Testimonianza sul tema: “Amore di Dio”
Mi chiamo Monica, sono sposata con
Angelo e madre di tre figli. Faccio parte del gruppo “Alleluia” della diocesi
di Bergamo.
Il matrimonio combinato dei miei
genitori è finito in una separazione. Mio padre era un “padre padrone”: voce
alta, insulti, violenze. Dopo la separazione rimase da solo, l’unica a
prendersene cura fu una sua sorella. Noi tutti covavamo gli stessi sentimenti di
odio, rancore e vendetta verso di lui ed eravamo dalla parte di nostra madre. In
tutti quegli anni nella mia mente vedevo come due lavagne che si susseguivano:
su una c’era scritto tutto quello che mio papà mi aveva fatto, mentre
sull’altra tutto quello che io provavo e che volevo fargli di male.
Dopo aver iniziato a frequentare
il RnS, ricevuta la preghiera di Effusione, ho iniziato un cammino di
guarigione interiore, partendo da una riconciliazione con me stessa, grazie
alla Parola ricevuta in dono, in cui il Signore mi diceva: «Ho stima di te e ti
amo» (cf Is 43,4).
Nella mia “Vita nuova” tutto
intorno a me si trasformava, mi si aprivano gli occhi del cuore, il mio “cuore
di pietra” si stava trasformando in un cuore di carne.
Un giorno in preghiera, rividi le
due lavagne ma, diversamente dalle prime volte, su quella con i miei sentimenti
malvagi “Tutto era cancellato!”. La Misericordia del Signore mi aveva liberata da
tutto l’odio e il rancore che avevo verso mio padre. Avevo sentimenti di
compassione, perdono e amore nei suoi confronti, ma ero la sola della famiglia,
gli altri seguivano il loro percorso.
In quel frangente mio papà si
ammalò. Ero l’unica ad accompagnarlo per le visite e per tutto ciò di cui aveva
bisogno. Andando con lui scoprii con mia grande sorpresa che in quegli anni aveva
frequentato regolarmente un gruppo del RnS, che aveva ricevuto la preghiera di
Effusione e che era stato un volontario per il Giubileo del 2000 a Roma. Lo Spirito Santo
emergeva nei nostri discorsi e nelle preghiere fatte insieme. Ho ritrovato nel
perdono la grazia della riconciliazione e, in essa, ho ritrovato mio papà.
Tuttavia la situazione di mio
padre continuava ad aggravarsi, e rimaneva ancora molto da fare nella mia
famiglia d’origine. Lo Spirito Santo mi aiutava a far riflettere i miei
fratelli e la mia mamma sull’importanza e la bellezza del perdono che libera,
guarisce e risana. Pian piano, anche i miei fratelli riuscirono a riconciliarsi
con mio papà, ma mancava ancora una persona: mia madre.
Nell’ultima settimana di vita di
papà, la mia mamma accettò di venire in ospedale a trovarlo, anche se era molto
restia. Quando entrò nella stanza, il volto dei miei genitori si trasformò, fu
come se si vedessero per la prima volta e in modo totalmente nuovo.
Durante questo incontro, con l’aiuto
dello Spirito Santo ho introdotto una preghiera che ha portato entrambi a
chiedersi perdono e a rinnovare, nel nome del Signore, il loro matrimonio.
In quella settimana Dio ha risanato
70 anni di vita! Il Signore aveva preparato quel momento sin dall’eternità! Gesù
è il Signore!
Testimonianza sul tema “peccato”
Mi chiamo Lara, sono stata sposata, divorziata, e
madre di due figli. Amo Gesù e amo anche Alessandro, l’uomo con cui ho
convissuto 8 anni.
Sono Alessandro, ho 48 anni, sono divorziato
e ho un figlio di 18 anni. Io e Lara ci siamo conosciuti nel 2001 e dopo due
anni siamo andati a convivere. Per i primi 4 anni la nostra vita insieme era un
enorme cumulo di insoddisfazioni e nulla riempiva il vuoto che sentivamo e per “disperazione”
abbiamo tentato la strada di Medjugorie. Lì abbiamo trovato un santo sacerdote che si
è preso cura delle nostre anime e ci ha confessato.
Laura: Entrambi non ci accostavamo alla
confessione da molti anni. Ci siamo innamorati di Gesù in un istante: ho
sentito forte nel cuore che Mamma Maria mi chiedeva la castità. Ho sentito
l’impulso di cambiare vita e con l’aiuto di Gesù ho vinto la paura di perdere
Alessandro e ho deciso di proporgli il progetto di vivere in castità.
Alessandro ha accettato questa proposta con una serenità indescrivibile.
Alessandro: Tornati a casa, abbiamo
cominciato il nostro cammino di castità e abbiamo anche cercato un gruppo di
preghiera. I tanti fratelli che abbiamo incontrato non ci hanno mai giudicati,
anzi sono stati pronti ad ascoltarci e ad amarci per quello che eravamo.
