che ha voluto tenacemente che Lanciano partecipasse
all’iniziativa, meritano di essere segnalate. Con il Pranzo d’amore, a 41
persone, piene di dignità ferita e macchiata da crimini, è stata gettata un’áncora
di salvezza, un’occasione per uscire dal tunnel della disperazione. Le celle
del carcere possono divenire luoghi di misericordia e di speranza, perché
nessun uomo è il crimine che ha commesso.
Alessandro Di Matteo