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«Ogni
elezione è partorita dal cuore di Dio: il Padre sceglie il Figlio, Gesù sceglie
i Dodici e a questi, il Figlio di Dio dà la facoltà di andare nel
mondo e fare discepoli tra gli uomini. L'elezione a servire è, per grazia, data
anche a noi»: con queste parole, rivolgendosi all'assemblea, il presidente
Salvatore Martinez introduce la relazione finale. Tra i presenti in sala
anche il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi,
che nell'ultima giornata presiede la Concelebrazione eucaristica ma, prima
dell'ultimo atto delle giornate di Tivoli, ha presenziato alla relazione del
Presidente RnS. Una relazione che si fa cassa di risonanza del tema generale
"Gesù chiamò a sé quelli che voleva, perché stessero con lui e per mandarli"
(cf Mc 3, 13-14), soffermandosi sulla seconda parte della Parola: "per
mandarli".
«Dietro ogni elezione c'è un'azione di Dio: non si obbedisce
a una chiamata solo per grazia, il Signore vuole fare molte cose nella nostra
vita, attraverso le opere ma, ancor prima, "in noi"», ha sottolineato
Martinez. Il Rinnovamento, corrente di grazia nella Chiesa e per la
Chiesa, "serve" alla Chiesa: non si deve mostrare, vedere,
conservare, ma si dona, si concede, serve. «Il Rinnovamento nello Spirito
Santo serve alla Chiesa? - chiede il Presidente RnS - Si, se serve la Chiesa,
se serve l'uomo, se serva la storia».
Ma cosa richiama la corrente di grazia, evocata da Papa
Francesco lo scorso anno alla Convocazione nazionale? «L'immagine del Papa ci
deve ricondurre ai fiumi di acqua viva (cf Gv 7, 37-39), a quella sete che
Gesù stesso propone come conditio sine qua non per
ricevere lo Spirito Santo. Abbiamo ancora sete di questo Rinnovamento? C'è
spazio per il mio rinnovamento personale?». Il battesimo nello Spirito, di
cui il Santo Padre ha parlato al RnS, è adesione piena al movimento dello
Spirito: «Siamo cisterne screpolate (cf Ger 2, 13) o abbiamo ancora sete
dell'acqua che viene dall'Alto? Serve un nuovo amore, una nuova docilità, per
amare ciò che soffre e dare la vita per l'opera di Dio (cf Gv 13, 38)». Lo
Spirito Santo, che dà la vita nuova, continuamente si rinnova e rinnova la sua
azione nel mondo. «Vogliamo, dobbiamo, possiamo dare la vita. Il Rinnovamento
deve essere azione permanente dello Spirito nel mondo».
Questa azione permanente si esplica attraverso i diversi
organismi, tanti, diversi, eppure tutti resi "una sola cosa" dall'armonia dello
Spirito, che è azione di grazia ogni volta che si lascia agire Dio
attraverso la preghiera, l'adorazione, la condivisione. «Torniamo ai nostri
gruppi, comunità, con il desiderio di custodire questa opera di Dio e, con
essa, i cinque pilastri del nostro cammino: Cristo, comunione, comunità,
carismi, carità, senza far mancare l'incontro, l'esperienza, il frutto del
nostro "andare"». L'incontro con Cristo è il primo passo
da cui tutto scaturisce: l'esperienza d'amore, di liberazione, quella
gioia di cui Papa Paolo VI parlava come del "gigantesco segreto della vita
cristiana". «L'incontro con Cristo è esperienza che genera un frutto: la
gioia è esperienza dell'amore» ha esortato Martinez.
«Il mondo vorrebbe Cristo senza la Chiesa, Cristo
senza il Magistero; nel Rinnovamento nello Spirito si vorrebbe Cristo senza una
formazione - ha proseguito -. È un unicum inseparabile: più
serviamo la Chiesa, più Cristo serve in mezzo a noi. La nostra agenda non deve
seguire le agende del mondo, figlie delle patologie spirituali del nostro
tempo che, su tutte, rinnegano la famiglia, la sacralità del matrimonio,
del maschile e del femminile. Noi dobbiamo avere il nostro
cammino». Segno di questo cammino è la Cultura di Pentecoste, «cultura
dello spirituale, il mandato che ci ha dato il Santo Padre. E la
famiglia, piccola chiesa domestica, è la scuola della più ricca umanità:
quella che intercettiamo nei nostri gruppi, ferita, che sempre più sarà
accompagnata dallo Spirito nelle nostre locande». Le "locande del
Rinnovamento" ovvero la comunità «che salva la famiglia.
E la famiglia riempie la comunità. Se impariamo a pregare, ascoltare,
perdonare, la comunità può diventare causa del riscatto, del rilancio della
vita familiare. La comunità è il luogo in cui la comunione viene salvata», la
prospettiva a cui deve guardare ogni realtà locale, sulla visione della Parola
degli Atti degli apostoli: «"Ed erano perseveranti nell'ascoltare
l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e
nelle preghiere" (2, 42). Siamo chiamati a diffondere la vita nuova
nello Spirito e la conversione pastorale in chiave missionaria».
Come si collocano i carismi in questa
prospettiva? «Se ciascuno di noi non concorre alla propria santificazione e a
quella della Chiesa, a che servono i carismi? C'è un cammino da fare insieme ai
nostri vescovi, portando il proprio contributo senza incorrere in prigioni
metodologiche: lo Spirito è libertà».
La quinta "c", che le racchiude tutte, è la carità. «L'autentica
misura di tutto è la carità. Il nostro esercizio di carità inizia nel momento
in cui accettiamo l'elezione alla responsabilità con queste parole:
"Abbiate cura di ogni fratello e sorella che il Signore manda"». La carità si
esplica, esercita, attraverso diverse modalità: la diffusione dei Seminari di
vita nuova nello Spirito in una dinamica evangelizzatrice; la cura degli
incontri di Preghiera comunitaria carismatica, perché non ci si può
improvvisare animatori di preghiera; favorendo la ministerialità in
ambito ecclesiale e sociale per la nuova evangelizzazione, rivitalizzando il
ruolo del Progetto unitario di formazione; con la fraternità
sacerdotale, da diffondere nelle diocesi; attraverso i weekend
pastorali, carismatici, missionari.
«Guardando al cammino percorso dal Rinnovamento e a quanto
lo Spirito chiede di fare in questo tempo, occorre riordinare le priorità alla
base della nostra azione: prima della cultura, c'è la fede; prima della
ragione, c'è il cuore; prima del bene comune, la persona; prima del
progresso e della modernità, la tradizione; prima dell'azione, la
contemplazione, prima delle evidenze storiche e sociologiche, i miracoli, i
segni, i prodigi; prima della giustizia, la misericordia; prima della libertà,
la verità; prima delle leggi umane, il Vangelo; prima di noi stessi, lo Spirito
di Dio. Dobbiamo fare ritorno alle nostre case, ai nostri gruppi, alle nostre
comunità, con questa convinzione e fede».
Elsa De Simone