Nella seconda parte della mattina
del 6, dopo un video ricordo della scorsa Convocazione nazionale, tenutasi a
Roma il 3 e 4 luglio scorsi, Salvatore Martinez, Presidente del RnS, riprende il
discorso che Papa Francesco ha rivolto al Rinnovamento in quella storica
occasione, sottolineando anche che la presenza del Pontefice a due eventi
consecutivi è un fatto davvero unico nella vita di un Movimento, un atto di
grande amore e paternità.
“Il discorso del Papa – osserva
il Presidente - si muove come per cerchi concentrici e guarda alla Chiesa, al
Rinnovamento carismatico cattolico nel suo complesso, al Rinnovamento nello
Spirito che è in Italia, al mondo. In particolare, si rivolge a quanti hanno
una responsabilità di servizio nel Rinnovamento”. È un discorso,
quello del Papa, che merita una lettura attenta e puntuale, in quanto entra
profondamente dentro le dinamiche del RnS (il commento nella sua interezza è
stato pubblicato nel volume “Rinnovamento una grazia pentecostale per la Chiesa
e per il mondo”, di cui la relazione del Presidente è solo una parte, ndr),
facendo riferimento ai Documenti di Malines, redatti tra il 1974 e il 1986 a cura del cardinale
Suenens, a capo di una Commisione di teologi di cui erano membri teologi come Joseph
Ratzinger e Walter Kasper.
La prima considerazione riguarda
l’idea, espressa in quei Documenti e ripresa da Papa Francesco, che il Rinnovamento
possa “sparire come tale e trasformarsi in una grazia pentecostale per tutta la
Chiesa”, come un fiume che si perde nell’oceano. Sbagliato pensare che sparire
significhi non esistere: piuttosto, questa espressione indica che il
Rinnovamento non deve esistere per se stesso, come se avesse una sua propria
missione da compiere, mentre la sua missione universale è rinnovare la Chiesa
intera, perché, scomparendo, appaia che tutta la Chiesa è carismatica e che il
Rinnovamento non è in opposizione all’istituzione, piuttosto ne è l’anima.
Questa considerazione è espressa dallo stesso card. Suenens in un’intervista
rilasciata a Ralph Martin, nel 1973,
in occasione del suo primo incontro con i carismatici,
negli USA: “Il Rinnovamento carismatico non è contro l’istituzione ma è la vita
dell’istituzione”.
La seconda considerazione, più
complessa, riguarda la definizione del Rinnovamento come “corrente di grazia” o
“movimento ecclesiale”. Nel I documento di
Malines, il cardinale Suenens spiega che la definizione di “movimento”
suggerisce che il Rinnovamento sia il frutto di una organizzazione umana,
mentre invece è una libera iniziativa dello Spirito. Nel 1998 Giovanni Paolo
II, non in discontinuità con tutto questo, ma come accoglimento della maturazione
di un cammino, utilizza la parola movimento (che già si usava negli anni
Settanta e che lo stesso Suenens utilizza negli stessi Documenti di Malines) e vi
aggiunge l’aggettivo “ecclesiale”: “Il movimento carismatico è uno dei tanti
frutti del Concilio vaticano II… Siete un movimento ecclesiale e nella vostra
vita devono trovare quindi espressione tutti quei criteri di ecclesialità di
cui ho scritto al numero 30 della Christifideles laici”. In modo particolare
Giovanni Paolo II fa riferimento ai criteri ecclesiali “di adesione al Magistero
della Chiesa, di obbedienza ai pastori, di servizio alle parrocchie e alla Chiesa”.
La stessa definizione, in forma praticamente identica, la rivolge nel corso del
1998 in
due incontri distinti con la Fraternità cattolica e con ICCRS: “Voi appartenete
a un movimento ecclesiale. Qui la parola “ecclesiale” non è puramente decorativa.
Significa un preciso compito di formazione cristiana e richiede una profonda
convergenza tra fede e vita”.
