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RnS, missione permanente dello Spirito 
Relazione conclusiva del presidente Martinez
X Assemblea nazionale, 1-3 maggio 2015 - Clicca per ingrandire...

«Ogni elezione è partorita dal cuore di Dio: il Padre sceglie il Figlio, Gesù sceglie i Dodici e a questi, il Figlio di Dio dà la facoltà di andare nel mondo e fare discepoli tra gli uomini. L'elezione a servire è, per grazia, data anche a noi»: con queste parole, rivolgendosi all'assemblea, il presidente Salvatore Martinez introduce la relazione finale. Tra i presenti in sala anche il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, che nell'ultima giornata presiede la Concelebrazione eucaristica ma, prima dell'ultimo atto delle giornate di Tivoli, ha presenziato alla relazione del Presidente RnS. Una relazione che si fa cassa di risonanza del tema generale "Gesù chiamò a sé quelli che voleva, perché stessero con lui e per mandarli" (cf Mc 3, 13-14), soffermandosi sulla seconda parte della Parola: "per mandarli". 

«Dietro ogni elezione c'è un'azione di Dio: non si obbedisce a una chiamata solo per grazia, il Signore vuole fare molte cose nella nostra vita, attraverso le opere ma, ancor prima, "in noi"», ha sottolineato Martinez. Il Rinnovamento, corrente di grazia nella Chiesa e per la Chiesa, "serve" alla Chiesa: non si deve mostrare, vedere, conservare, ma si dona, si concede, serve. «Il Rinnovamento nello Spirito Santo serve alla Chiesa? - chiede il Presidente RnS - Si, se serve la Chiesa, se serve l'uomo, se serva la storia». 

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Ma cosa richiama la corrente di grazia, evocata da Papa Francesco lo scorso anno alla Convocazione nazionale? «L'immagine del Papa ci deve ricondurre ai fiumi di acqua viva (cf Gv 7, 37-39), a quella sete che Gesù stesso propone come conditio sine qua non per ricevere lo Spirito Santo. Abbiamo ancora sete di questo Rinnovamento? C'è spazio per il mio rinnovamento personale?». Il battesimo nello Spirito, di cui il Santo Padre ha parlato al RnS, è adesione piena al movimento dello Spirito: «Siamo cisterne screpolate (cf Ger 2, 13) o abbiamo ancora sete dell'acqua che viene dall'Alto? Serve un nuovo amore, una nuova docilità, per amare ciò che soffre e dare la vita per l'opera di Dio (cf Gv 13, 38)». Lo Spirito Santo, che dà la vita nuova, continuamente si rinnova e rinnova la sua azione nel mondo. «Vogliamo, dobbiamo, possiamo dare la vita. Il Rinnovamento deve essere azione permanente dello Spirito nel mondo». 

Questa azione permanente si esplica attraverso i diversi organismi, tanti, diversi, eppure tutti resi "una sola cosa" dall'armonia dello Spirito, che è azione di grazia ogni volta che si lascia agire Dio attraverso la preghiera, l'adorazione, la condivisione. «Torniamo ai nostri gruppi, comunità, con il desiderio di custodire questa opera di Dio e, con essa, i cinque pilastri del nostro cammino: Cristo, comunione, comunità, carismi, carità, senza far mancare l'incontro, l'esperienza, il frutto del nostro "andare"». L'incontro con Cristo è il primo passo da cui tutto scaturisce: l'esperienza d'amore, di liberazione, quella gioia di cui Papa Paolo VI parlava come del "gigantesco segreto della vita cristiana". «L'incontro con Cristo è esperienza che genera un frutto: la gioia è esperienza dell'amore» ha esortato Martinez. 

«Il mondo vorrebbe Cristo senza la Chiesa, Cristo senza il Magistero; nel Rinnovamento nello Spirito si vorrebbe Cristo senza una formazione - ha proseguito -. È un unicum inseparabile: più serviamo la Chiesa, più Cristo serve in mezzo a noi. La nostra agenda non deve seguire le agende del mondo, figlie delle patologie spirituali del nostro tempo che, su tutte, rinnegano la famiglia, la sacralità del matrimonio, del maschile e del femminile. Noi dobbiamo avere il nostro cammino». Segno di questo cammino è la Cultura di Pentecoste, «cultura dello spirituale, il mandato che ci ha dato il Santo Padre. E la famiglia, piccola chiesa domestica, è la scuola della più ricca umanità: quella che intercettiamo nei nostri gruppi, ferita, che sempre più sarà accompagnata dallo Spirito nelle nostre locande». Le "locande del Rinnovamento" ovvero la comunità «che salva la famiglia. E la famiglia riempie la comunità. Se impariamo a pregare, ascoltare, perdonare, la comunità può diventare causa del riscatto, del rilancio della vita familiare. La comunità è il luogo in cui la comunione viene salvata», la prospettiva a cui deve guardare ogni realtà locale, sulla visione della Parola degli Atti degli apostoli: «"Ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere" (2, 42). Siamo chiamati a diffondere la vita nuova nello Spirito e la conversione pastorale in chiave missionaria». 

Come si collocano i carismi in questa prospettiva? «Se ciascuno di noi non concorre alla propria santificazione e a quella della Chiesa, a che servono i carismi? C'è un cammino da fare insieme ai nostri vescovi, portando il proprio contributo senza incorrere in prigioni metodologiche: lo Spirito è libertà».

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La quinta "c", che le racchiude tutte, è la carità. «L'autentica misura di tutto è la carità. Il nostro esercizio di carità inizia nel momento in cui accettiamo l'elezione alla responsabilità con queste parole: "Abbiate cura di ogni fratello e sorella che il Signore manda"». La carità si esplica, esercita, attraverso diverse modalità: la diffusione dei Seminari di vita nuova nello Spirito in una dinamica evangelizzatrice; la cura degli incontri di Preghiera comunitaria carismatica, perché non ci si può improvvisare animatori di preghiera; favorendo la ministerialità in ambito ecclesiale e sociale per la nuova evangelizzazione, rivitalizzando il ruolo del Progetto unitario di formazione; con la fraternità sacerdotale, da diffondere nelle diocesi; attraverso i weekend pastorali, carismatici, missionari. 

«Guardando al cammino percorso dal Rinnovamento e a quanto lo Spirito chiede di fare in questo tempo, occorre riordinare le priorità alla base della nostra azione: prima della cultura, c'è la fede; prima della ragione, c'è il cuore; prima del bene comune, la persona; prima del progresso e della modernità, la tradizione; prima dell'azione, la contemplazione, prima delle evidenze storiche e sociologiche, i miracoli, i segni, i prodigi; prima della giustizia, la misericordia; prima della libertà, la verità; prima delle leggi umane, il Vangelo; prima di noi stessi, lo Spirito di Dio. Dobbiamo fare ritorno alle nostre case, ai nostri gruppi, alle nostre comunità, con questa convinzione e fede».

Elsa De Simone 

(03.05.2015)