A chiudere, come ogni anno, la prima parte del
Pellegrinaggio delle Famiglie, per poi dare il via al cammino fino a Pompei, il
presidente nazionale Rns Salvatore Martinez.
Con il rosario stretto in mano, dapprima un
ringraziamento ai presenti, uno per uno, ogni pellegrino elevato al “valore di
famiglia”: separati, divorziati, risposati, vedovi e vedove, figli che dovevano
essere abortiti, figli che erano stati abbandonati e sono stati ritrovati,
figli adottati, figli affidati, diversamente abili, persone ammalate, figli,
genitori, nonni, nessuno anonimo.
«Ognuno di noi è dentro questo rosario - ha esordito
il Presidente – è dentro questa storia, è dentro questi misteri che non
attraversano soltanto la nostra vita ma attraversano la storia dell’uomo, la
storia del nostro Paese, la storia del nostro mondo».
Un ringraziamento è partito dal cuore per il sacrificio,
per la perseveranza, per la testimonianza di fede e di gioia. Tutto ciò è
grande regalo non solo per il Rinnovamento, per la Chiesa, ma per il nostro Paese.
«C’è un articolo della Costituzione all’inizio -
continua Martinez – nel contesto del tema grande del “lavoro”, (art. 4.2), in
cui si dice è un dovere per ogni cittadino assicurare, sul piano personale e
sul piano associativo, il progresso spirituale del Paese. Un Paese progredisce
se avanza spiritualmente, non se avanza solo materialmente. Noi oggi costruiamo
il nostro Paese, noi oggi salviamo il nostro Paese, perché la crisi è
spirituale. Si dimostra facilmente: le nostre chiese saranno sempre più chiuse
perché le nostre case non sono aperte; le nostre chiese saranno sempre più
spopolate perché le nostre case non sono popolate; nelle nostre chiese ci sarà
meno preghiera, perché nelle nostre case non c’è più preghiera. Se Gesù non
rinasce nelle nostre case, Gesù muore nelle chiese, muore nel Paese, muore nel
mondo intero. Noi abbiamo una grandissima responsabilità, noi stiamo dalla
parte della vita, non solo se gridiamo che la famiglia è viva!, ma se la
famiglia vive regalando vita. Questo è il progresso spirituale di un Paese, che
noi possiamo assicurare».
Le domande poste ai pellegrini presenti sono nate
poi spontanee: «Voi pensate che davvero questo mondo sia interessato al futuro
dei nostri figli? Siete davvero convinti che si stia lavorando per permettere
alla vita di trionfare sulla morte? In quanti modi ci stiamo preoccupando di
comprendere il valore della vita? Se questo non avviene in una casa, non
avviene nel luogo in cui la vita sboccia, non possiamo di certo attendere che
questo avvenga nei Parlamenti. Quando tu parli a un ambasciatore, quando tu
parli ad un vescovo o politico, prima di tutto lì c’è un uomo, lì c’è un
figlio, lì c’è un padre. Perché non riusciamo a guardarci, a parlarci e a
intenderci a partire da ciò che ci accomuna… La soluzione viene dal basso,
dalla famiglia, viene dai luoghi nei quali possiamo riconoscerci in umanità
fratelli, sorelle, membri della stessa famiglia umana e accomunati dallo stesso
desiderio di vita. C’è nel cuore di ogni uomo un insopprimibile desiderio di
vita: questo nasce, cresce, matura solo in una “casa”. Dio che “ha la vita”, avrebbe potuto dare il figlio che “è la
vita” in mille modi; lo dà in uno e inequivocabile modo: cerca un padre e una
madre, Maria e Giuseppe, e cerca una Casa a Nazareth. Gesù nasce in una casa,
cresce in una casa, è educato in una casa… Ma se noi non lo facciamo, se non
ritorniamo a farlo con passione, convinzione, questo non lo faranno altri per
noi. Non deleghiamo ad altri la nostra responsabilità di dare la vita!». Condizione
necessaria però è sempre la preghiera: senza la forza della preghiera tutto questo
non sarà possibile; senza l'intelligenza della preghiera nulla di nuovo
avverrà; senza la bontà che ci dà la preghiera, senza il coraggio di servire
fino alla morte che ci dà la preghiera, questo non sarà possibile».
