«Che privilegio ci è concesso di
concludere questa Conferenza nello stesso momento in cui in tutta la Chiesa si varca
la Porta santa. Privilegio grande, alla fine della Conferenza, quello d’invocare
la misericordia su di noi ed essere immersi in un lavacro di rinnovamento e di
rigenerazione spirituale». Nel giorno in cui a Roma Papa Francesco apre la
Porta santa, e con essa il Giubileo della misericordia a cinquant'anni dalla
conclusione del Concilio vaticano II, Salvatore Martinez tira le fila con forti
accenti spirituali e riferimenti assai concreti alla realtà concludendo la 39ª
Conferenza nazionale animatori del Rinnovamento. Agli animatori e ai responsabili
del Movimento è lasciata la consegna di essere uomini carismatici che “entrano”
nel mistero di Dio, se ne nutrono, e dopo “esserne usciti” lo calano nella
storia, facendola nuova.
«La porta - dice con forza Martinez - è
santa perché ad aprirla è lo Spirito Santo, ed è santa perché per attraversarla
occorre essere spinti dallo Spirito Santo, altrimenti rischiamo di fermarci al limitare».
E cita il vangelo di Giovanni: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me,
sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (10, 9). Proprio questa
dinamica, dell'entrare e uscire dal cuore di Dio, deve caratterizzare la vita
dei carismatici: «Noi siamo entrati abbondantemente nella preghiera di Gesù,
nella vita di Gesù, nella dignità di Gesù, e ora - continua Martinez - ci è
chiesto di uscire. Dunque si entra per ricevere misericordia e si esce per
portarla!».
Nella prima parte della relazione
finale, sul tema - "Per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso
gente meritevole di misericordia, cioè verso di noi" (Rm 9, 23-24a) -
"Dalla preghiera, la missione del RnS nell'Anno della misericordia" -
Martinez si sofferma sul senso e sul prezzo della misericordia: «Non c'è
Giubileo senza contemplazione di Gesù, della sua vita, del suo Vangelo, del suo
ministero unto di Spirito Santo. Per questo Papa Francesco ci dice di stare in
ginocchio, adoranti. L'adorazione combatte l'idolatria, mette in noi i desideri
dello Spirito. L'Autore della Lettera agli Ebrei scrive: "Cristo si è
manifestato per annullare il peccato mediante il suo sacrificio" (cf 9, 26).
Ciò significa che il peccato non viene negato occultato, ma distrutto,
bruciato, sconfitto: ecco il giubilo! Il peccato rende orribile l'uomo, il
mondo intorno a noi, ci rende sgradevoli gli uni agli altri prima che di fronte
a Dio; ci rende passibili di giustizia senza misericordia, ecco perché le
carceri si riempiono! Il peccato è il tonfo dell'amore anziché il suo trionfo,
chiude la porta alla speranza. Ma, per grazia, "Dio ha mandato suo
Figlio" (cf Gv 3, 17). Noi siamo gente meritevole di misericordia, non per
i nostri meriti, ma per i suoi. Di quale giustizia Dio è stato capace!». E
allora, «non sarà Giubileo della misericordia se noi animatori e responsabili
del Rinnovamento non avremo l'ispirazione e la fantasia del kerigma nel nostro parlare a lui e di
lui. Gesù non è un sommo sacerdote tra gli altri, egli ha preso parte a ogni
cosa escluso il peccato, ha accolto ogni fragilità. Accostiamoci allora al trono
della grazia! Misericordia è trovare grazia, trovare carisma».
Il Presidente RnS invita a vivere una
certezza: «Il lavacro di rigenerazione è acqua, ma acqua rossa del sangue di
Gesù dato per tutti. Questa è la fiducia che ci è chiesta. Abbiamo tutto, tutto
è compiuto. La vera ingiustizia satanica sarebbe non solo non comprendere
quanto Egli ha fatto per noi, ma non ricevere quello che vuole donarci, non
ricevere il premio, non entrare nel giubilo. Non c'è più condanna per chi crede
in Cristo Gesù! Non sentirti mai un condannato se hai lo Spirito dentro di te!
Lui ha eliminato il potere oppressivo del peccato. Il mondo ci vorrebbe ancora
sotto l'effetto della colpa, del giudizio, ma noi siamo stati liberati». E
citando il brano biblico fondativo del Rinnovamento, in cui si parla della
salvezza avvenuta «con un'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo» (cf
Tt 3, 6-7), esorta: «Quando si parlerà di Giubileo della misericordia, non
dite: "Io c'ero", ma "Io ci sono". Il Rinnovamento nello
Spirito è Giubileo della misericordia, la missione del Rinnovamento, da sempre,
Giubileo della misericordia!».
