Presente alla Convocazione nazionale del Rinnovamento per un
saluto, l’on Antonio Tajani, Presidente del Parlamento europeo, nel suo breve
intervento, va dritto al cuore del problema Europa: la crisi, economica, l’offensiva
del terrorismo, il problema dell’immigrazione, i contrasti tra i diversi Paesi,
l’incapacità di credere, da parte di molti cittadini europei, nel futuro dell’Europa,
il ritorno a qualche nazionalismo che ci protegga da tutte queste sfide.
Di fronte a tutto questo, osserva, «la soluzione non è
quella di chiudersi in se stessi». Certo, «questa Europa è malata ma c’è una
ricetta per curarla». Insieme alle scelte politiche da fare, «occorre riscoprire
l’anima dell’Europa, ricercare le ragioni del nostro stare insieme». Se nel passato l’idea della libertà si fondava
sulla difesa del territorio, con l’avvento del Cristianesimo irrompe nelle
storia una nuova idea di libertà centrata sulle persona. A questa idea l’Europa
è debitrice, senza che questo significhi abdicare all’idea dello Stato laico:
«Nel nostro Continente l’idea della separazione tra lo Stato e la Chiesa è
qualcosa di accertato ma non è una scoperta dei tempi moderni; è scritto nel Vangelo:
date a Dio quel che è di Dio e date a Cesare quel che è di Cesare». Tuttavia
non possiamo rinunciare alle nostre comuni radici cristiane, al principio per
cui «la manifestazione della nostra fede non è un fatto privato. Ieri –
racconta il Presidente - ero a Bratislava con il ministro degli esteri e c’era
un quadro che ritraeva i santi Cirillo e Metodio, grandi evangelizzatori. Era
un incontro con un ministro e insieme guardavamo un quadro che rappresentava la
nostra storia comune».
Tajani richiama la necessità di custodire un’identità che ci
è stata trasmessa, rappresentata dalla croce di Cristo, segno per i credenti
come per i non credenti, elemento identitario culturale oltre che spirituale,
nella quale «a Stoccolma come a Londra, a Parigi come a Roma, possiamo sempre sentirci
a casa… La nostra identità comune va molto al di là della lingua: siamo l’unico
Continente al mondo dove non esiste la pena di morte, dove nessuno ha il diritto
di togliere, anche al più cattivo tra gli uomini, la libertà, la possibilità di
redimersi, di cambiare, di tornare a fare del bene».
Con grande intelligenza, il Presidente Tajani osserva a
proposito dei grandi fenomeni migratori che ci mettono quotidianamente in
crisi: «Sento tante persone che hanno paura dell’arrivo dei musulmani e che
vogliono chiudere la porta. Solo chi è debole teme; se io sono forte della mia
identità non ho paura di perdere, non temo lo scontro, non dubito che la mia
identità venga cancellata. Se sono debole reagisco con la chiusura, se non con
la violenza».
Parafrasando Croce, Tajani puntualizza che neanche i laicisti
non possono non dirsi cristiani, perché «il nostro modello comune europeo è
fondato sul valore cristiano della libertà».
Infine, un cenno alla bandiera dell’Europa. È noto che chi vinse il concorso indetto
per la sua realizzazione era persona fortemente cristiana e che volle
simboleggiare, con le 12 stelle, non solo i Paesi europei, ma anche le 12 tribù d’Israele sulla testa della Madonna. Come
dire che non possiamo togliere le radici cristiane dal cuore della gente: «Se
vogliamo che l’Europa risorga – conclude Tajani - dobbiamo riscoprire
quell’anima. Grazie a questa Europa sono 70 anni che non ci sono guerre, che
non abbiamo Aleppo, né Mosul… dobbiamo solo fare in modo che questo modello
possa ispirare altri Paesi».
Al termine, Salvatore Martinez, ringraziando l’onorevole
Tajani, osserva: «La libertà così fortemente evocata dal Presidente è figlia
della verità e non il contrario. Lo dice Gesù, non è la libertà che ci farà
veri, ma la verità che ci farà liberi. Che lo Spirito Santo aiuti quanto come
lui si trovano nei luoghi in cui si decide, perché abbiano amore per la verità.
Luciana Leone