Lara: A maggio del 2008 abbiamo
ricevuto la Preghiera
d’effusione che ci ha cambiato. Entrambi abbiamo avviato il percorso di nullità
del precedente matrimonio e per rendere meno faticosa la castità abbiamo preso
la decisione di andare ad abitare in case separate. Non è stato facile, avevamo
paura di rimanere soli, di perdere il nostro amore, ma la tenerezza di Gesù ci
ha avvolti e si è dimostrata in modo pratico: ci ha fatto trovare casa uno di
fronte all’altro.
Alessandro: Da lì in poi, è iniziato un
nuovo capitolo della nostra vita insieme. Il nostro Amore ha preso il volo e
abbiamo capito che cosa significa “amarsi in Cristo”. Poco dopo sono entrato
nel pastorale del mio gruppo, ma le battaglie non erano finite…
Nel 2014 la mia
richiesta di nullità di matrimonio ha dato esito negativo.
Il colpo è stato
insostenibile, me la sono presa con Gesù, volevo mollare tutto e ritornare nel
mondo! Se sono qui oggi è proprio grazie ai fratelli che si sono fatti
strumento di intercessione per me. La rabbia e la delusione hanno lasciato il
posto alla rassegnazione e alla consapevolezza che i progetti e i tempi di Dio
non sono i nostri e che il Suo Amore non ci abbandona. Ho imparato a offrire la
mia sofferenza e ho continuato a servire il mio gruppo.
Con tanto
timore, l’anno scorso ho chiesto nuovamente la nullità del matrimonio, e il
processo è andato a buon fine a febbraio di quest’anno. Ora stiamo progettando
il nostro matrimonio con l’aiuto dei fratelli e le sorelle del nostro gruppo.
Finalmente il 22 luglio coroneremo il nostro sogno, dicendo il nostro “sì” davanti
a Gesù insieme ai nostri figli e a tutti i fratelli che hanno pregato per noi.
Gesu’ è il Signore!
Testimonianza sul tema “Gesù Salvatore”
Mi chiamo Salvo e appartengo al
gruppo Mater Jesu di Salerno. Fin dall’adolescenza
la mia vita si è svolta in un clima di sofferenza: la malattia di mia madre, il
divorzio dei miei genitori, i loro litigi. In questa mancanza di serenità
familiare ho vissuto amicizie superficiali, storie con donne diverse, e con non
poche difficoltà ho raggiunto il traguardo della laurea in ingegneria.
Dopo varie avventure e storie di
sesso ho incontrato Patrizia, con cui ho cercato di costruire un rapporto
stabile. Dopo sette anni di fidanzamento abbiamo fissato la data delle nozze.
Fu allora, però, che percepii che qualcosa tra di noi non andava, e ho scoperto
quasi per caso - andando a casa del mio migliore amico e trovandola con lui -
che avevano una relazione.
È stata dura, molto dura. Quella
sera pioveva, andai sul lungomare e piansi. Alla mia situazione familiare
conflittuale, al dolore di un fallimento sentimentale, si aggiungeva la
solitudine e il problema quotidiano della sopravvivenza. Sono andato in
depressione, ho avuto bisogno di pillole per andare avanti, ho pensato al
suicidio. Sono tornato alle avventure di qualche sera, agli amici che mi
facevano stordire e ai viaggi: Londra, New York, Cuba, barca a vela.
Poi nel 2007 un’amica mi invitò a
Rimini, alla 30ª Convocazione Nazionale. Non posso dire che in quella
Convocazione sia rimasto particolarmente colpito da qualcosa, ma Gesù aveva
accolto quello spiraglio che gli avevo offerto. Al ritorno tutto era come
prima, ma con una differenza: sapevo che c’era anche un’altra strada che non
avevo mai percorso.
Un giorno andai da mia madre, mi
sentivo diverso e volevo avere un rapporto nuovo con lei, ma lei si rifiutò di
farmi salire dicendomi: “Vai da tuo padre”. In quel momento mi prese una
disperazione profonda, come una “morte dentro”. Non andai da mio padre, andai
invece, dalla mia vicina di casa, e le chiesi dove si “pregava veramente”. Lei
mi rispose che andava al Gruppo Mater
Jesu, e decisi di andarci, era la mia ultima spiaggia. Ricordo la prima
volta che entrai, mi sedetti in fondo e non capii nulla, ricordo che ho solo
pianto, pianto, pianto. Quando uscii, avevo trovato un po’ di pace.
Allora sono ritornato a pregare,
ancora e ancora. Non capivo nulla di quello che dicevano e facevano, sapevo
solo che ne uscivo meglio di come ero entrato. Cercavo di prendere quanto più
potevo da quegli incontri. Mi sono riavvicinato, dopo più di 20 anni, al
sacramento della confessione. Non sapevo pregare come loro, ma ho avuto la
forza e la costanza di continuare perché non avevo più nulla, se non quello che
mi offrivano; ero come un assetato nel deserto. L’anno seguente, nel 2008, ho
frequentato il Seminario di Vita Nuova e ho ricevuto la Preghiera di Effusione,
ho iniziato a camminare con maggiore consapevolezza. Ho iniziato a vedere la
luce, il Signore mi guariva giorno dopo giorno. Ha provveduto a tutto: mi ha
guarito, consolato, mi ha dato forza e fiducia, e occhi per vedere. Continuo il
mio cammino, anche se molto contrastato e tentato dalla mia famiglia; so che
solo nel Signore ho tutto e trovo un senso alla mia vita.
