Saluto al Santo Padre durante la preghiera ecumenica
Santo Padre,
che grazia grande ci è concessa
questa sera: stare insieme e rendere credibile ed efficace dinanzi al mondo la
preghiera di Gesù: «Padre, che siano tutti una cosa sola» (Gv 17, 21).
Qui, in questa Piazza, che è
cuore della cristianità, proprio queste parole di Gesù ci trafiggono il cuore.
Quanti peccati contro l'unità; quante ferite ancora da guarire, quanta gioia
negata al popolo di Dio; quante morti che aggiungono martiri; quanto sangue scorre,
sangue che seppure spesso non genera orrore, noi crediamo generi salvezza e
fecondi la storia. La nostra unità nella preghiera è ormai un'urgenza; l'unità
delle tre tradizioni cristiane è un'emergenza dinanzi ai drammi del mondo.
Nell'attesa del Suo arrivo
siamo entrati nella preghiera di Gesù e con grande intensità abbiamo pregato e
cantato, esperimentando "Vie nuove di unità e di pace", perché la causa dell'ecumenismo del sangue e dell'ecumenismo spirituale non rimangano
inascoltate.
Siamo qui per stringerci a Lei,
per darLe e per ricevere coraggio. Vogliamo che senta l'affetto grato dei
cristiani di tutto il mondo, qui rappresentati da Vescovi, Pastori e testimoni provenienti
da Oriente e da Occidente.
Ora tutti noi ci prendiamo per
mano e cantiamo insieme un celebre "Inno", guidati dagli speciali artisti che
ci hanno aiutato e hanno rallegrato il cuore di Dio e di questa famiglia con i
loro talenti.
Le chiediamo, dopo il canto, di essere Lei a
concludere la nostra preghiera ecumenica.
Saluto
al Santo Padre all'inizio dell'Udienza al RnS
Santo
Padre,
che gioia salutarLa a
nome di questa grande famiglia riunita nel nome di Gesù Signore. Siamo come bruciati
dal sole in questo giorno così caldo d'estate, ma nel nostro cuore un fuoco
brucia ancora di più. E' il fuoco di quell'amore «effuso
nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (cf Romani 5, 5), un fuoco che neanche «le grandi acque possono spegnere» (cf Cantico dei Cantici 8,
7).
E del resto, sarebbe
una contraddizione in termini se una "corrente
di grazia non lasciasse scorrere acqua di vita, di gioia, di speranza, se
diventasse acqua stagnante.
A distanza di un anno
ci ritroviamo in questa santa Piazza, una delle poche al mondo in cui sia
ancora possibile confessare pubblicamente la propria fede senza essere fermati
o anche essere oggetto di sanzioni o di violenze. Che strano questo nostro
mondo: dispera e si rifiuta di accogliere gli uomini e le donne portatrici di
speranza, di quella speranza che, ci ricorda San Paolo, «non delude» (cf
Rm 5, 5), non ha mai deluso
chi confida in Dio.
Santo Padre, allo
Stadio Olimpico Lei ci diede alcune consegne precise. Siamo qui per offrire le
primizie degli impegni assunti.
Innanzitutto, Lei ci esortava
a dare una "testimonianza di ecumenismo
spirituale". E' quello che abbiamo voluto fare e mi permetta di ringraziare
questi amici, fratelli e padri presenti, che hanno voluto accogliere con grande
generosità il nostro invito.
Lei ha chiesto al
Rinnovamento nello Spirito di fare "tutto
sulla base dell'adorazione" e di perseverare con forza nel "servizio all'annuncio del Vangelo nella
gioia dello Spirito Santo".
Certo, se si gioisce troppo
si potrebbe scambiare il Rinnovamento per una "scuola di samba". Ma crediamo valga la pena, anche a nome di chi
si lascia vincere dalla tristezza e dalla solitudine. Se è la gioia di Gesù,
quella che «nessuno
potrà mai toglierci» (cf
Gv 16, 22), come il Signore nostro ha promesso, quella gioia che il mondo
non conosce, eppure va cercando, allora è già "cielo" sulla terra; è davvero
vita nuova!
I nostri Gruppi e
Comunità sono seriamente motivati e impegnati, attraverso la formazione e il
servizio, per attestare che la nostra non è una gioia disincarnata,
evanescente, ma una gioia che genera risurrezione, soprattutto tra gli ultimi: i
bambini della Moldova, le famiglie della Terra Santa, gli immigrati che non
hanno una famiglia o i detenuti e gli ex detenuti che una famiglia hanno e che
rischiano di perderla se non c'è qualcuno che se ne prenda cura più o meglio
delle organizzazioni malavitose.
"Avvicinatevi ai poveri" Lei
ci diceva. Qui ce ne sono tanti, insieme a gente semplice, che vive con fatica,
che ha conosciuto il male, il peccato, la morte e che ha compreso fino in fondo
le parole di Gesù: «E'
lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla» (Gv 6, 63).
Santo Padre, questo
popolo che Le sta dinanzi cerca di camminare al Suo passo esigente e
instancabile, senza vergogna del Vangelo, moltiplicando gli sforzi per
salvaguardare il bene grande della comunione ecclesiale a partire da quella "conversione pastorale in chiave
missionaria" (Evangelii Gaudium, 25) che tanto Le sta a cuore.
Con Lei, facendo eco
alla Sua recente Enciclica, anche noi vogliamo dire: Laudato si', Lo diciamo per il Suo coraggio nel denunciare i tanti
mali che sono dentro e fuori di noi, nel creato e nella storia. Laudato si', lo diciamo per la Chiesa
che si rinnova, sospinta dal vento dello Spirito. Laudato sì, lo diciamo per tutto il bene che ogni giorno vediamo vincere
il male.
Voglia ora ascoltare
due testimonianze, di un anziano e di un giovane. E voglia benedire le Bibbie
che portiamo con noi, come Lei ci ha raccomandato sempre di fare, e che ancora
di più vogliamo alzare al Cielo per indicare agli uomini i sentieri della
salvezza.
Domani la nostra
"fede carismatica" avrà un'altra "scena"; ci trasferiremo allo Stadio Olimpico
e sarà ancora "preghiera ed evangelizzazione".
Grazie, Santo Padre. Non
smetteremo di pregare per Lei e di volerle bene. Di cuore, grazie!