“Gesù
lo vide e ne ebbe compassione… lo portò in una locanda e si prese cura di lui…
E disse: «Va’ e anche tu fai così»” (cf Lc 10, 30, 37): un tema attualissimo
quello della 41ª Convocazione nazionale in cui ci ha introdotto, con sapienza e
chiarezza, mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia e Presidente della
Conferenza Episcopale Triveneto. Il tema racchiude in sé tutta la forza e lo
slancio di un vero progetto di vita: «Ripensare se stessi e le proprie comunità
a partire dall’essenziale, il Signore Gesù, il sacramento fondamentale della
salvezza, il Suo Vangelo».
Uno dei nuclei tematici dell’omelia,
tratto dagli Atti degli Apostoli (cf 9, 26-31), è relativo alla figura di Paolo
che, «dopo “l’incontro/scontro” con Gesù sulla via di Damasco, diventerà per la
Chiesa il testimone concreto, vivo, reale di quanto la grazia di Dio possa
compiere nell’umano».
Dalle parole del Patriarca tutta la
portata e la potenza della grazia, che Dio mette a disposizione dell’uomo: «La
Chiesa e noi uomini possiamo sempre contare sul dono dello Spirito e sulla
grazia che tutto rinnova in Dio». Una grazia che non è prigioniera del tempo e
dello spazio… ma irrompe con la sua forza creatrice, come è accaduto anche per
Saulo che da primo persecutore diventerà poi il primo evangelizzatore.
Lo stesso Paolo rimane disorientato di
fronte alla grazia dello Spirito che lo
ha liberato completamente dall’uomo vecchio trasformandolo in un uomo nuovo.
Ecco la straordinaria forza della sacramentalità cristiana. «Paolo –
continua mons. Moraglia - non è il risultato di scelte umane; Paolo è
sacramento della grazia di Cristo». E l’intera Storia umana ci insegna essere
sempre frutto delle mani di Dio. Tutto ha origine solo da Dio e in Dio.
«Lo Spirito opera sempre nella Chiesa e ci
domanda di diventare suoi strumenti; ci esorta a lasciarci condurre da lui e non
di voler essere noi a condurlo, di fidarci e non di pretendere garanzie umane, saperi
umani, di amare gratuitamente senza domandare il prezzo…».
La parabola del buon Samaritano invita a
prendersi cura, in modo concreto, dell’altro. Come figli di Dio, siamo chiamati
e mandati da Gesù, per essere compassionevoli come Lui «stesso ha fatto e vuole
fare, per via sacramentale, attraverso i suoi discepoli».
In una società “dell’immagine”, dell’apparire,
dell’individualismo, dell’indifferenza dispensatrice di morte, mons. Moraglia
ricorda l’urgenza di farsi buoni samaritani: «La parabola di Luca – ha
continuato mons. Moraglia - non è suscettibile di lettura morale. Essa ha
valenza teologica, sacramentale, come già mostrarono i Padri della Chiesa.
Nella parabola del buon Samaritano, infatti, è racchiusa l’intera storia della
salvezza: la caduta dell’uomo, il suo incontro salvifico col Samaritano per
eccellenza, il Signore Gesù, l’albergo ossia la Chiesa a cui Gesù affida
l’umanità ferita e sofferente in attesa del suo ritorno…». Tutti diveniamo così
debitori dell’unico buon Samaritano, Gesù, quando ci prendiamo cura gli uni
degli altri, perché Lui l’ha voluto; Egli ci rende suoi debitori e creditori
dell’unico buon Samaritano.
Quello di Gesù è un esplicito invito di
conversione: lasciare tutto e seguirlo, stare e abitare con Lui, rimanere con
Lui, accogliere la grazia dello Spirito secondo la Sua promessa: «Quando verrà il Paràclito, che io vi
manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi darà
testimonianza; e anche voi, allora, diventerete nella vostra persona, nelle
vostre comunità testimonianza di me…» (cf Gv 15, 26-27).
Nel concludere, mons. Moraglia ha rivolto
un augurio speciale al popolo del RnS: «A tutti auguro di accogliere una
rinnovata e abbondante effusione dello Spirito Santo, riscoprendo la grazia del
santo battesimo, la grazia del sacramento che ci fa cristiani; riscoprire, con
umile fierezza l’identità di appartenergli, di essere suoi, lui che è l’unico
Buon Samaritano».
Debitori e creditori
dell’unico Samaritano
Martinez rivolge il suo
saluto a mons. Moraglia
Del buon Samaritano noi siamo creditori e
debitori! Riprendendo le parole del Patriarca, il Presidente RnS ha salutato e
ringraziato mons. Moraglia per essere intervenuto. «L’invito che Lei ci ha
rivolto – ha proseguito Martinez - è ciò che noi in questa giornata abbiamo cercato
di esperimentare: “Gioire profondamente perché il cuore di Dio è più grande del
cuore dell’uomo!”». Una delle dimostrazioni più vigorose della misericordia del
Signore, in questa giornata, è stata la presenza di numerosissimi sacerdoti che
della sacramentalità della Chiesa, rievocata più volte dal Patriarca di
Venezia, sono stati l’espressione più bella. Molti di loro, pur non facendo
parte del cammino del RnS, hanno riscoperto nel sacramento della
riconciliazione sacramentale l’esperienza di grazie della quale, nel segreto
del loro cuore, sono stati depositari. E quante anime, in questa giornata
vissuta nella potenza dello Spirito, sono state strappate al diavolo!
Infine, un ringraziamento speciale alla
Conferenza episcopale del Triveneto, di cui mons. Moraglia è Presidente, e al
Patriarcato di Venezia: «Noi vogliamo estremamente bene alla Chiesa e ci
abbeveriamo al suo Magistero. Come anche lei ci ha ricordato, questo cammino di
profonda conversione e gioiosa vita secondo lo Spirito ha bisogno
dell’esperienza della misericordia di Dio e della comunione ecclesiale… noi
viviamo questa comunione come un grande dono dello Spirito. Grazie!».
Daniela Di Domenico