«Il Padre “ha la vita” ed è il creatore, il padre ha
tutto e ce lo dona, ci dà Gesù, ci dà la famiglia, ci dà l’intelligenza i mezzi.
Gesù “è la vita”. “È” significa vive, deve vivere! La domanda è: vive o non
vive Gesù? È il canto preferito da Papa Francesco, anche questa mattina, in
Sicilia, a Piazza Armerina, dove lui si trovava, accolto dai canti del RnS, si
cantava “Vive Jesus el Senior”. Ma
“vive” non è un canto: o vive o non vive; entra a casa tua, vive Gesù si o no?
Se non c’è preghiera non vive, vivi tu ma Lui no. Deve vivere Gesù, “io sono la
vita”, e “sono” significa devo starci. Va dunque
identificato il problema. Il problema del non sapere più amare, di non riuscire
più a insegnare ai figli ad amare».
Per concludere il suo intervento, il presidente
introduce una breve lezione, insegnando un potente alfabeto, un “ABCD” della
preghiera, le prime lettere dell’alfabeto associate ad alcuni effetti della
preghiera.
“A” sta per
Amati, noi siamo amati! Chi prega è amato! Ma diventa anche amante,
cioè è capace di amare perché l’amore che sente lo dà; se non lo si ha non lo
puoi dare. L’amore lo ha il Padre, l’amore è il Figlio, l’amore lo dà lo
Spirito. Allora questo amore ce lo dà lo spirito. Siamo amati perché lo Spirito
ci fa sentire l’amore e possiamo dare amore, perché ci aiuta lo Spirito che
riceviamo pregando.
“B” come
buoni. Non belli! Il mondo cerca belli, noi cerchiamo buoni. I veri
belli sono i buoni, il male si vince con il bene, dunque la preghiera di
guarigione, la preghiera di consolazione, la preghiera di liberazione, quella
che produce un bene, la preghiera che ci fa diventare buoni. Senza preghiera il
cuore rimane cattivo; senza la preghiera il cuore del mondo non sarà liberato
dal male.
“C” come
coraggiosi! Famiglie coraggiose Il coraggio di stare sotto il
sole qui, il coraggio di portare anche gli ammalati, il coraggio di Papa
Francesco, il coraggio dei piccoli, il coraggio di chi rischia, il coraggio di
Maria. Chi dà il coraggio? Lo Spirito, ecco la preghiera, dobbiamo chiedere
coraggio. Adesso lungo il pellegrinaggio ognuno deve chiedere il coraggio delle
scelte da fare, il coraggio di resistere al male, il coraggio di resistere
nella prova, il coraggio della fede e di scegliere di stare dalla parte del
Vangelo di Gesù.
“D” come disponibilità. Dobbiamo dire alla Madonna, allo Spirito, dobbiamo dire a Gesù: “Io
sono disponibile!”. Ma se non hai la preghiera, tu il “sì” non lo dirai mai.
Per dire sì, per essere disponibile, il tuo cuore deve pregare; per dire “sì”
alla vita, “si” al servizio, all'accoglienza dei migranti, all'accoglienza dei
poveri, ad attendere ad un servizio o ministero; per dire “sì” a tutto quello che ci viene chiesto, si
deve essere disponibili. Senza preghiera sarà solo “no”, il “sì” di Maria lo si
dice con la preghiera che ci rende disponibili».
«Questo ABCD della preghiera è già
il Vangelo della famiglia. C’è bisogno di famiglie amate,
famiglie buone, famiglie coraggiose e famiglie disponibili».
E nuovamente alzando il rosario come offerta - per
chiedere alla Madonna uno sguardo per ognuno dei presenti, per aprire il cammino,
per arrivare con Maria in Cielo mistero dopo mistero, per far entrare questa
preghiera trasformante – il Pellegrinaggio si muove verso Pompei.
Antonella Di Coste