«Fratelli e sorelle, vorrei far mie
stasera le parole di Paolo: "quando prego per tutti voi, lo faccio con
gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino
al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi questa opera
buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù» (Fil 1, 4-6).
Così esordisce mons. Mario Meini, vescovo di Fiesole e vice-presidente della
CEI per l'Italia centrale, nell'omelia della Santa Messa che conclude la
seconda giornata della Conferenza nazionale animatori. Commentando la liturgia
del giorno, continua mons. Meini: «L'Apostolo ci dà l'esempio di come saper
pregare nello Spirito Santo, con la mente e il cuore pronti alla missione», e
si sofferma sui motivi della gioia di Paolo: «Innanzitutto la consapevolezza
della fedeltà dei fratelli nella cooperazione per il Vangelo, poi la speranza
che l'opera buona iniziata giungerà a compimento». Speranza e consapevolezza
che si fanno preghiera perché «principio e compimento dell'opera buona non
siamo noi, ma è Dio Padre. È lui l'Onnipotente,
Colui che tutto sostiene». Riconoscerlo fa sì che la preghiera diventi stile di
vita, atteggiamento del cuore.
«L'Apostolo - continua il Vescovo - prega
perché la carità dei fedeli cresca in conoscenza e discernimento; la conoscenza
è conoscenza della volontà di Dio per saperla discernere, e il vero
discernimento, che è docilità allo Spirito Santo, non abilita mai a giudicare
il prossimo, ma rende noi stessi disponibili alla conversione».
Mons. Meini spiega che dimensione
essenziale della preghiera è la contemplazione: "guardare non con gli
occhi della carne per vedere quello che tutti vedono, ma scrutare, discernere
con gli occhi della fede il mistero di Dio che a tutto dà senso. Non siamo noi
i salvatori, ma è Dio che ha mandato il suo Figlio, e contemplare è centrare la
vita in Cristo». Dalla contemplazione scaturisce la vera missionarietà. E
ancora: «Contemplare la salvezza del Signore è profezia di speranza, conoscenza
che l'amore non verrà mai meno», certezza che chi si allontana da Dio verrà
ricondotto a lui, «e
quante belle esperienze di ritorno nel Rinnovamento! - esclama il Vescovo -.
Riconosciamole con gioia e speranza per il futuro». Poi conclude: «Misericordia
e giustizia che vengono da Dio: in queste due parole l'augurio per il prossimo
Natale, la consegna per l'imminente Giubileo».
Lucia
Romiti
Il saluto di Salvatore Martinez a mons.
Mario Meini
Un sorriso che non lascia dubbi: ha la gioia nel
cuore mons. Meini, mentre conferma con uno sguardo amorevole le parole di
Salvatore Martinez. «È scritto che ogni uomo vedrà la salvezza. Ogni uomo!».
Sono le parole del Presidente RnS che accompagnano il canto dell’Alleluja dopo aver ascoltato la
testimonianza di fede di un giovane ex detenuto. “Guardare, contemplare”: la
fede per molti è “immobilità” ma «la realtà è che mentre noi guardiamo Dio, Lui
ci guarda», ha detto Martinez. Ed è per questo reciproco sguardo d’amore, tra
l’uomo e Dio, in cui nel mezzo sono ben visibili le meraviglie dello Spirito,
che il RnS non si stanca mai di pregare e guardare lo Spirito Santo.
Martinez ha inoltre ricordato, citando la Lettera ai
Filippesi, tre parole ricorrenti durante la Celebrazione e le diverse giornate
della Conferenza: “umiltà, disinteresse e beatitudini”, condizioni che devono guidare
«i passi delle nostre comunità all’interno delle nostre Chiese locali». Infine,
nel ringraziare il Vescovo di Fiesole, il Presidente Martinez gli ha fatto dono
di un’acquasantiera frutto del lavoro dei detenuti del Fondo Sturzo di
Caltagirone (CT).
«Papa Francesco avrebbe detto “Pregate per me!”»:
questa la timida richiesta che mons. Meini ha rivolto all’Assemblea prima di
impartire la sua benedizione e concludere l’omelia.
Daniela Di Domenico