«Aspetto da voi che diate testimonianza
di un ecumenismo spirituale» diceva il Santo Padre lo scorso anno al
Rinnovamento, nella storica partecipazione di un Pontefice a una Convocazione
nazionale del Movimento. E il Rinnovamento nello Spirito, a un anno di distanza,
"ricambia" la visita di Papa Francesco e si ritrova in Piazza San Pietro nella
prima delle due giornate della 38ª Convocazione nazionale. Un evento
nell'evento, un kairós di grazia e di
testimonianza di quell'unità indicata con tanta forza più volte dal Santo Padre
nel corso del suo Pontificato. «Il Papa chiama a raccolta tutti gli uomini e le
donne di pace nel mondo, oltre i confini geografici e la professione religiosa»
- ricordava il presidente del Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez,
nel corso della conferenza stampa di presentazione dell'evento. E a questa
chiamata hanno risposto "presente" i rappresentanti delle diverse espressioni delle
confessioni cristiane, ma anche tanti artisti e decine di migliaia di persone
appartenenti al RnS, arrivati a Piazza San Pietro con tutto l'entusiasmo che
sanno incarnare e trasmettere quanti hanno incontrato Cristo Gesù nella propria
vita.
"Vie
di unità e di pace. Voci in preghiera per i martiri di oggi e per un ecumenismo
spirituale" è il titolo del concerto ecumenico che
ha "assemblato" pezzi diversi che hanno formato un bellissimo mosaico,
armonioso nella sua complessità. Mettere insieme e far pregare i rappresentanti
delle diverse confessioni della cristianità; cantare e fare del canto "preghiera"
attraverso la voce di quattro artisti internazionali, anch'essi di diverse provenienza,
cultura, tradizione religiosa: è una complessità che ha trovato la sua linea unitaria
nell'ecumenismo spirituale e in quella comunione che tristemente, in tante
parti del mondo, trova la sua origine nell'ecumenismo del sangue dei martiri di
oggi, tanto invocato da Papa Francesco a sottolineare la necessità che quel sangue
sia seme di vita. Il Rinnovamento - che per sua natura, come sottolineava il
card. Leo Suenens nei Documenti di
Malines, è esso stesso ecumenico - si è fatto mezzo e strumento di unità,
di quell'ecumenismo che ha trovato una forte eco nelle voci dei delegati
ecumenici che si sono succeduti sul sagrato di San Pietro. Il card. Angelo
Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e delegato ecumenico
"di casa", ha indicato il senso profondo di "Voci
in preghiera" attraverso tre passaggi: la potenza della preghiera, la
necessità di una nuova fraternità tra cristiani, il fondamento spirituale della
solidarietà umana. Tutti gli altri delegati, salendo sul sagrato in coppia,
hanno pregato tenendosi per mano, innalzando al Signore la propria preghiera.
Il card. Kurt Koch, presidente del
Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, e mons. Policarpo Eugenio
Aydin, vescovo siro-ortodosso, si sono espressi sul tema della
pace, dono che viene dallo Spirito e balsamo su tutte le violenze umane; mons.
Barnaba El Soryani, vescovo copto ortodosso, e David Moxon, vescovo anglicano rappresentante
dell'Arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede, hanno pregato lo
Spirito Santo, perché il sangue dei martiri fecondi la storia; Louie Giglio, pastore della Chiesa non
denominazionale "Passion City" ad
Atlanta, e il rev. Jonas Jonson, pastore
della Chiesa evangelica luterana in Svezia, hanno pregato sul tema
dell'unità della fede e per la guarigione delle ferite derivanti dalle
divisioni; mons. Atanasio Matti Shaba
Matoka, arcivescovo emerito siro cattolico di Baghdad, e il rev. Giovanni
Traettino, presidente della Chiesa evangelica della riconciliazione in
Italia, hanno pregato perché il nome di Gesù sia innalzato sopra ogni
cosa e nel suo nome la vita trionfi sulla morte, la verità sulla menzogna.
In queste immagini di preghiera e di
intercessione si sono inserite le esibizioni di Don Moen, Darlene Zschech, Noa,
Andrea Bocelli - accompagnati dall'Orchestra e dalla corale del Rinnovamento - e
le testimonianze di giovani provenienti dai diversi continenti, in un crescendo
di partecipazione e di emozione che ha attraversato l'intera Piazza giungendo
in tutto il mondo attraverso le dirette televisive e in streaming su TV2000 e
Rai1. Don Moen e Darlene Zschech, cantanti e worship leader, hanno fatto delle
loro esibizioni un momento di lode e preghiera, dando voce nelle loro canzoni
all'ecumenismo del sangue e a quello spirituale; l'israeliana Noa - che con una
emozione palpabile ha esordito leggendo una lettera di profonda stima al Santo
Padre, in attesa del suo arrivo - ha parlato di pace tra gli uomini con la
canzone Shalom Shalom, un appello
alla convivenza pacifica tra ebrei, musulmani e cristiani in Terra Santa e in
Medio Oriente. Questo momento è stato sottolineato da due gesti molto forti: la
lettura del Discorso di Papa Francesco in occasione dell'Incontro con Simon
Peres e Abu Mazen nei Giardini Vaticani, a giugno di un anno fa, da parte di
Foad Aodi, presidente della Comunità del mondo arabo in Italia, e lo scambio
del "segno di pace". «Ti invochiamo, Signore, vieni in nostro aiuto - ha così
pregato il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese
orientali, introducendo questo momento - perché siamo meravigliati di questo
mondo, perché l'uomo trasformi questo mondo in un giardino di fraternità... Fa'
di me uno strumento della tua pace».
Panis
angelicus, Gloria a te (Inno del Giubileo del 2000, in una
sorta di passaggio di testimone e countdown
in attesa del Giubileo della Misericordia, indetto da Papa Francesco a partire
dal prossimo 8 dicembre) e The prayer
sono i brani eseguiti da Andrea Bocelli, che introduce tutti in un tempo in cui
la preghiera si fa stile di vita e il canto via privilegiata di dialogo e di
elevazione spirituale: "Sogniamo un mondo
senza più violenza, un mondo di giustizia e di speranza. Ognuno dia la mano al
suo vicino, simbolo di pace, di fraternità" è un passaggio significativo di
The prayer che indica come sia
indispensabile che la preghiera si incarni nella storia. Il canto e la
preghiera, in una spirale di adorazione che si innalza da Piazza San Pietro, si
concludono con l'Ave Maria di Gounot:
poi, Salvatore Martinez, presidente del RnS e della Fondazione vaticana "Centro
Internazionale Famiglia di Nazareth" e, invita quanti hanno preso parte al
Concerto a stare al centro del sagrato, mentre i giovani del RnS fanno
sventolare le bandiere di tutti i Paesi, per recitare insieme il Padre Nostro, uniti per mano, ciascuno
nella propria lingua. È il compimento dell'ecumenismo spirituale, di quella
diversità che solo lo Spirito sa rendere una cosa sola. Come dice il Santo
Padre, che di lì a pochi minuti avrebbe fatto il suo ingresso in Piazza San
Pietro.
Elsa
De Simone