La Chiesa italiana dopo il Convegno nazionale di Firenze si
appresta a vivere una nuova pagina della sua storia. Ma verso quale meta è
chiamata a camminare? Salvatore Martinez,
presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, al microfono del nostro
inviato Luca Collodi:
R. - Dove il suo Signore Gesù Cristo gli ha sempre chiesto
di andare e cioè al cuore della gente, al cuore della storia, e a questo cuore
sempre più malato, sempre più solo e sempre più bisognoso di misericordia,
guardare non in modo indifferenziato, ma con una parola che sappia farsi "tu",
con una gestualità che sappia assumere i tanti mali di questo nostro tempo. E'
la Chiesa in uscita di cui parla Papa Francesco, perché lascia entrare dentro
di sé un nuovo amore per gli uomini del nostro tempo, una Chiesa incarnata, una
Chiesa che vive nella storia, in un tempo complesso. La capacità della Chiesa è
quella di saper leggere i segni dei tempi ed entrare dentro la complessità. E
la ricchezza di cui certamente questo nostro tempo dispone è provvidenziale per
la nuova evangelizzazione, che è tutta da reinterpretare, alla luce dei bisogni
degli uomini di oggi.
D. - Nel dialogo di
questi giorni, all'interno dei delegati, dei pastori, dei vescovi, dei
sacerdoti, emerge una divisione tra vecchia Chiesa italiana e nuova Chiesa
italiana?
R. - Grazie a Dio, in Gesù Cristo, Antico e Nuovo Testamento
si saldano, e così - vorrei dire - siamo dentro una storia. Il Beato Paolo VI
pose una grande domanda: quale Chiesa per il terzo millennio? Giovanni Paolo
II: quale uomo? E Benedetto XVI: quale fede? E adesso Papa Francesco: quale amore,
quale misericordia, quale capacità di dire e di dare ad ogni uomo Gesù Cristo?
Ecco, siamo quello che siamo per grazia - vorrei dire con Papa Francesco - ma
guardando indietro dobbiamo davvero apprezzare in quanti modi abbiamo salutato
l'avvento, l'alba di un nuovo millennio con Pontificati che hanno fortemente
segnato la nostra storia. Adesso Papa Francesco ci dice di puntare
all'essenziale, ad un umanesimo cristiano che profumi di Spirito Santo, cioè di
grazia, di miracolo, di una fede che non si arrende davanti al male. E'
quell'arte di amare che reimpariamo sempre, soprattutto se sappiamo stare in
mezzo alla nostra gente.
D. - Firenze può
segnare il rilancio del laicato cattolico nel sociale?
R. - A condizione che facciamo discendere il sociale dallo spirituale.
Papa Francesco è molto chiaro: si può stare dalla parte degli ultimi - Gesù
nella sinagoga di Nazareth individua l'uomo in quattro grandi categorie: i
prigionieri, gli oppressi, i poveri, i ciechi - a condizione che ci lasciamo
rigenerare interiormente dallo Spirito Santo. Altrimenti parleremo di moralità,
di immoralità, parleremo di crisi sociali, senza ribadire che la più profonda
delle crisi è proprio spirituale. Se avremo maggiore fiducia - come ha detto il
Papa - nello Spirito Santo e nella creatività dello Spirito Santo, anche il
nostro protagonismo ritornerà ancora più incisivo e la grande ricchezza
carismatica sarà la migliore lezione di generosità che possiamo offrire a
questo nostro mondo disorientato. Si può ripartire da Firenze, si deve
ripartire da Firenze, con una maggiore fiducia nella grazia e nella dimensione
dello Spirito.
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