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Si è tenuto nella solennità del Giovedì Santo il Ritiro di Pasqua
dei membri di Comitato Nazionale di Servizio e dei dipendenti delle strutture
del Rinnovamento nello Spirito Santo. Un tempo di meditazione e di adorazione,
di canto e di preghiera, presso la Sede nazionale di via degli Olmi, a Roma.
«"Donna,
perché piangi?" è l'interrogativo che Gesù stesso rivolge a Maria di Magdala
(cf Gv 20, 11-18) - le parole introduttive del presidente Salvatore Martinez -.
È nella natura umana piangere quando questa viene toccata, ferita. Si piange
spesso come effetto di una forte domanda che è nel cuore: perché? Perché un
innocente deve morire?».
Una domanda che, oggi come allora, si fa urlo di
dolore di un'umanità ferita, dilaniata nella sua stessa carne dalla violenza
dilagante che i casi di cronaca pongono, con incalzante puntualità, tutti i
giorni. «Dinanzi a una morte ingiusta si piange. Quanti pianti ingiusti,
inattesi, come a Bruxelles: perché tanta violenza e odio? Ebbene, dentro questa
realtà di miseria c'è il mistero della misericordia, il mistero della Pasqua,
la sua attualità, la buona notizia di una risurrezione che da duemila anni si
fa segno di speranza».
«Il perdono nasce a Pasqua - ha esordito don Guido Maria
Pietrogrande, che ha guidato la meditazione -. È Gesù che si fa segno di
perdono quando giunge in mezzo ai suoi e dice loro: "Pace a voi" (cf Gv 20,
19-23). In mezzo a quei discepoli che nel giorno dello scandalo, del dolore,
erano scappati. Il perdono di cui tanto si parla in questo Giubileo della
misericordia è il dono del Risorto, il dono che il Signore fa nella Parola e
nei sacramenti». Dalla Parola nasce il messaggio: dalla Parola della Liturgia
ma, ancor prima, dal "sì" di Maria, dal Verbo che si fa carne nel suo grembo
abbandonato alla volontà di Dio fino all'abbandono del Figlio tra le mani del
Padre, a una volontà più grande, al disegno di redenzione e di salvezza. «Egli
è diventato per noi cibo e vita. Ed è la Vergine a presentarci il Figlio suo,
la nostra salvezza», prosegue don Guido.
Dio
che è amore e misericordia si fa perdono, in particolar modo in questo Anno
santo, nel sacramento della riconciliazione, nell'incontro a tu per tu tra Dio
e l'uomo. «La mia esperienza di "missionario della Misericordia" mi fa
sperimentare la meraviglia delle confessioni: lì si sperimentano l'accoglienza,
il superamento delle paure, il dialogo liberante, la riconoscenza del Signore.
Nelle Tende della misericordia, chi viene a confessarsi vive l'esperienza del
desiderio dell'ascolto, di un Dio che "scende in piazza" per andare incontro
all'uomo». Ma il perdono, al giorno d'oggi, è qualcosa di anacronistico e
inutile o pone ancora un seme nel cuore degli uomini? «Per molti oggi perdonare
non è un atto educativo, quanto una debolezza, una
sconfitta; piuttosto si ritiene la vendetta un deterrente valido: ma è una
menzogna. Il perdono, cuore del Giubileo, si esplica nei diversi volti della
nostra vita: per i credenti, è l'architrave che sorregge la vita della Chiesa;
per la società, è una opportunità per riscoprire solidarietà, giustizia,
riconciliazione; per le altre religioni, è un invito a fare della propria fede
una occasione di dialogo e di incontro; per il mondo della cultura e della
tecnica, un invito a maturare una nuova mentalità a favore dell'uomo; per i
popoli, un auspicio di pace e di collaborazione».
In
un profondo tempo di adorazione si è poi lasciato spazio alla meditazione di
quanto ascoltato, facendosi guidare dalle parole del testo di mons. Matteo
Zuppi, arcivescovo di Bologna, su come "Perdonare di cuore per essere
perdonati". Poi, nel giorno in cui il Figlio di Dio è stato tradito, giorno in
cui ci dona il suo Corpo, don Guido si è fatto "compagno" di tutti spezzando il
pane, una grande forma di pane da poco sfornato, nel segno del "cum pane" che
ha riunito il Corpo dilaniato e frazionato di Cristo, Infine, nella comunione
del pane d'amore, pane di salvezza, consumato a due a due, ognuno ha baciato i
piedi del "compagno di cammino", prendendo il pane dalle mani del
fratello.
Elsa De Simone