Nel 2002, nel trentesimo della
nostra storia, Giovanni Paolo II dà la definizione più ampia e compiuta possibile
del Rinnovamento: “Desidero ringraziare i vostri responsabili per aver voluto imprimere
al RnS una spiccata impronta di collaborazione con la gerarchia e con i
responsabili degli altri movimenti, comunità, associazioni […] Il vostro è un
movimento i nel quale si fa esperienza dell’incontro vivo con Gesù, di fedeltà
a Dio nella preghiera personale e comunitaria, di ascolto fiducioso della sua Parola,
di riscoperta vitale dei sacramenti”.
Dunque, prosegue il Presidente, quando
Papa Francesco afferma che il RnS non è movimento nel senso sociologico comune,
non intende dire che non è un movimento ecclesiale, ma desidera assicurarsi che
non si normalizzi, che conservi la sua originalità e forza carismatica, essendo
“di tutti” e “per tutti”, e che le sue strutture, per quanto necessarie, non si
sostituiscano al primato dello Spirito, né interrompano il fluire della
corrente di grazia che vi scorre.
Lo stesso cardinale Suenens nel
1974, sempre nel I Documento, dice: “Non intendiamo congelare il Rinnovamento nella
sua forma attuale né pregiudicare eventuali sviluppi che potranno ulteriormente
aversi sotto l’ispirazione dello spirito Santo. Poiché vuole essere della
chiesa e nella Chiesa, questo movimento ritiene che più i suoi membri
cresceranno nella vita cristiana, e più anche gli elementi carismatici si
integreranno nella vita cristiana… Essi saranno sempre più considerati
cristiani e sempre meno ‘pentecostali’ o ‘carismatici’.
La terza considerazione del presidente
Martinez riguarda la denominazione del movimento carismatico. Infatti, nel I
documento di Malines è ancora il cardinale Suenens a proporre di modificare il
nome “Rinnovamento carismatico” in “Rinnovamento nello Spirito”, allo scopo di
prevenire due rischi: da una parte la monopolizzazione dei carismi (carismatico
non è un solo movimento o associazione, ma tutta la Chiesa); dall’altra la
polarizzazione dei carismi (cioè l’attenzione solo ad alcuni carismi più spettacolari,
come quelli della liberazione e guarigione).
Nella definizione Rinnovamento
nello Spirito, conclude il presidente, c’è il Donatore più che i doni;
l’esperienza della vita nuova ancor prima che la prassi carismatica. È così
che, dopo attenta riflessione, nel 1977 il Rinnovamento italiano adotta la
definizione di “Rinnovamento nello Spirito Santo”.
Infine, due ultime osservazioni.
La prima: il Papa fa riferimento a ICCRS e alla Fraternità cattolica delle
Comunità di alleanza. I due organismi citati stanno a servizio della corrente
di grazia e non hanno una funzione pastorale, sul cammino del Rinnovamento
tutto, come se il Rinnovamento fosse un unico movimento unificato, alla stregua
degli altri che hanno avuto uno sviluppo internazionale. Sono due “uffici” che
fungono da collegamento alle diverse realtà che stanno nel mondo, le quali, pur
perseguendo i medesimi fini, hanno la autonomia pastorale. ICCRS e Fraternità esistono
perché esiste il Rinnovamento.
La seconda: nel suo Discorso al
RnS il Papa parla di “unità nella diversità”. Non di “uniformità”; cioè il Papa
non vuole che le diversità siano appiattite. Attenzione allora, perché in nome
dell’unità si può mortificare la diversità; e in nome della diversità si può
rompere l’unità. I carismi distinguono e non dividono; se dividono, c’è difetto
di carità e di comunione.
Il Papa conclude questa che è la
seconda parte del suo discorso affermando che “non si può dire io sono Rinnovamento
e tu non lo sei”. La nostra appartenenza è vitale, fraterna, comunionale, e non
può mai specificarci contro l’altro o senza l’altro.
Luciana
Leone