Grazie, Signore Gesù!
Testimonianza sul tema “Spirito Santo”
Mi chiamo
Serena,sono nata a Foggia e vivo a Pisa per studi universitari. Ho 26 anni e posso
dire di essereuna ragazza felice, ottimista e sorridente,ma non è sempre stata
così.
All’età di 15
anni mia madre si separò da mio padre per tutela finanziaria poiché lui era un
giocatore di azzardo. Mio padre andò via di casa creando nel mio cuore una ferita
profonda e io mi allontanai da Dio.
Cercavo di
curare il mio dolore con quello che mi offriva il mondo: amicizie sbagliate,
alcol, droghe, sesso facile, ma il mio cuore stava morendo econ lui, moriva la
mia voglia di vivere. La mia situazione psicologica e sociale peggiorò
rapidamente: autolesionismo, rifiuto del cibo e desiderio di suicidio. Ma io
ero troppo preziosa agli occhi di Dio, ero degna di stima, ero sua figlia, e
non potevo andare perduta.
Nel mio liceo
arrivò Michela, una professoressa di religione, che mi coinvolse con la sua
gioia e grazie a lei mi trovai catapultata in una Convocazione regionale per i
giovani del Rinnovamento nello Spirito. In quel palazzetto gremito di giovani
Dio seminò nel mio cuore un seme:aveva il sapore di amore gratuito, eterno,
sincero che non delude, non abbandona. Dio mi sedusse piano piano. Su invito
del pastorale iniziai il Seminario di Vita Nuova; ero entusiasta, avevo tanta
sete. Durante il Seminario cominciai a comprendere ciò che non andava bene nella
mia vita, nella relazione con il mio corpo, nella mia sessualità e le mie
relazioni. Sperimentai la potenza della misericordia. Ritornai a parlare con
mio padre, dopo 9 anni.
Da quando ho
incontrato il Signore la mia vita è cambiata. Lui è il consolatore nei momenti
di difficoltà e di prova, è la mia bussola nei momenti di smarrimento, è il
consigliere nei momenti di discernimento, è il datore dei doni che mi rende
capace, è sempre con me ed è Lui che mi conduce sempre. Se qualche volta mi
dico: “No Serena, questa cosa è impossibile, non potrai farcela!”,immediatamente
mi ritornano in mente le parole del Profeta:«”Non per potenza, né per forza, ma
per lo Spirito mio” dice il Signore degli eserciti» (cfZc 4,6).
Sono grata a Te,
Spirito Santo, che continui aessere generoso e fedele amico, ispirazione dei
miei pensieri, stimolo alla mia volontà, centro dei miei affetti e guida alle
mie parole.
Alleluja!
Testimonianza sul tema: “missione”
Nell’aprile del 2016, nel nostro piccolo
paese, Olevano sul Tusciano, le immagini dei migranti impauriti e infreddoliti
sbarcati sulle nostre coste,viste tante volte in tv, si trasformaronoper noi in
volti e persone concrete che entrarono a far parte della nostra vita
quotidiana. Al loro arrivo, purtroppo, nacque anche un certo malcontento
popolare dovuto al pregiudizio che l’arrivo dei migranti porta con sé.
Nel mio gruppo che, come suggerito dal
programma giubilare del RnS, viveva un cammino di formazione fondato sulle
parabole della misericordia, nacque l’idea di dare vita a una “Settimana della misericordia”,
che venne presto sposata da tutta la Comunità locale: sette giorni in cui vivere,
quotidianamente, due opere di misericordia corporale e spirituale. “Vestire gli
ignudi” e “accogliere i pellegrini” divennero l’occasione per promuovere un
incontro tra la popolazione e alcuni giovani ospiti del centro.
Proprio in quel periodo, Edwin, un giovane
nigeriano, accettò l’invito a partecipare al nostro incontro di preghiera del
lunedì. Scoprimmo così che Edwin era un pastore pentecostale già abituato al
nostro stile di preghiera. Quando vedemmo le sue braccia aperte e lo sentimmo lodare
il Signore e invocare lo Spirito Santo, noi ci riconoscemmo in lui e lui in
noi.
Edwin ci raccontò la sua storia e cominciò a
frequentare regolarmente il nostro gruppo. A lui presto si aggiunse un altro
giovane nigeriano, Justice. Forse per qualcuno non è stato subito facile
superare le istintive diffidenze dovute a un’etnia e a una cultura così
diverse, ma poi tutti, indistintamente, ci lasciammo bagnare dalla grazia dell’anno
giubilare. Ci prodigammo per accompagnarli alla preghiera; arrivaronoper loro le
Bibbie, i giacconi e le coperte, e con la preghiera da allora li sosteniamo, in
attesa che la loro situazione venga discussa dalla Commissione per il
riconoscimento dello status di rifugiato.
Justice è diventato parte integrante del coro
domenicale; la parrocchia ha organizzato un corso di italiano e un piccolo
gruppo di giovani africani cristiani trova accoglienza alla messa domenicale.