“Dio è come quel bambino
che gioca a nascondino: se non viene cercato si rattrista”; con queste
parole inizia l’ultima mattina della 41ª Conferenza Nazionale del Rinnovamento.
La preghiera carismatica si apre con la lode e il rendimento di
grazie per le meraviglie che il Signore ha compiuto; «Che cosa renderò al
Signore per quello che mi ha dato?» (Sal 15, 12), il popolo si unisce al Salmista
nell’inno di ringraziamento per tutti i doni e i prodigi che il Signore ha
compiuto in mezzo a lui in questi giorni.
L’assemblea innalza canti di benedizione per il Dio che
elargisce salvezza e amore e riconosce che Gesù è il Signore, colui che vince
ogni resistenza e che ha operato ancora questa mattina, nella lode, abbattendo
le ultime barriere.
“Benedetto sei Signore”, è il grido che si innalza, che apre il
cuore e che permette al Dio di vincere ancora una volta; è la benedizione che
il popolo, con fede, innalza forte al cielo e che esplode in un potente canto
in lingue a cui si uniscono tutte le schiere celesti, i santi, i martiri e che
fa aprire il cielo dal quale scende la benedizione. A conferma c’è la parola: «Verrò
presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona. Il
vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai
più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio,
della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme
con il mio nome nuovo» (Ap 3, 11-12).
È questa la nuova Gerusalemme, il popolo di Dio che, con le mani
alzate, aspetta la venuta del Signore e invoca lo Spirito Santo affinché possa
aprire i suoi occhi e il suo cuore al mistero di Dio che, ancora una volta, si
manifesta in mezzo al suo popolo e lo riempie di grazie e benedizione.
Questa invocazione non si ferma solo all’interno dell’assemblea,
lo Spirito viene invocato anche per la città di Pesaro e per tutta la terra: il
popolo alza le sue braccia per abbracciare il mondo e intercede per lui
affinché lo Spirito invada il tempo e la storia; è un nuova Pentecoste che si
compie all’Adriatica Arena e porta con sé un mandato: “Esorto gli anziani che
sono tra voi, quale anziano come loro, come testimone delle sofferenze di
Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio
che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non
per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi
affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pastore
supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce… E il Dio di ogni
grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso
vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e
saldi. A lui la potenza nei secoli. Amen!” (1 Pt 5, 1-11).
È questo il mandato che il Signore dà al suo popolo al termine
della preghiera: essere custodi gli uni degli altri, amare e accogliere tutti i
fratelli e vivere nell’unità accettando la diversità di ognuno.
“Stringici insieme con nodi d’amore” è la preghiera conclusiva
che il popolo, unito per mano, innalza al cielo, è la preghiera di chi s’impegna
per l’unità, nella responsabilità di custodirsi reciprocamente come fratelli
nel nome del Signore. Alleluia!
Sara D’Urzo