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Rilettura del discorso di Papa Francesco 
in occasione della 38a Convocazione nazionale RnS
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Nella seconda parte della mattina del 6, dopo un video ricordo della scorsa Convocazione nazionale, tenutasi a Roma il 3 e 4 luglio scorsi, Salvatore Martinez, Presidente del RnS, riprende il discorso che Papa Francesco ha rivolto al Rinnovamento in quella storica occasione, sottolineando anche che la presenza del Pontefice a due eventi consecutivi è un fatto davvero unico nella vita di un Movimento, un atto di grande amore e paternità.

“Il discorso del Papa – osserva il Presidente - si muove come per cerchi concentrici e guarda alla Chiesa, al Rinnovamento carismatico cattolico nel suo complesso, al Rinnovamento nello Spirito che è in Italia, al mondo. In particolare, si rivolge a quanti hanno una responsabilità di servizio nel Rinnovamento”. È un discorso, quello del Papa, che merita una lettura attenta e puntuale, in quanto entra profondamente dentro le dinamiche del RnS (il commento nella sua interezza è stato pubblicato nel volume “Rinnovamento una grazia pentecostale per la Chiesa e per il mondo”, di cui la relazione del Presidente è solo una parte, ndr), facendo riferimento ai Documenti di Malines, redatti tra il 1974 e il 1986 a cura del cardinale Suenens, a capo di una Commisione di teologi di cui erano membri teologi come Joseph Ratzinger e Walter Kasper. 

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La prima considerazione riguarda l’idea, espressa in quei Documenti e ripresa da Papa Francesco, che il Rinnovamento possa “sparire come tale e trasformarsi in una grazia pentecostale per tutta la Chiesa”, come un fiume che si perde nell’oceano. Sbagliato pensare che sparire significhi non esistere: piuttosto, questa espressione indica che il Rinnovamento non deve esistere per se stesso, come se avesse una sua propria missione da compiere, mentre la sua missione universale è rinnovare la Chiesa intera, perché, scomparendo, appaia che tutta la Chiesa è carismatica e che il Rinnovamento non è in opposizione all’istituzione, piuttosto ne è l’anima. Questa considerazione è espressa dallo stesso card. Suenens in un’intervista rilasciata a Ralph Martin, nel 1973, in occasione del suo primo incontro con i carismatici, negli USA: “Il Rinnovamento carismatico non è contro l’istituzione ma è la vita dell’istituzione”.

La seconda considerazione, più complessa, riguarda la definizione del Rinnovamento come “corrente di grazia” o “movimento ecclesiale”. Nel I documento di Malines, il cardinale Suenens spiega che la definizione di “movimento” suggerisce che il Rinnovamento sia il frutto di una organizzazione umana, mentre invece è una libera iniziativa dello Spirito. Nel 1998 Giovanni Paolo II, non in discontinuità con tutto questo, ma come accoglimento della maturazione di un cammino, utilizza la parola movimento (che già si usava negli anni Settanta e che lo stesso Suenens utilizza negli stessi Documenti di Malines) e vi aggiunge l’aggettivo “ecclesiale”: “Il movimento carismatico è uno dei tanti frutti del Concilio vaticano II… Siete un movimento ecclesiale e nella vostra vita devono trovare quindi espressione tutti quei criteri di ecclesialità di cui ho scritto al numero 30 della Christifideles laici”. In modo particolare Giovanni Paolo II fa riferimento ai criteri ecclesiali “di adesione al Magistero della Chiesa, di obbedienza ai pastori, di servizio alle parrocchie e alla Chiesa”. La stessa definizione, in forma praticamente identica, la rivolge nel corso del 1998 in due incontri distinti con la Fraternità cattolica e con ICCRS: “Voi appartenete a un movimento ecclesiale. Qui la parola “ecclesiale” non è puramente decorativa. Significa un preciso compito di formazione cristiana e richiede una profonda convergenza tra fede e vita”.

