Il Rinnovamento nello
Spirito Santo plaude al Cardinale Gualtiero Bassetti per le parole rivolte ai
Vescovi e ai fedeli laici d’Italia
Tre le parole chiave
del Discorso - giovani, liturgia,
fragilità -, ben confacenti alle sfide del tempo presente.
Il Presidente della
CEI ha ribadito l’urgenza di accompagnare i giovani
per un loro motivato e adeguato soggettivismo ecclesiale e sociale, anche
attraverso le pedagogie educative e rieducative proprie delle Parrocchie,
Comunità, Associazioni e Università. I giovani, ha ricordato, devono recuperare
“il gusto delle relazioni in una dimensione comunitaria”, per essere capaci di
dare una storia, un senso e una profondità nuove al dialogo con il mondo. Un
impegno da non rinviare, che capitalizzi la ricchezza di contenuti e di
approfondimenti che il recente Sinodo dedicato ai Giovani ha offerto a tutta la
Chiesa, “non per fare una Chiesa per i giovani”, ma perché essi vivano la
giovinezza della Chiesa” e la aiutino a conservarsi spiritualmente giovane e
dinamica.
Il Cardinale
Bassetti, ricordando l’approvazione della nuova edizione italiana del Messale Romano e della nuova traduzione della
supplica «et ne nos inducas in
tentationem» del Padre nostro, ha insistito sulla necessità
di “impostare con lungimiranza una pastorale
liturgica”. Non c’è dubbio che nelle nostre comunità va perdendosi il senso
teologico della liturgia e la sua fondamentale azione per la trasmissione della
fede. Solo comunità vive, capaci di celebrare la bellezza della fede pasquale e
pentecostale, potranno farsi testimoni al mondo dell’esperienza di Gesù vivo.
Il Presidente della CEI ha poi
evocato le fragilità morali e
culturali che attanagliano il Paese, non meno di quelle idrogeologiche che
ingentissimi danni hanno provocato. In special modo, ha ribadito la prossimità
della Chiesa alle persone e alle istituzioni sempre più cadenti e cedenti: “le famiglie ferite negli affetti”; “gli
anziani, che non si sentono più utili a nessuno”; “una scuola qualificata da
cui non possono essere esclusi i nuovi italiani”; “una sanità accessibile a
tutti”; “una giustizia che continui a perseguire un uso sociale dei beni
recuperati alla legalità”; “un uso del potere corretto e trasparente”. Dunque
il servizio che la Chiesa rende ferialmente al Paese, al di là di tanta sterile
retorica e di un improduttivo ideologismo, che la vorrebbero relegata ai
margini e non al cuore delle nostre società, sempre più “imbarbarite nel
linguaggio” e attraversate da “divisioni e paure collettive”.
Un Chiesa che “non
intende stare alla finestra” e che il Presidente della CEI vuole sia a servizio
“di una società più libera, plurale e solidale”, mediante due scelte preferenziali,
per le quali urge un maggiore impegno da parte dei laici cristiani: “il servizio al bene comune” e “la laicità della politica”.
Binomio vitale, non solo ideale, per il quale si chiede proprio ai laici
di farsi interpreti di “piena autonomia di pensiero, di parola e di azione
nella sfera pubblica”.