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«Oggi celebriamo la vita», ha esordito il
Presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez,
introducendo i dipendenti della Sede nazionale al Ritiro in preparazione del
Natale. La parola chiave è "svegliarsi", dal verbo che in greco significa
"risorgere". È un richiamo a «destare i nostri sensi spirituali», quello del Presidente,
perché «nel linguaggio biblico gli "svegli" sono i "risorti", quelli che stanno
dalla parte della vita». Il riferimento è alla "morte" che imperversa
nell'attualità, alle tristissime notizie degli ultimi giorni: l'attentato di
Sydney, la tragedia del piccolo Loris, la tragica vicenda dell'attacco alla
scuola pakistana. E il paragone diretto è con la strage di Erode (Mt 2). «Ci
troviamo di fronte a una vera e propria follia, non c'è più senno, si è
smarrito il senso della vita», irrompe Martinez. «Cosa viene a dirci questo
Natale, sorgente di vita, di fronte a tutto questo? Anche noi potremmo essere
incamminati drammaticamente in un percorso che non ci fa capire più cos'è la
vita e quanto vale. Ma è proprio per questo che torna il Natale - spiega il
Presidente -. Gesù è l'autore e il perfezionatore della vita, della vera vita,
Colui che ha "vinto la vita", l'ha vinta per sempre perché ha vinto
la morte distruggendola».
È sempre il Bambino al centro della
riflessione del Presidente che prosegue con l'invito di Gesù: «Lasciate che i
bambini vengano a me» (cf Mt 19, 14) perché «chi è come loro appartiene al
regno di Dio» (cf Mc 10,14). Martinez chiarisce che si tratta di una Parola
rivolta agli adulti e mette in guardia perché «mentre il Signore ci chiede di
vivere come i bambini "l'infanzia spirituale" noi non possiamo essere
infantili nel ragionare, nel decidere, nell'assumere responsabilità, nel
distinguere il bene dal male, così come avviene nel mondo odierno». L'invito in
un tempo speciale di Avvento, alla fine dell'anno ma anche in conclusione di
uno splendido quadriennio associativo, è a essere «capaci di questa infanzia
spirituale, colma di stupore, di meraviglia, di gratitudine per le novità dello
Spirito», ad avere «gli occhi puri e liberi dei bambini che si entusiasmano per
le cose grandi che stanno dinanzi a loro». Martinez ha esortato ad avere questo
"desiderio di vita": «Gesù ci chiede di essere uomini maturi nelle nostre
famiglie, nel nostro lavoro, nelle nostre opere». «Gli "erodi" del nostro tempo
non sono meno violenti dell'Erode storico. Dobbiamo decidere da che parte stare
e come collocarci dinanzi al Mistero di questo Bambino che nasce e dà la Vita»,
ha concluso il Presidente lasciando la parola a don Guido Pietrogrande.
"Ecco, egli è qui per la caduta e la
risurrezione di molti... e come segno di contraddizione" (Lc 2, 34): le parole di
Simeone al tempio hanno guidato la meditazione del Ritiro, dettata dal
consigliere nazionale del Rinnovamento, don Guido Pietrogrande.
"Ecco": una parola piccola e semplice che
annuncia una profezia, che presenta al mondo "il dono dei doni" che si rivela
nella carne della tenerezza per eccellenza, quella di un bambino. Il Dio che si
fa carne per venire ad abitare tra gli uomini viene al mondo per spazzare via
tutti i luoghi comuni del Natale, quelli dietro ai quali si nasconde il portato
essenziale di questo tempo di attesa e di definitiva rivelazione. «Sappiamo
"tutto" di Gesù, ma questo sapere di lui ha il senso della "cattura" piuttosto
che della conoscenza vera», ha commentato don Guido Pietrogrande. Nel tempo di
Avvento, siamo chiamati a vegliare e a compiere il nostro cammino di
avvicinamento al tempo di Natale, a quella grotta che ha visto la nascita più
attesa della storia dell'umanità. Ma il nostro atteggiamento, come sottolineato
da don Guido, è quello dei pastori che restano fermi nel loro gesto di
movimento perennemente bloccato nel tempo: «Ci sono tanti pastori nel presepe,
ma solo uno arriva alla grotta: quello in ginocchio. Se non arriviamo alla
grotta, se non vediamo da vicino il Dio fatto carne, non comprendiamo la
nascita di Gesù. La carne di Cristo è segno incomprensibile ai più».
Gesù è segno di contraddizione: venuto a
unire, eppure destinato a dividere; il più bello dei figli dell'uomo destinato,
però, a non avere in sé alcuna bellezza, tanto le sue carni sono dilaniate
prima della crocifissione; ha compassione della folla, ma poi si nasconde.
Questo Dio ci interroga e ci chiama a prendere posizione, a schierarci, perché
«non si può rimanere neutrali davanti a Gesù. Rimanere neutrali davanti a lui
significa avere accolto qualcosa di Cristo ma non avere penetrato, con l'aiuto
dello Spirito Santo, né quello che dice ma soprattutto nulla di quello che è».
Accogliere Gesù significa accogliere le sue parole mantenendole nel cuore: «Le
parole che restano dentro di noi ci interrogano continuamente, ci aiutano a
discernere e ci portano all'incontro con Dio - ha aggiunto don Guido -. Il
cammino verso la grotta può durare tutta la vita. Richiede onestà
intellettuale, morale, spirituale». Due gli atteggiamenti per arrivare a
conoscere il Bambino di Betlemme: quello dei pastori e quello dei Magi. I
Pastori si recano alla grotta con la semplicità dei poveri e dei piccoli: don
Guido ha indicato di «andare con loro», portando la "lana" e la "legna". «La
lana indica tutte le sicurezze di cui ricopriamo la nostra vita e la legna ciò
che di noi deve essere bruciato, purificato», ha spiegato. I Magi arrivano da
molto lontano, fanno un lungo viaggio seguendo un segno nel cielo: anche nel
cielo della nostra vita ci saranno segni che indicano la strada verso la
"grotta". Continua il parallelo con i Magi con l'invito ad offrire «l'oro delle
nostre idee, dei nostri progetti, dei nostri orgogli ed egoismi, l'incenso
della nostra idolatria, la mirra della nostra sofferenza». «Allora e solo
allora, spogliato di ogni manto di ruolo, di successo, di vanagloria, lo posso
riconoscere come il mio Salvatore, il Fratello innamorato della mia miseria, il
Figlio mandato dal Padre, il mio Signore», così don Guido ha concluso la
meditazione.
Il Ritiro è proseguito con la Celebrazione
eucaristica presieduta dallo stesso don Guido. Commentando le letture del
giorno, in riferimento alla figura di Zaccaria, un uomo che diventa muto per 9
mesi e ricomincerà a parlare per lodare Dio, il sacerdote ha sottolineato
l'importanza di un tempo di silenzio, in modo che il Signore possa «resettare
le nostre parole» e «far emergere solo quella Parola che sceglie per noi». In
questo modo il Signore potrà togliere ciò che non va dentro di noi, che si
traduce quotidianamente nei nostri gesti, nelle nostre azioni.
La giornata si è conclusa con uno scambio
fraterno di auguri tra i dipendenti della Sede nazionale e i responsabili RnS
presenti. Il presidente Martinez, a nome del CNS presente, ha sottolineato la
gratitudine per quanto vissuto in questo tempo di grazia speciale che si sta
concludendo con il quadriennio 2011-2014.
Martina D'Onofrio Elsa De Simone