Il presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo: da
gente ad agenti di misericordia. La vita sociale è da riumanizzare
«Un'umanità intera ci sta chiedendo Gesù.
Portiamola a Lui!». Sono parole di Salvatore Martinez, presidente del
Rinnovamento nello Spirito Santo, che ieri mattina a Rimini ha concluso la 39ª
Convocazione nazionale. A proposito di misericordia, Martinez ha ricordato: «Il
compito che papa Francesco ci ha affidato è di una portata tale da non potersi
esaurire tra le pareti di un movimento o un'associazione. Lasciamoci dunque
condurre, nell'esercizio delle opere di misericordia corporale e spirituale,
dalla sovrana fantasia di Dio». Ieri l'ultimo atto della Convocazione è stata
la Messa presieduta dall'arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe.
Salvatore Martinez, quale stagione sta vivendo il RnS? È un bambino, un
adolescente, un giovane o un adulto?
Un bambino nello stupore. Un adolescente
nella voglia di imparare Gesù. Un giovane nel coraggio della fede. Un adulto
nella maturità ecclesiale e nella consapevolezza di una grande responsabilità.
Che cosa ha chiesto ieri ai 15.000 convocati, salutandoli?
Di essere ancora più
audaci nel servizio agli uomini. Lo Spirito Santo è un grande lavoratore e
chiede sempre di più. Il programma non è cambiato: dare alla fede profondità ed
entusiasmo, perché non si spenga nell'insignificanza e la gente lasci la Chiesa;
dare ai tanti uomini delusi, feriti, lontani che incontriamo nelle periferie o
che bussano alle porte delle nostre comunità, la prova che non è possibile
trovare salvezza migliore se non in Gesù.
La Chiesa italiana dopo Firenze: dove
sta facendo fatica, e dove invece sta facendo bene?
Il passo di papa Francesco
è sfidante ed esigente. Qualcuno tende a resistere; altri si aprono con
timidezza; tutti capiscono che non possiamo essere una Chiesa arretrata. Il
kairos della misericordia esige più discontinuità, sul piano comunitario
innanzitutto. Ripartire dalla fraternità e dal discernimento dei carismi di cui
disponiamo in quanto "credenti e cittadini", più che da programmi
fatti e per pochi. Molti affermano che il laicato sia in crisi, preoccupandosene
soltanto in termini di rappresentanze. In realtà mai come in questo tempo la
voglia d'impegno sta ritornando tra la gente, ma la condizione è ripartire
davvero dal basso, in primis dai giovani per una nuova leadership di servizio.
Ma che cosa chiedono veramente gli italiani alla Chiesa e ai cattolici, se
chiedono qualcosa? Qual è la vera frontiera dell'evangelizzazione?
Francesco
suscita il fascino dell'autenticità evangelica e dunque della credibilità. Il
Paese è nelle morse di una crisi d'identità che tende a impoverirlo e a
marginalizzare il bene comune. Le istituzioni civili e politiche stanno
colpevolmente perdendo la memoria e la forza di quel passato valoriale e morale
che hanno fatto dell'Italia una delle dimostrazioni più alte di "umanesimo
umanizzante". Le frontiere non esistono più, in realtà sono le barriere
elevate che vanno abbattute. La principale è riumanizzare la vita sociale,
dandole nuova ispirazione e coerenza spirituale.
Papa Francesco, a sua volta,
chiede alla Chiesa italiana un cambio di passo, a partire dal Giubileo. La
vuole in uscita, nel segno della misericordia. C'è un contributo specifico del
RnS?
Gesù ci ha insegnato che la nostra fede è sempre un entrare e un uscire.
Ma non sarà mai in "uscita" una Chiesa che non sia in "entrata",
cioè immersa nell'esperienza del Vangelo. Perché è l'esperienza a renderci
testimoni e missionari. Altrimenti di quale originalità saremmo portatori? Per
il Giubileo "pianteremo Tende della misericordia" nel cuore di molte
città d'Italia, perché nessuno sia escluso da questo dono. E, in Sicilia,
stiamo lavorando alla costruzione di una "Cittadella giubilare-Ospedale da
campo" che raccolga l'eredità di questo Anno santo.
La Amoris laetitia
affronta tanti temi. Quali sono più in sintonia con la sensibilità carismatica?
L'esortazione è davvero assai ricca e coinvolgente, ben fondata sul piano
spirituale e di ampie prospettive sul piano pastorale. Il tema dei temi è già
nel titolo: la gioia è una conseguenza dell'amore in famiglia. Se non c'è
dinamismo d'amore, nel duplice registro della misericordia e della carità, la
famiglia muore dentro casa e dentro la storia. La nostra missione è rinnovarla
ricentrandola su questa esperienza spirituale, con tutte le possibili
declinazioni personali, comunitarie, ecclesiali e sociali.
Siete un movimento
che prega, molto e bene. Ora è chiamato anche a fare. Che cosa, e come?
La
preghiera non è mai stata la limitazione "del fare", piuttosto è
l'autentica del nostro "essere". Il cristianesimo è sempre un dare se
stessi e non si può certo offrire agli altri l'amore che non si ha e che solo
nella preghiera si riceve dallo Spirito. Da "gente" ad
"agenti" di misericordia: varrà ancor più per tutti i membri del RnS,
i giovani, le famiglie, i sacerdoti. E verso tre grandi aree d'impegno: ammalati,
carcerati, immigrati.
Lei è a capo del RnS da 19 anni. Voliamo con la fantasia.
Come le piacerebbe che fosse il RnS tra 19 anni?
A capo, come ci ricorda sempre
papa Francesco, è Gesù. E noi al suo servizio. Certo non avrei mai pensato di
attraversare due millenni e di stare vicino a tre pontefici. E davvero ho
ricevuto molto più di ogni volo di fantasia. Ma certo un sogno nel cuore è
sempre vivo: che tutti i cristiani si diano conto di essere carismatici, perché
è tutta la Chiesa ad esserlo!
Umberto Folena - Inviato a Rimini