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Una
lettura «in filigrana» della Liturgia della Parola: l’omelia del Consigliere
spirituale nazionale del RnS procede sul doppio binario della ricostruzione del
contesto delle Letture e della loro attualizzazione nella contemporaneità del
Movimento, nella vita dei gruppi e delle comunità del Rinnovamento. Nella Prima
lettura (cf Ne 8, 2-4.5-6.8-10) c’è «un popolo davanti alla parola di Dio, un
popolo che si sente trafiggere il cuore e piange perché, dopo essere tornato
dall’esilio, riscopre una Parola che per tutti quegli anni era rimasta lettera
morta. Temono che Dio sia adirato perché non sono state osservate le leggi, ma
il sacerdote Esdra raccomanda a tutti di non piangere e di gioire perché è
stata ritrovata la Parola». È la Parola che convoca, è la Parola che raduna i
membri delle comunità: «Siamo davanti alla Parola quando ci incontriamo, siamo
davanti al Signore e i nostri occhi sono fissi su di lui come quelli dei
nazaretani davanti a Gesù che profetava... non davanti ai problemi, alle
iniziative, ai lavori o ai soldi, siamo davanti a Dio e siamo riuniti da lui».
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La Parola raduna educa, forma: «I leviti fanno catechesi semplici e applicano
la parola di Dio ai casi e alle situazioni... come quando ci troviamo in una
nostra riunione e riceviamo l’annuncio che Dio è amore e salva, accogliamo
l’effusione dello Spirito Santo ma poi abbiamo bisogno di formazione spicciola,
costante, ripetuta, permanente». Ma quando è la Parola a parlare e non la
semplice voce dell’uomo? «Quando la Parola fa piangere, fa esultare, porta a
decidersi, vuol dire che siamo stati davanti a Dio. Quando invece la Parola
rimane lettera morta siamo stati davanti a noi stessi, davanti ai nostri ruoli,
alle cose che bisogna fare. E noi sentiamo subito che se non è trafitto il
cuore non nasce nulla».
Il
popolo radunato, formato, è "organizzato" dalla Parola (cf 1 Cor 12,
12-30) «che ci dice che siamo un popolo unito che non ha paura della diversità
ma si arricchisce nella diversità». Don Guido richiama il Salmo 18, un canto
che sale a Dio ed esprime i sentimenti del suo popolo di fronte alla Parola che
trafigge il cuore, che porta a piangere d’amore e a decidersi per il Signore.
Il popolo che si riunisce davanti a Dio inizia a pregare e dice: “La tua legge
è perfetta, è rinfrancata l’anima, voglio darti testimonianza perché la tua
testimonianza è stabile. I tuoi comandi sono limpidi, hanno fatto cadere ogni
confusione: ora i miei occhi vedono”».
Lo
Spirito del Signore dona la verità dell’annuncio (cf Lc 1, 1-4; 4, 14-21),
porta la «parola che muove il cuore e converte: chi è oppresso trova libertà,
chi è morto torna in vita; quello stesso Spirito che è su Gesù è sui nostri
gruppi e su ciascuno di noi. E allora la nostra preghiera sia: “Signore, voglio
che si compia questa Parola e voglio che si compia perché tu mi mandi” perché
una comunità carismatica è radunata dal Signore intorno a lui, perché Dio le
vuole parlare, la vuole riorganizzare, vuole che sia in buona salute, in unità
e diversità, e la vuole mandare per salvare quanti devono essere salvati».
Elsa
De Simone