«Amare
significa servire. Amare significa salvare». Questa la risposta di Gesù al dottore
della Legge che gli chiedeva: "Come devo guadagnarmi la vita
eterna?" (cf Lc 10, 25). Il presidente
Salvatore Martinez, nella sua relazione conclusiva - sul
tema "Vai e anche tu fai così" (Lc 10,
37b). "Gesù, maestro e modello di vita nuova" -, richiama
con forza gli uomini e le donne del Rinnovamento a diventare samaritani e
locandieri nelle vie della storia, capaci di gratuità e generosità nel servire,
come insegna la parabola evangelica che è stata il cuore della 41ª
Convocazione nazionale RnS.
«Il
fine del servire è per la salvezza dell’uomo, dunque per la vita eterna -
spiega Martinez -. Nessuno, né il Rinnovamento, può sottrarsi alla
parabola della vita di Gesù». Al centro del suo ministero, infatti, dall'inizio
alla fine del suo insegnamento, «c'è sempre l’uomo, un uomo che grida
"salvezza". Ci sono, al capitolo 25 di Matteo, nominati i
sei uomini "mezzi morti" della storia: l'affamato,
l'assetato, il forestiero, il nudo, l'ammalato, il carcerato (cf vv.
34-45)». Martinez ricorda le parole del Santo Padrein Laudato si': «Occorre
sentire nuovamente che abbiamo una responsabilità verso glialtri e verso il
mondo» (n. 229), e si sofferma sulla triplice dimensione
dell'effusione dello Spirito, che il Pontefice ha invitato il
Movimento a "portare" ovunque. Un'Effusione che «viene
a vincere la nostra solitudine. Con essa - spiega il
Presidente RnS - si ritrova Dio, se stessi, gli altri.
In essa è la soluzione ai mali della storia che vorrebbe l'uomo
solo. Esperienza di trascendenza divina,l'Effusione non serve per
pregare meglio, ma per vivere meglio, per testimoniare "sulla
strada" l'esperienza carismatica dello Spirito.
Alla
“grazia”, però - continua Martinez -, non corrisponde il
“grazie”. Il buon Samaritano non attende la ricompensa da parte di qualcuno,
fa quello che deve fare. Sapremo seguirlo se abbiamo compreso che
servire Dio è servire l'uomo, che essere carismatici nel
“tempio” significa esserlo anche nel “tempo”, che non c'è una doppia vita,
ma una sola, rinnovata.
Commentando
la parabola evangelica, il Presidente RnS si sofferma sulla figura
del brigante, e ammonisce: «Siamo anche noi briganti quando
non permettiamo che la dignità dell'uomo splenda in tutta la sua
bellezza, e lo abbandoniamo; quando facciamo prevalere in noi invidie
e gelosie e vogliamo avere la meglio sugli altri. Siamo briganti
nella storia quando non abbiamo ancora vissuto la conversione del
cuore».
Il
buon Samaritano, invece, «non si limita ad avere compassione, ma dà
tutto quello che ha. Egli esercita due volte il ministero della cura: la
prima con il suo servizio; la seconda permettendo il servizio del
locandiere. Si prende cura dell'uomo ferito,ma
poi chiede al locandiere: "Prenditi cura tu per
me di lui, ma fallo con i miei soldi, con le mie
risorse" (cf Lc 10, 35). Così -
continua Martinez - si costruisce la comunità. Così si
costruisce la storia. C'è un prendersi cura personale, ministeriale,
e c'è un prendersi cura comunitario. Ma sempre ciascuno è coinvolto
con tutto se stesso, con le risorse spirituali e materiali
che possiede».
Ricchezza,
povertà, generosità e abbandono alla Provvidenza. Il
Presidente affronta il«tema scottante» del denaro, e ricorda
le parole di Paolo a Timoteo: «"Fare del bene per
arricchirci di opere buone" (cf 1 Tm 6, 18). Più
spendi nel regno di Dio - dice con forza - più ricevi! Eppure
assistiamo a una continua “confisca spirituale” di beni, per cui chi ha
ricevuto dei talenti non li spende. Il locandiere ha a
disposizione solo due denari, ma il buon Samaritano
lo rassicura: «Spendili! Ti do la mia fiducia, ti do la mia
potenza. Poi avrai il resto, poi avrai il saldo, che è la vita
eterna. Oggi - chiede il Presidente - chi è il
locandiere? Chi vuole meritare la fiducia del buon Samaritano? Che
senso avrebbe, del resto, un locandiere senza una locanda? A che
servono denari, sacramenti e carismi, se non c'è l'uomo da salvare?
Carismatici
per la strada, che è il mondo, e carismatici nella locanda, che è la comunità:
questo il mandato! Andate ai crocicchi delle strade -
continua Martinez parafrasando la parabola del banchetto
nuziale (cf Mt 22, 1 ss) - e non chiedete, prima di
soccorrerlo, se è un immigrato, un rifugiato, se ha
ricevuto la Preghiera di effusione. Andate subito, in fretta, e portate
tutti alle nozze, buoni e cattivi! Siamo invitati ad accettare la
chiamata di Francesco a uscire dalle comodità e raggiungere le
periferie in cui deve ancora arrivare la luce del Vangelo».
Infine,
il Presidente ricorda i discepoli di Emmaus: «Non possiamo
tornare a casa come loro mentre percorrevano la strada da Gerusalemme
a Emmaus, immobili nella nostalgia di Gesù. Non possiamo essere
un Rinnovamento che si guarda allo specchio, soddisfatto di aver
vissuto "episodi di cielo" o di essere stato rafforzato
nella fede. Non basta!
Fare e
rifare è la nostra sfida!». E richiamandosi all'immagine di
Mosè a cui Dio chiede di cercare uomini generosi per
edificare il suo tempio, afferma: «Il Rinnovamento ha
bisogno di uomini generosi, ha bisogno di cuore, il cuore
che abbiamo visto esplicitarsi nei gesti del buon Samaritano, nell'Amen
silenzioso del locandiere. La locanda della Chiesa non
chiuderà mai, gli inferi non prevarranno».
Conclude infine con
l'appello di Francesco: «"Voglia il Cielo che tu possa riconoscere
qual è quella parola, quel messaggio di Gesù che Dio desidera dire al mondo con
la tua vita. Lasciati trasformare, lasciati rinnovare dallo Spirito, affinché
ciò sia possibile" (Gaudete et exsultate, n.
24). Sono parole che ci guideranno, parole con cui il
Rinnovamento si rimette in moto. Appena usciti da questa città,
Pesaro,quell'uomo "mezzo morto" ci sta aspettando e lì sarà vero
Rinnovamento nello Spirito».
Lucia
Romiti