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Nel 2002, nel trentesimo della nostra storia, Giovanni Paolo II dà la definizione più ampia e compiuta possibile del Rinnovamento: “Desidero ringraziare i vostri responsabili per aver voluto imprimere al RnS una spiccata impronta di collaborazione con la gerarchia e con i responsabili degli altri movimenti, comunità, associazioni […] Il vostro è un movimento i nel quale si fa esperienza dell’incontro vivo con Gesù, di fedeltà a Dio nella preghiera personale e comunitaria, di ascolto fiducioso della sua Parola, di riscoperta vitale dei sacramenti”.

Dunque, prosegue il Presidente, quando Papa Francesco afferma che il RnS non è movimento nel senso sociologico comune, non intende dire che non è un movimento ecclesiale, ma desidera assicurarsi che non si normalizzi, che conservi la sua originalità e forza carismatica, essendo “di tutti” e “per tutti”, e che le sue strutture, per quanto necessarie, non si sostituiscano al primato dello Spirito, né interrompano il fluire della corrente di grazia che vi scorre.

Lo stesso cardinale Suenens nel 1974, sempre nel I Documento, dice: “Non intendiamo congelare il Rinnovamento nella sua forma attuale né pregiudicare eventuali sviluppi che potranno ulteriormente aversi sotto l’ispirazione dello spirito Santo. Poiché vuole essere della chiesa e nella Chiesa, questo movimento ritiene che più i suoi membri cresceranno nella vita cristiana, e più anche gli elementi carismatici si integreranno nella vita cristiana… Essi saranno sempre più considerati cristiani e sempre meno ‘pentecostali’ o ‘carismatici’.

La terza considerazione del presidente Martinez riguarda la denominazione del movimento carismatico. Infatti, nel I documento di Malines è ancora il cardinale Suenens a proporre di modificare il nome “Rinnovamento carismatico” in “Rinnovamento nello Spirito”, allo scopo di prevenire due rischi: da una parte la monopolizzazione dei carismi (carismatico non è un solo movimento o associazione, ma tutta la Chiesa); dall’altra la polarizzazione dei carismi (cioè l’attenzione solo ad alcuni carismi più spettacolari, come quelli della liberazione e guarigione).  

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Nella definizione Rinnovamento nello Spirito, conclude il presidente, c’è il Donatore più che i doni; l’esperienza della vita nuova ancor prima che la prassi carismatica. È così che, dopo attenta riflessione, nel 1977 il Rinnovamento italiano adotta la definizione di “Rinnovamento nello Spirito Santo”.

Infine, due ultime osservazioni. La prima: il Papa fa riferimento a ICCRS e alla Fraternità cattolica delle Comunità di alleanza. I due organismi citati stanno a servizio della corrente di grazia e non hanno una funzione pastorale, sul cammino del Rinnovamento tutto, come se il Rinnovamento fosse un unico movimento unificato, alla stregua degli altri che hanno avuto uno sviluppo internazionale. Sono due “uffici” che fungono da collegamento alle diverse realtà che stanno nel mondo, le quali, pur perseguendo i medesimi fini, hanno la autonomia pastorale. ICCRS e Fraternità esistono perché esiste il Rinnovamento.

La seconda: nel suo Discorso al RnS il Papa parla di “unità nella diversità”. Non di “uniformità”; cioè il Papa non vuole che le diversità siano appiattite. Attenzione allora, perché in nome dell’unità si può mortificare la diversità; e in nome della diversità si può rompere l’unità. I carismi distinguono e non dividono; se dividono, c’è difetto di carità e di comunione.

Il Papa conclude questa che è la seconda parte del suo discorso affermando che “non si può dire io sono Rinnovamento e tu non lo sei”. La nostra appartenenza è vitale, fraterna, comunionale, e non può mai specificarci contro l’altro o senza l’altro.

Luciana Leone

(06.12.2015)