Il Presidente della Fondazione Vaticana
“Centro internazionale Famiglia di Nazareth” Salvatore Martinez è in missione a
Bruxelles, nella veste di Rappresentante Personale della Presidenza Italiana in
esercizio OSCE 2018, Dimensione 3 sui “Diritti umani” con delega alla “Lotta al
Razzismo, Xenofobia, Intolleranza e Discriminazione dei Cristiani e di Membri
di Altre Religioni”.
Salvatore Martinez è intervenuto a
Bruxelles, presso l’Egmond Palace, lunedì 14 Maggio alla Conferenza
Internazionale Ministeriale sulle vittime di violenze etniche e religiose nel
Medio Oriente, co-presieduta dal Regno del Belgio e dalla Repubblica Libanese.
Lo scopo della Conferenza internazionale,
a tre anni dall’adozione del Piano di azione di Parigi del 2015 e un anno dopo
la Conferenza internazionale di Madrid, è stato quello di ripercorrere lo stato
dell’arte a seguito della sconfitta militare di Da’esh (Isis) in Iraq e Siria e
di individuare i rischi, le prospettive e le iniziative da mettere in campo
sulle tematiche oggetto di discussione.
Dopo una sessione plenaria, nella quale i
Ministri degli Esteri di diversi Paesi si sono soffermati sul tema generale
della conferenza, il tema “pace, giustizia e istituzioni forti” è stato declinato
in due specifiche sessioni, con riferimento rispettivamente al controllo e alla
riconciliazione e dunque alla partecipazione inclusiva e alla prevenzione.
Alla Conferenza internazionale hanno
partecipato Ministri e Alti Rappresentanti provenienti da diversi Paesi del
mondo, il Segretario per i Rapporti con gli Stati, S.E. Mons. Paul Richard
Gallagher, in rappresentanza della Santa Sede, oltre a Sua Maestà il Re Filippo
di Belgio.
Nel corso dei lavori, il Presidente
Martinez ha dichiarato: «Siamo impegnati
a promuovere il dialogo interculturale e interreligioso e una comprensione
reciproca tra le diverse comunità. La nostra lotta contro la discriminazione
per motivi etnici e religiosi è prima di tutto un’iniziativa culturale, un
grande investimento sociale che richiede più società civile e sforzi a lungo
termine per rivolgersi alle generazioni più giovani che stentato ad avere
fiducia nella politica e nelle religioni».
Per Martinez è necessario «un dialogo che presupponga “identità
comunitarie” oggi fortemente destrutturate, che pregiudicano il futuro dei
giovani e la loro convivenza pacifica» ed urge «un grande “investimento educativo” che renda le nuove generazioni
capaci di governare i processi di ricostruzione “morali e spirituali", non
secondari a quelli economici e infrastrutturali».
Martinez,
sul tema della conferenza, ha sottolineato altresì come: «la distruzione del patrimonio culturale e religioso, abbia un impatto
negativo sulla stabilità di questi territori, stabilità che si potrà determinare
solo attraverso l’armonizzazione delle differenze profonde e storicizzate che
esistono nei territori stessi».
Infine, ha
concluso mettendo in evidenza come «ci
sia tra le genti, una voglia di pace
e di giustizia sociale crescente, che non possono essere deluse e alterate da
politiche internazionali poco attente al destino dei popoli prima che degli
Stati».