Nella seconda parte della catechesi
Martinez lancia una forte esortazione a non ritardare questo Giubileo, a «passare
dal palco di Rimini alle città, perché tutta questa forza rinnovatrice esperimentata
si trasferisca nella storia. L'uomo che prega - dice - ha in mano la storia. Il
vero politico, il vero economista è l'uomo spirituale. La preghiera comunitaria
carismatica è una diga che deve rompersi nel nostro cuore. L'annuncio di Gesù è
sempre pubblico, si deve vedere, si deve sentire. Se la preghiera entra nella
vita diventa un'occupazione tra le altre, ma se la vita entra nella preghiera,
entra nei modi e nei tempi di Dio». E ricorda come il cardinale Suenens, alle
origini del Rinnovamento, rispondesse con decisione all'obiezione che l'esperienza
carismatica nel RnS portasse ad essere disincarnati. «E allora - continua il
Presidente RnS - bisogna aumentare il livello di comunicazione della preghiera,
perché gli uomini sentano le ragioni di Dio. Dobbiamo invocare di più lo
Spirito Santo e allora il cuore si aprirà e la mente si dilaterà. Dobbiamo
lasciarci divinizzare. È divinizzazione ogni invocazione dello Spirito. E più
chiediamo lo Spirito, più lo riceviamo e più lo desideriamo. Solo così il
nostro linguaggio sarà ispirato. Oggi non sappiamo più parlare e il mondo ha urgente
bisogno delle lingue dello Spirito che sono le lingue incarnate degli uomini». Martinez
richiama tutti al fondamento della preghiera, dell'adorazione e della lode, che
è «la proclamazione di Gesù, la proclamazione della salvezza». E cita
nuovamente il cardinale Suenens, che nel '73 diceva ai carismatici: «Voi siete
il popolo di Dio, della lode di Dio... Ecco perché io vi voglio bene. Perché
voi avete scoperto che cosa significhi adorazione, e questo è il messaggio che
lanciate al mondo: "Lode a te, Signore"».
Nella parte finale Martinez dà consegne precise
ad animatori e responsabili RnS: «Siamo gente di misericordia - dice -, ora ognuno
di noi diventa agente di misericordia. Non basta la vita interiore nello
Spirito, non basta la preghiera. Quest'ultima deve trovare canali esterni e
circolare nella storia. Ci serve una preghiera "immissionaria", cioè che
ci immetta nella storia. Ci sarà esclusione sociale finché non ci sarà
inclusione spirituale, e a noi è chiesto di rinnovare non solo i cuori bensì la
faccia della terra. Per questo è sorto il Rinnovamento: lo Spirito ci trasforma
di gloria in gloria fino a darci la faccia, il volto di Gesù (cf 2 Cor 3, 18) -
spiega -, e noi crediamo che i nostri gruppi e le nostre comunità sono la faccia
della terra visitata dallo Spirito. Evangelizzare, allora, è portare noi stessi
in parole, opere e missioni; metodo infallibile è proprio la preghiera
comunitaria carismatica, perché mette al lavoro il carisma, non noi, la
preghiera che ci fa corpo, ci fa dinamismo nella storia».
Tra le consegne quella che i gruppi si
ritrovino, oltre che in occasione dell'incontro settimanale, nelle case in
piccoli cenacoli comunitari. «Vogliamo che i nostri gruppi e le nostre comunità
- dice ancora - abbiano un nuovo battesimo e si chiamino “comunità di
misericordia”. Vogliamo che i nostri sacerdoti in questo Anno si chiamino “missionari
della misericordia”; che i nostri giovani si chiamino “sentinelle della
misericordia”, che i nostri anziani siano intercessori di misericordia, che le
nostre famiglie siano case di misericordia, che i nostri animatori e responsabili
siano tutti testimoni di misericordia. Nessuno dovrà rimanere a guardare. Ci
aspettano i poveri, i prigionieri, gli oppressi, i ciechi, che siamo prima di tutto noi e poi
tutti quelli che il Signore vorrà mandarci. A chi chiede giustizia noi dobbiamo
dare misericordia; a chi chiede misericordia noi dobbiamo dare verità; a chi
chiede verità noi dobbiamo dare l'Effusione dello Spirito Santo. Il dono del Rinnovamento
è autentico - conclude Martinez -, il tempo non lo ha invecchiato, l'ha
purificato, l'ha fatto maturare; il tempo ha reso il Rinnovamento partecipe di
prove, sofferenze, disaffezioni che non mancheranno mai nella vita dei
discepoli di Cristo. Il Rinnovamento è una storia da vivere, che fa soffrire,
che fa servire, ma è sempre una storia d'amore, storia della Chiesa».
Lucia
Romiti