Con
un semplice gesto di accoglienza, un fraterno abbraccio, l’assemblea entra
nella dinamica trinitaria del donarsi e riceversi l’un l’altro, accogliendo il segno
come in una festa di famiglia che continua, nella gioia di ritrovarsi insieme nel
Nome di Gesù: così ha inizio la preghiera del secondo giorno dedicato alla “Manifestazione
dello Spirito e della sua potenza” (cf 1 Cor 2, 4b).
L’assemblea
viene invitata a volgere lo sguardo verso Gesù, il Signore Risorto, presente e
vivo, che passa da cuore a cuore unendo tutti gli animatori in una parentela
divina: ciascuno si percepisce nato dall’abbraccio dell’amore trinitario, che
riempie di santità, che ridona nuova identità, che dona nuova fedeltà!
Nella
lode crollano le mura di Gerico e si canta la gloria di Dio. Parole d’affetto
per Gesù, tesoro nascosto, perla preziosa, salvezza, bellezza infinita,
sgorgano naturalmente dai cuori. Ogni animatore lo riconosce come il Signore
della propria vita, del proprio passato, del presente, del proprio servizio e
sente la potenza della benedizione che scende con ogni grazia e bontà.
Nel
suo Nome si invoca una nuova unzione dello Spirito, una nuova immersione nell’amore
del Padre perché si realizzi, laddove si è spenta, una nuova vita! Una nuova meraviglia
dello Spirito!
Il Salmo 41, «come la cerva anela ai corsi
d’acqua, così l’anima mia anela a te», profeticamente rivela la sete, il
desiderio ardente di Dio che abita i cuori e la speranza che nutrono di poter «attingere
alle fonti della salvezza» (cf Is 12), le sole che estinguono ogni sete e
donano vita senza fine.
Lo Spirito, fonte di acqua viva, scende come
un’onda di pace, salvezza, perdono, sovrabbondanza di vita.
Una Parola di fuoco viene sigillata sulle
pareti dei cuori dallo Spirito come fondamento del cammino di fede: «In nome di
Cristo… lasciatevi riconciliare con Dio» (cf 2 Cor 5, 20) e spinge a entrare in
un tempo di guarigione: si depongono le armi dell’orgoglio e dell’autosufficienza,
delle gelosie e delle divisioni; la colata di fuoco che purifica, arde e brucia
peccato, passioni, vecchiume, stanchezze, viene accolta come una liberazione.
Lo Spirito risana le vite dei convenuti, portando
novità nei rapporti e nelle relazioni fraterne, donando nuovi sentimenti di
comunione e nuovi germogli di conversione: sbocciano parole nuove per i muti,
sguardi nuovi per i ciechi, ascolto nuovo per i sordi mentre l’alleluia risuona
per la sala!
Il fuoco divino purifica e rende splendente
il fondo d’oro annerito che è nell’intimo di ogni uomo e un caldo applauso sale
dall’assemblea al Signore che riconcilia a sé nel Nome di Gesù come segno di
pace e di libertà ricevuta per sua grazia.
Una nuova profezia viene accolta nella
lode personalmente: «radunerò gli zoppi, raccoglierò gli sbadati… degli zoppi
farò un resto, degli sbandati una nazione… E il Signore regnerà su di loro sul
monte Sion» (Mic 4): ciascuno si sente salvato, redento dal tocco salvifico di
Dio, mentre la grande sala di Rimini diventa come il monte Sion dove si è chiamati
a salire per ricevere la Parola che agisce nella propria vita, donando forze
nuove, coraggio nuovo, esistenza nuova!
Un gesto finale, pieno della profezia intrisa
di gioia di Baruc (cf cap. 5), sigla al termine l’intensa preghiera: l’invito a
deporre le vesti dell’afflizione, a rivestirsi dello splendore della gloria e a
rallegrarsi risuona come grido felice di bocca in bocca per aver ricevuto l’acqua
della Sorgente, tanto attesa e desiderata!
Emma Agrelli