Una giovane mamma seduta in terra che allatta il suo
bambino: con questa dolcissima immagine si apre l’omelia di mons. Caiazzo,
recentemente nominato arcivescovo di Matera-Irpina. Dallo sguardo amorevole di
questa donna verso suo figlio prende spunto un’esegesi sull’Amore, quell’amore infinito
che si manifesta tra chi dona la vita e chi la riceve. Così il Vescovo spiega questa
straordinaria relazione: lo sguardo tra la madre e il figlio «mette in evidenza
come il piccolo riceve la vita dal seno della madre… Ma colei che l’ha messo al
mondo è riconoscente perché è dono di Dio ed è Dio che la resa tale affinché
manifestasse la maternità e, nello stesso tempo, la paternità di Dio che è
amore e, in quanto tale, si prende cura continuamente di noi donandoci quello
che lui è: divinità…». Dio ci riviste di divinità, dunque, affinché la nostra
umanità possa mostrare meglio il suo Volto. Quando si realizza l’incontro
straordinario di questi due sguardi (tra una madre e il suo bambino), continua
il Vescovo, allora «la vita passa dall’uno all’altro e, in questo caso
particolare, passa da Dio ai propri figli». «Incontrare lo sguardo di Dio – afferma
mons. Caiazzo - non è solo un’emozione; incontrare lo sguardo di Dio significa
sentire la forza della vita divina che entra dentro di te» e, quando accade
ciò, «allora c’è il desiderio di camminare insieme con il tuo Dio e Signore e
fare le cose non secondo i tuoi desideri personali o secondo quello che ritieni
più giusto» ma con la consapevolezza che Dio, che è Padre, sa cosa di cui hai
bisogno.
E dallo sguardo tra una madre e un figlio, mons.
Caiazzo sposta l’attenzione sulla figura di Zaccheo che, salito sul Sicomoro,
cerca tra la folla lo sguardo di Gesù. Quanti di noi, come Zaccheo, a Rimini o
nelle nostre città, siamo alla ricerca di quello stesso Sguardo. Come per
Zaccheo, spesso l’ostilità delle folle o la piccolezza dei nostri cuori ci
impedisce di incrociare lo sguardo amorevole di Dio. E così, finiamo per
dimenticare che siamo ricchi di Spirito Santo e preferiamo far parlare la
“carne” piuttosto che lo Spirito.
Come nell’episodio evangelico di Zaccheo, è Gesù che
rivolge il suo sguardo al pubblicano e «lo guarda, lo fissa e lo ama… e gli
dice «Scendi perché oggi voglio fermarmi a casa tua e stare con te sempre». E
quando Gesù posa il suo sguardo anche su di noi, entriamo in quel «circuito
d’amore di Dio (perché l’amore di Dio è circolare) che avvolge completamente e da
cui non si può più uscire fuori…». E sperimentare l’Amore di Cristo, che è
entrato nella nostra vita, significa sperimentare «che apparteniamo a Cristo e
alla Chiesa…, che serviamo la Chiesa e la amiamo attraverso l’esperienza nel
RnS» nel quale il Signore ci ha messo e ci ha permesso di incontrarlo. Testimoniamo
allora con la nostra vita, più che con le parole, la nostra appartenenza a
Cristo, alla “Famiglia di Dio”.
Per fare questo è fondamentale lascarci
catechizzare, è importante affiancare alla preghiera «un cammino di ascolto
serio e di celebrazione della Parola». Solo così la Parola potrà trasformarsi
in annuncio vivo, operoso, dinamico, annuncio in uscita verso chi è distante.
Solo così potremo imparare a essere cristiani che partono, che annunciano e che
condividono quello che hanno, proprio come Zaccheo che donò molto di più di
quello che possedeva.
Dunque, ha esortato il Vescovo, apriamo il cuore, la
mente, le braccia, per sentire davvero questo Amore che ci chiama ad
“allattare” altri figli affinché possano ricevere ciò che Dio ci ha donato.
«”Oggi” – ha concluso mons. Caiazzo - per questa
casa è venuta la salvezza perché anch’egli è figlio di Abramo». Oggi (che è
l’oggi di Dio) Dio incontra l’uomo, ogni uomo, per «sanare ciò che era
perduto». Mettiamoci dunque in cammino e portiamo a tutti questo lieto
Annuncio. sintesi di Daniela Di Domenico
Un senso di
pienezza e una conferma nella fede
Salvatore
Martinez saluta mons. Antonio Giuseppe Caiazzo
«Mai ho avuto un senso di “pienezza” giunti neanche
a metà del nostro cammino, dopo la predicazione di mons. Pitta e adesso
l’omelia di mons. Caiazzo». Così Salvatore Martinez si è rivolto al Vescovo di
Matera-Irpina, sottolineando i punti più importanti della sua ricchissima
omelia: identità, appartenenza, formazione, ecclesialità, testimonianza. Cinque
parole che hanno caratterizzato il cammino ecclesiale del Rinnovamento fin dall’approvazione
dei Vescovi.
«Hai parlato – ha continuato il Presidente RnS – non
solo da padre ma da fratello anziano del nostro Movimento, conoscendolo
perfettamente e condividendolo». Le parole del Vescovo divengono allora una conferma
nella fede e l’occasione per sentire ancora più viva la grazia del Rinnovamento
nello Spirito.
E il dono di Martinez al Vescovo sembra essere, dopo
la sua bellissima esegesi, una “Dioincidenza”: una ceramica del Fondo Sturzo
che raffigura lo sguardo tenerissimo tra la Madonna e suo figlio Gesù. «Ogni
volta che vedrai questa immagine – ha concluso Martinez – ricordati anche del
nostro sguardo e del desiderio di stare in comunione con te». di
Daniela Di Domenico