Vivere i
carismi con i sentimenti di Cristo
Omelia di
mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini.
“I carismi secondo la volontà di Cristo”: questo il
filo conduttore dell’omelia presieduta da mons. Francesco Lambiasi che, come
ogni anno, ha celebrato l’Eucaristia nella prima giornata della Conferenza. E
ancora una volta il Vescovo, con parole di sapienza e amicizia, ha introdotto
il popolo degli animatori del RnS nel tema della Conferenza. Un tema, quello
dei carismi che potrebbe sembrare distante dalla liturgia proclamata (Mt 7, 21.
24-27). Ma mons. Lambiasi puntualmente ha offerto una precisa e illuminante
chiave di lettura. Nella Liturgia del giorno, infatti, sono stati elisi alcuni
versetti: «Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi
profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli
nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti;
allontanatevi da me, voi operatori di iniquità» (Mt 7, 22-23). Due sono le
lezioni che ricaviamo da questo testo e dalla liturgia del giorno. La prima:
«Non basta esercitare i carismi della profezia, degli esorcismi e neanche
quello dei miracoli per accreditarsi come veri discepoli di Gesù», ha detto
mons. Lambiasi. L’evangelista Matteo sembra rivolgersi proprio a una comunità
cristiana, carismatica, e nelle sue parole vi è una chiara esortazione a
evitare la pratica di una fede buonista, ricolma di chiassose invocazioni,
devozioni e di profezie ma priva di azioni concrete che rispondano alla reale
volontà del Padre.
Sarebbe una comunità, questa, destinata a sbandare e a non
rispondere pienamente all’impegno che ci chiede il Signore. «Chi non avrà
osservato la “legge dell’Amore” – ha continuato il Vescovo di Rimini – sarà
bollato come “operatore di iniquità” e si sentirà rivolte le parole più dure di
Cristo: “Non vi ho mai conosciuti”». La seconda lezione è che ci sono «due
tipologie di discepoli; chi ascolta le aprole del Signore e le mette in pratica
e ascolta ma non agisce di conseguenza».
Allo stesso modo, due possono essere le conseguenze,
i virus, le “patologie mortali” - le
definisce mons. Lambiasi - di una fede poco robusta e sana: “l’incoerenza” e
“l’ipocrisia”. «L’incoerenza è “dire” di credere ma non “fare” di conseguenza.
L’ipocrisia è fingere di credere ma poi è fare esattamente il contrario… La
sequela del Signore comincia effettivamente quando il discepolo comincia a
guarire da queste due brutte malattie…». E la soluzione risiede nel rapporto
tra “carisma e santità”: i carismi non vengono donati in vista della santità di
un cristiano ma affinché possano essere esercitati secondo i «sentimenti di
Cristo Gesù».
Vogliamo
vivere la sobria ebbrezza dello Spirito
Il saluto
del Presidente Martinez
«Oggi abbiamo avuto modo di apprezzare, attraverso
la tua omelia, non “un’esegesi spericolata” ma un fondamento provvidenziale, biblico,
spirituale, a questa nostra Conferenza che ci riporta alle ragioni per le
quali, storicamente, abbiamo desiderato chiamarci “Rinnovamento nello Spirito”
più che “Rinnovamento carismatico cattolico”». Con queste parole il presidente
del RnS, Salvatore Martinez, si è rivolto al Vescovo di Rimini, a conferma della riflessione centrale della sua omelia.
«Si può cioè essere carismatici – ha continuato Martinez - e non spirituali; si
può vivere una vita carismatica senza vivere una vita nuova nello Spirito». Il
Presidente ha poi ringraziato il Vescovo per aver ricordato come incoerenza e
ipocrisia possono essere insidie pericolose tra i carismatici, quella “sabbia”
su cui costruiscono la propria casa i nostri gruppi e le nostre comunità.
Ma il RnS ha un’ambizione santa, la stessa di Papa
Francesco, quella di continuare a essere espressione della “Chiesa in uscita”:
«Noi ci attrezzeremo per comprendere meglio i carismi nella dimensione
dell’animazione comunitaria, soprattutto in termini missionari, cioè servizio
all’uomo, Cultura di Pentecoste e vita carismatica».
Sintesi di Daniela Di Domenico