La
Conferenza continua, avvolta nell’aura pentecostale di gioia fraterna, tra festosi
canti di accoglienza che aiutano i convenuti a riceversi l’un l’altro come dono
del cielo. Subito nei cuori si sente il desiderio di benedire il Signore in
questo nuovo giorno per la sua grazia e la sua misericordia.
Si
cantano le meraviglie del suo amore e si inneggia con gratitudine ed esultanza al
Risorto vittorioso che ha convocato il suo popolo: l’assemblea diventa terra
della sua gloria che come nube luminosa avvolge tutti in un unico abbraccio. Riconoscendo
la sua potenza e la sua santità si glorifica il Dio della gloria che splende
nell’intimo di ognuno e fa elevare i cuori verso il suo trono. Dalla lode
intensa e prolungata al Signore, grande nell’amore, prorompe la confessio fidei: altro Dio non ho!
In
profonda adorazione si fa esperienza di Gesù come Signore e Salvatore e si
invoca lo Spirito perché radichi ciascuno in questa verità.
Tutti
uniti da unico desiderio, da un’unica necessità, tendendo le mani verso l’alto,
chiedono il fuoco dal cielo per proclamare in Spirito e Verità, davanti a lui,
il proprio credo nella sua potenza.
La
profezia da Eb 8, 1-2 pone gli animatori e i responsabili in questa realtà
invisibile di Gesù che prega per loro, li chiama per nome e li offre al Padre: «Noi abbiamo un sommo sacerdote… assiso alla
destra del trono della maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera
tenda che il Signore… ha costruito». Nello Spirito l’assemblea percepisce
di trovarsi sotto questa tenda e nel potere di un’unzione sacerdotale offre i
gruppi, le difficoltà, le fragilità, non solo del movimento ma di tutto il
mondo al sommo Sacerdote.
Nell’intercessione,
con intenso canto in lingue, ogni responsabile è esortato a offrire il suo servizio;
ciascuno a offrire la sua vita. In particolare i sacerdoti sono invitati – per
il grande bisogno che c’è che vengano elevate al Padre mani pure, a offrire il
Rinnovamento – le famiglie, i ministeri, le vite, le parrocchie, la fede, le
grazie, i doni.
Lo
Spirito di fortezza, effuso abbondantemente, e la preghiera sacerdotale di Gesù
dissolvono ogni paura e rendono forti: scompare il timore degli impegni gravosi
e dell’offerta della vita, sgorga nuovo coraggio nel servire, si rinnova nei
presenti lo spirito di fiducia.
Mentre
una parola s’imprime come sigillo sui cuori, non temere, non avere paura! lascia fare a me che sono il Dio dell’impossibile,
le mani si alzano in segno di resa, come offerta della propria vita, come pane
spezzato, nella consapevolezza di sapere in chi si è riposta la fiducia.
Un
nuovo patto si stringe tra cielo e terra, viene rinnovata l’unzione del
servizio: il popolo dei responsabili si sente strumento nelle mani di Dio,
chiamato a costruire la sua Chiesa, a servire il suo Nome per l’eternità.
Come
nel giorno dell’Ascensione Gesù distribuisce doni e carismi, riveste dell’armatura
della fede; nell’accoglierli come sua benedizione si canta con gratitudine
testimoniando la sua potenza.
Al
termine della preghiera, l’esperienza di Gesù che entra nella propria esistenza
fa gridare a ciascuno con la proclamazione di Paolo – “chiunque crede in lui non sarà deluso” (Rm 10, 11) – che non c’è
delusione per chi crede!
Emma Agrelli