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Rinnovamento: un cammino generato e generativo 
Sintesi della seconda relazione di Salvatore Martinez
42ª Conferenza nazionale animatori - Clicca per ingrandire...

Nella seconda metà della mattinata, è ancora Salvatore Martinez a esplicitare ulteriormente quello che può essere considerato un unico intervento. Tre le direttrici che guidano la riflessione del Presidente: la comunità, la pastoralità, la missionarietà.

Sul primo tema, quello della comunità, l’analisi, prima ancora che spirituale, è sociologica: «Se l’individualismo è il male del secolo, la fraternità è l’antidoto a questo male». L’azione dello Spirito Santo è quella di mettere insieme, di dilatare, di compiere «un esodo, innanzitutto da noi stessi… In un tempo in cui manca l’apertura al trascendente e si sta sacrificando l’umanità su molti altari satanici, occorre contrapporre alle visioni conflittuali l’azione di riconciliazione che è propria dello Spirito Santo». Venendo al Rinnovamento, Martinez osserva che «lo Spirito Santo è sacramento di comunione e che questa azione unificante deve avvenire a partire dai gruppi, che abbiamo deciso di chiamare comunità: non nel senso canonico del termine, ma nella direzione di una vita comunitaria che riproduca le dinamiche del corpo di Cristo, così come sono esplicitate nella Prima Lettera ai Corinzi, in termini di interazione e corresponsabilità». In questo senso, la vita comunitaria si riverbera sul mondo intero, come papa Francesco non smette di ricordare, «insistendo su un’idea di fratellanza universale che non è miscellanea sincretistica di religioni, ma è tornare all’unico destino del genere umano che è Dio». Oltre all’individualismo, nemico della vita comunitaria, Salvatore addita un ulteriore elemento culturale disgregante e distruttivo: la «perdita del senso del limite che ha assunto, nella civiltà dell’errore, una dimensione gigantesca: se tutto diventa possibile, si profilano il fallimento e la fragilità, causati dall’eccessiva stima di se stessi o, al contrario, dalla perdita della stima di sé». E poi, ancora, l’egoismo, che ci fa mancare le relazioni, la superbia, che le fa alterare, la concupiscenza che ce le fa usare, la menzogna che le falsa. Sulla comunità il Presidente è molto assertivo: «Siamo una comunità nazionale: ogni parte del corpo si muove nell’unico dinamismo, anche le parti meno visibili (come gli anziani o i sofferenti o i più deboli). Tutti, al di là della loro funzione specifica, hanno la stessa missione: mostrare quel corpo nella sua interezza e rivelare che è corpo mistico di Cristo». La crescita nella comunione avviene certamente con la crescita e la formazione, «ma non è questa la misura della comunione, quanto piuttosto la vita personale di fede, l’Eucaristia, il dipendere da Dio e dalla sua Parola». Allora il cammino del Rinnovamento sarà generato e generativo. In caso contrario, come ci racconta la storia, i carismi finiranno non con il “distinguere” ma con il “dividere”.

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Sulla seconda questione, quella della pastoralità, il Presidente RnS ricorda la differenza che intercorre tra l’essere servi e l’essere amici, di memoria giovannea: «I servi obbediscono senza capire. Gli amici sanno. Oggi, dire che animatori e responsabili non sanno non è più giustificabile. Se siamo in amicizia con Gesù, non ci limitiamo a un’obbedienza cieca: conosciamo il cammino da fare, assumiamo la responsabilità di difenderlo, proteggerlo, animarlo». Per farlo, raccomanda Salvatore, occorre una nuova fraternità tra i responsabili e un ritorno «non solo alla conoscenza, ma all’esperienza della Parola di Dio. Altrimenti ci saranno accentramenti, criteri arbitrari, insignificanza degli anziani, che invece ci hanno generato; insignificanza dei giovani, che invece sono capaci, preparati e – insiste con forza – devono stare all’interno degli organi pastorali!». Infine, riguardo alla missione, il Presidente rimanda all’intervento successivo, quello che concluderà la 42esima Conferenza animatori, ma anticipa sinteticamente tre evidenze. Preghiera: tutto nasce dalla preghiera comunitaria carismatica; seminari di effusione: dentro e fuori i gruppi e le comunità; carismi: ripensati nella duplice direzione della comunità e del mondo, dell’animazione e della missione. Con le reliquie di San Giovanni Paolo II e della Beata Elena Guerra, si conclude in preghiera, benedicendo l’opera dello Spirito Santo. 

Luciana Leone

(03.11.2018)