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Carissime,
carissimi,
Vi saluto con affetto e
rispetto.
Proprio
sette giorni fa, in un'altra splendida Veglia di preghiera dedicata alla
famiglia, a Philadelphia, così si esprimeva Papa Francesco: «Tutto l'amore che Dio ha
in sé, tutta la bellezza che Dio ha in sé, tutta la verità che Dio ha in sé, la
consegna alla famiglia. E una famiglia è veramente famiglia quando è capace di
aprire le braccia e accogliere tutto questo amore... La famiglia ha la carta di
cittadinanza divina... l'ha data Dio perché nella famiglia crescessero sempre più
la verità, l'amore e la bellezza» (Papa Francesco, Festa delle Famiglie e
Veglia di Preghiera, Philadelphia, 26 settembre 2015).
Ero lì,
come questa sera, in mezzo a migliaia di famiglie. Qui, oggi, voglio gridare
forte, con Papa Francesco, che la famiglia è viva perché ha "carta
di cittadinanza divina". La famiglia è da Dio!
Sia benedetto
il Signore che ha creato la famiglia. Si, la famiglia cristiana è di seme
divino. Sarà sempre attaccata, offesa, umiliata, ma nessuno potrà mai
sbarazzarsene, perché nessuno potrà mai sbarazzarsi di Dio, l'inventore e il
custode della famiglia.
Noi vogliamo
che la famiglia si rialzi con gioia e proceda verso il futuro. Lo Spirito Santo
ci spinge a metterci in cammino senza dubbi o paure. Lo Spirito Santo è il "motore
interiore" della famiglia, Colui che mette in movimento ogni nostro desiderio
di bene, i nostri sogni, le nostre preghiere, quelle che oggi e sempre sapremo
offrire, piccole o grandi, degne o indegne che siano.
Ben vengano
tutti gli aiuti sociali, politici, economici che la famiglia merita, ma intanto
noi vogliamo gridare, con le parole del salmista: «Il nostro aiuto è nel nome del
Signore, che ha fatto cielo e terra» (Sal 124, 8). E che ha
fatto la famiglia!
Noi siamo qui
perché non abbiamo smesso di credere nella forza trasformante della preghiera.
Per vivere
veramente la famiglia deve pregare, deve tornare a pregare. Perché solo chi
prega vive. Chi non prega perde l'uso del cuore e smette di amare.
La preghiera
ricrea la famiglia, dilata la famiglia, ci fa ospitare Dio e ci rende ospitali
verso tutti.
Sbaglia chi
pensa che la preghiera sia la resa dei deboli, di coloro che chiudono gli occhi
sulla storia e si dichiarano impotenti dinanzi ai mali del mondo.
La preghiera è la più potente
pedagogia di dialogo e di pace data agli uomini sulla terra. Noi siamo volto di
un'umanità che ha trovato nella preghiera come parlare a Dio, come parlare con
Dio dell'uomo, come parlare di Dio all'uomo.
Prega la
famiglia che vuole vincere il male con il bene; che non vuole arrendersi
dinanzi al male; che non vuole essere sopraffatta dallo scoraggiamento,
dall'orgoglio, dall'indifferenza.
Prega la
famiglia che vuole vedere la storia con gli occhi di Dio; Dio che ha fatto dell'umanità
una sola famiglia; Dio che non discrimina, che non esclude, che è protezione
dell'orfano, della vedova, del divorziato, dell'escluso, del discriminato.
Prega la
famiglia che non vuole rimanere sola, con un cuore piccolo, chiuso, stanco,
incapace di accogliere il prossimo.
Prega la
famiglia che vuole trovare nuove energie per amare; che ama la vita, che la stima
degna di essere vissuta sempre; che difende la vita dell'uomo da ogni
sopraffazione umana, da ogni violenza fisica, morale, spirituale.
Noi non
trasformeremo il mondo e non custodiremo mai a sufficienza la famiglia se non a
partire dalla preghiera. La preghiera è l'arte dell'impossibile e il mondo ha
bisogno di famiglie specializzate in quest'arte dell'impossibile.
Guardiamoci
intorno: siamo adulti, giovani, bambini, anziani, sposati, fidanzati, separati,
persone sole, vedovi, consacrati, sereni, preoccupati, sani, ammalati, nella
prova, nel lutto, nella gioia.
Ciascuno di
noi viene da una famiglia, costituisce una famiglia, oggi è qui per chiedere al
Signore che la propria famiglia sia protetta dal male, salvata dalla morte,
benedetta nel dono dei figli, rinnovata nella bellezza dell'amore e dalla
potenza della preghiera.
Oggi noi comunichiamo a quanti ci osservano una buona notizia: la famiglia cristiana
vince, non è vinta, perché la sola cosa che il mondo mai potrà vincere è
proprio l'amore di Dio e l'amore per i fratelli. Ce lo ricorda Gesù: «Non c'è un amore più grande di
questo» (Gv 15,
13).
Se c'è crisi di verità sulla famiglia è
soprattutto perché si sta perdendo in molte case la bellezza e la
pratica di questo amore, del Vangelo dell'amore in famiglia.
Ecco perché
si fa sempre più pressante e decisivo l'invito di Gesù: «Rimanete nel mio amore» (Gv
15, 9b). Gesù sembra dirci: prima di fare del mio amore una lezione ai vostri
figli, procuratevi di farne esperienza, un dono. Mogli e mariti; fratelli e
sorelle; genitori e figli.
Commenterà S.
Agostino: «Resta
nell'amore e l'amore resterà in te». (Commento alla prima lettera di S.
Giovanni, 7,10).
Noi non
abbiamo «alcun
debito all'infuori di una amore vicendevole» (cf Rm 13,8), perché nell'arte di amare saremo sempre
degli apprendisti e mai potremo dire di avere amato abbastanza.
Ora, non c'è
luogo più deputato «all'amore
vicendevole» che la famiglia. Amare è il nostro debito permanente! E i
debiti vanno saldati!
La famiglia
cristiana è in debito d'amore verso se stessa e verso questo nostro tempo; le
nostre famiglie sono tutte in debito d'amore e ciascuno di noi deve provvedere
a saldare il conto con una nuova passione testimoniale. Ce lo chiede il Sinodo
che sta per iniziare. Ce lo chiede la coscienza sociale vigente. Ce lo chiedono
le tante situazioni di povertà e di sofferenza familiari che ogni giorno ci
sfidano.
Voglia lo Spirito Santo dilatare i nostri cuori e donarci una
nuova cura d'amore per le nostre famiglie e per ogni famiglia che incontreremo
nel cammino delle nostre comunità, perché «si
veda e si senta» (cf At 2, 33), come a Pentecoste, che l'amore di Dio è più forte di ogni costrizione
umana e che la fede in Gesù «vince
il mondo» (cf 1 Gv 5, 4-5) e salva la famiglia.