Segreteria nazionale
via degli Olmi, 62
00172 Roma
tel 06 2310408
fax 06 2310409
mail rns@rns-italia.it
Homepage >> Eventi >> 41a Convocazione Nazionale RnS Torna alla pagina precedente...
Amare è sporcarsi le mani 
Sintesi della relazione di mons. Lambiasi
Convocazione nazionale 2018 - Mons. Lambiasi - Clicca per ingrandire...

È la parabola del buon Samaritano al centro della relazione di mons. Francesco Lambiasi (cf Lc 10, 29-37). Il vescovo di Rimini, che anche quest'anno non ha fatto mancare la sua presenza alla Convocazione nazionale dei gruppi e delle comunità del Rinnovamento nello Spirito, parla del genere letterario usato da Gesù, che - dice - «assomiglia a quello dei profeti, ma lo supera per la geniale freschezza del linguaggio e per l'intensa novità del messaggio», e individua il cuore pulsante della parabola nella «comparsa del buon Samaritano» il quale, al contrario di quanto hanno fatto il sacerdote e il levita, e pur essendo lui considerato dai giudei uno straniero e "un nemico", si ferma a prestare soccorso al bisognoso.

Mons. Lambiasi riflette sull'identità dell'uomo. Egli «è la gloria di Dio. "Gloria Dei homo vivens", scriveva sant'Ireneo. Dio trova la sua gloria nel fatto che l’uomo viva e raggiunga la piena realizzazione della sua umanità. Ma questo uomo incappato nei briganti, derubato, percosso a sangue e tramortito, è un essere povero, ferito, fragile, indigente e sofferente. È l’uomo di cui si è interessato il Concilio Vaticano II, così descritto da Paolo VI: “l’uomo tragico dei suoi propri drammi, l’uomo fragile e falso, l’uomo infelice di sé”... l’uomo come essere-di-bisogno».

Convocazione+nazionale+2018+-+Mons.+LambiasiIl sacerdote e il levita, continua il Vescovo in un'analisi etimologica del testo greco, «bypassano il poveretto tenendosi a debita distanza per non contaminarsi... per la preoccupazione di salvaguardare la propria purezza cultuale. Ma in questo modo essi, stravolgendo il messaggio dei profeti, dimenticano che il culto a Dio non è vero se non si traduce anche in servizio al prossimo».

Nel "dodecalogo del farsi prossimo", individuato dal Vescovo di Rimini con il suo consueto linguaggio poetico-filosofico, ci sono i verbi "vedere" e "avere compassione" (cf Lc 10, 33), «che vanno tenuti indissolubilmente uniti. Li potremmo chiamare - dice - i verbi degli occhi e del cuore. Amare è lasciarsi spezzare il cuore». Poi, i verbi del "pronto soccorso": «Il Samaritano "gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino" (v. 34a). Li possiamo denominare i verbi dei piedi e delle mani. Sono i verbi della concretezza e della compostezza, senza i quali la compassione risulterebbe sterile e retorica. Amare è sporcarsi le mani». E ancora, i verbi della cura, che riguardano il "dopo": «"lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui" (v. 34b)».

Gesù aveva raccontato la parabola del buon Samaritano in risposta alla domanda dello scriba: «E chi è mio prossimo?» (v. 29): «Il dottore della Legge voleva sapere chi ha il diritto al suo amore, Cristo risponde indicandogli chi, lui, maestro in Israele ha il dovere di amare. Dal prossimo come oggetto da amare, Gesù invita a passare al prossimo come soggetto che ama... Il problema - conclude mons. Lambiasi - non è mai quello di avere un prossimo da amare, selezionandolo accuratamente. Il problema è di essere prossimo a chi ha bisogno di essere amato». Sull'esempio di Gesù, il vero buon Samaritano.

Lucia Romiti

 

(28.04.2018)