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Il cielo di Roma è ormai buio. Migliaia di candele
accese sono pronte ad accogliere il Santo Padre in Piazza San Pietro. Il card. Angelo
Bagnasco, presidente della CEI, rivolge a Papa Francesco il saluto a nome di
tutti i Vescovi italiani, ricordando la profonda "trasformazione epocale" che
sta attraversando la nostra società e che vede coinvolta in prima linea anche
la famiglia. Un cambiamento in cui diviene improrogabile «vivere, credere e
annunciare il Vangelo» affinché la stanchezza e la paura non prevalgano sullo
stupore e sulla gioia di annunciare Cristo ed essere famiglia. A nome dei
Vescovi italiani e delle comunità ecclesiali, il Cardinale esprime con gioia
l'impegno a pregare per il Papa e per tutti i Padri sinodali durante le
settimane che verranno. «Possa tale confronto nutrirsi di ascolto di Dio, fino
a sentire con lui il grido del popolo...», e riconoscere in questo la volontà a
cui Dio ci chiama.
Dopo l'arrivo di Papa Francesco, una famiglia offre
al Pontefice una lampada accesa, segno della luce emanata da ogni famiglia nel
mondo. Ma «a che giova - chiede Papa Francesco - accendere una piccola candela
nel buio che ci circonda? ...Si possono poi vincere le tenebre? ».
Questi sono alcuni dei tanti interrogativi che
spesso attanagliano l'uomo, vinto dalla tentazione di tirarsi indietro, di
chiudersi in se stesso, fuggendo così alle proprie responsabilità. Ma il Santo
Padre ci «esorta a uscire, a tornare nel mondo, testimoni dell'amore di Dio per
l'uomo, perché il mondo creda... Così Papa Francesco invita le famiglie
presenti in Piazza a invocare lo Spirito Santo, affinché i Padri sinodali,
affrontando il tema della famiglia, sappiano «ascoltare e confrontarsi
mantenendo fisso lo sguardo su Gesù» perché, come ricordava il patriarca
Atenagora, "senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, Cristo rimane nel passato,
la Chiesa diventa una semplice organizzazione, l'autorità si trasforma in dominio,
la missione in propaganda..."».
Nelle preghiere del Pontefice, dunque, la speranza
che questo Sinodo possa riconoscere quanto di vero, bello e giusto c'è nella
famiglia, cercando di esortare i fedeli a ritrovare nel Vangelo lo strumento
per superare tutte le situazioni di difficoltà e sofferenza, come la malattia,
la povertà, il lutto. Sappiano i Padri sinodali «attingere parole di
consolazione e orientamenti di speranza per le famiglie, chiamate in questo
tempo a costruire il futuro della comunità ecclesiale e della città dell'uomo»,
ricordando che anche la storia di Gesù s'incarna proprio nel grembo di una
famiglia, una famiglia come tante in cui si condividono momenti di gioia e di
dolore.
«Entriamo anche noi nel mistero della Famiglia di
Nazareth - ha detto Papa Francesco - con umiltà e vocazione al servizio attraverso
cui fare della famiglia il luogo della santità evangelica, del discernimento; il
luogo dove imparare a «riconoscere il disegno di Dio sulla propria vita e ad
abbracciarlo con fiducia».
«Ripartiamo da Nazareth - ha continuato il Pontefice
- perché questo Sinodo, «più che parlare di famiglia, sappia mettersi alla sua
scuola», sapendo riconoscerne la dignità, la consistenza e il valore. Sapremo
così riconoscere nella Chiesa i tratti di una vera famiglia, capace di
manifestare la tenerezza e la forza morale di una madre; la «prossimità e
l'amore di un padre...»; la bellezza di figli che sanno essere fratelli e
percepire l'altro non come un peso ma come dono. Solo così la Chiesa diviene
casa, una casa aperta e accogliente, capace di «rischiarare davvero la notte
dell'uomo, additargli con credibilità la meta e condividerne i passi, proprio
perché lei per prima vive l'esperienza di essere incessantemente rigenerata nel
cuore misericordioso del Padre».
Sintesi di Daniela Di Domenico