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“Le famiglie illuminano il Sinodo” 
Il saluto del card. Angelo Bagnasco e l’omelia di Papa Francesco
Veglia di preghiera per il Sinodo_026 - Clicca per ingrandire...

Il cielo di Roma è ormai buio. Migliaia di candele accese sono pronte ad accogliere il Santo Padre in Piazza San Pietro. Il card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, rivolge a Papa Francesco il saluto a nome di tutti i Vescovi italiani, ricordando la profonda "trasformazione epocale" che sta attraversando la nostra società e che vede coinvolta in prima linea anche la famiglia. Un cambiamento in cui diviene improrogabile «vivere, credere e annunciare il Vangelo» affinché la stanchezza e la paura non prevalgano sullo stupore e sulla gioia di annunciare Cristo ed essere famiglia. A nome dei Vescovi italiani e delle comunità ecclesiali, il Cardinale esprime con gioia l'impegno a pregare per il Papa e per tutti i Padri sinodali durante le settimane che verranno. «Possa tale confronto nutrirsi di ascolto di Dio, fino a sentire con lui il grido del popolo...», e riconoscere in questo la volontà a cui Dio ci chiama.

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Dopo l'arrivo di Papa Francesco, una famiglia offre al Pontefice una lampada accesa, segno della luce emanata da ogni famiglia nel mondo. Ma «a che giova - chiede Papa Francesco - accendere una piccola candela nel buio che ci circonda? ...Si possono poi vincere le tenebre? ».

Questi sono alcuni dei tanti interrogativi che spesso attanagliano l'uomo, vinto dalla tentazione di tirarsi indietro, di chiudersi in se stesso, fuggendo così alle proprie responsabilità. Ma il Santo Padre ci «esorta a uscire, a tornare nel mondo, testimoni dell'amore di Dio per l'uomo, perché il mondo creda... Così Papa Francesco invita le famiglie presenti in Piazza a invocare lo Spirito Santo, affinché i Padri sinodali, affrontando il tema della famiglia, sappiano «ascoltare e confrontarsi mantenendo fisso lo sguardo su Gesù» perché, come ricordava il patriarca Atenagora, "senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, Cristo rimane nel passato, la Chiesa diventa una semplice organizzazione, l'autorità si trasforma in dominio, la missione in propaganda..."».

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Nelle preghiere del Pontefice, dunque, la speranza che questo Sinodo possa riconoscere quanto di vero, bello e giusto c'è nella famiglia, cercando di esortare i fedeli a ritrovare nel Vangelo lo strumento per superare tutte le situazioni di difficoltà e sofferenza, come la malattia, la povertà, il lutto. Sappiano i Padri sinodali «attingere parole di consolazione e orientamenti di speranza per le famiglie, chiamate in questo tempo a costruire il futuro della comunità ecclesiale e della città dell'uomo», ricordando che anche la storia di Gesù s'incarna proprio nel grembo di una famiglia, una famiglia come tante in cui si condividono momenti di gioia e di dolore.

«Entriamo anche noi nel mistero della Famiglia di Nazareth - ha detto Papa Francesco - con umiltà e vocazione al servizio attraverso cui fare della famiglia il luogo della santità evangelica, del discernimento; il luogo dove imparare a «riconoscere il disegno di Dio sulla propria vita e ad abbracciarlo con fiducia».

«Ripartiamo da Nazareth - ha continuato il Pontefice - perché questo Sinodo, «più che parlare di famiglia, sappia mettersi alla sua scuola», sapendo riconoscerne la dignità, la consistenza e il valore. Sapremo così riconoscere nella Chiesa i tratti di una vera famiglia, capace di manifestare la tenerezza e la forza morale di una madre; la «prossimità e l'amore di un padre...»; la bellezza di figli che sanno essere fratelli e percepire l'altro non come un peso ma come dono. Solo così la Chiesa diviene casa, una casa aperta e accogliente, capace di «rischiarare davvero la notte dell'uomo, additargli con credibilità la meta e condividerne i passi, proprio perché lei per prima vive l'esperienza di essere incessantemente rigenerata nel cuore misericordioso del Padre».

Sintesi di Daniela Di Domenico

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(04.10.2015)