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In Gesù, uomini nuovi 
Comunicazione sul tema del 5° Convegno ecclesiale nazionale Firenze 2015
38a Conferenza Nazionale Animatori - Clicca per ingrandire...

"In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo": sarà questo il tema portante del 5° Convegno ecclesiale che si svolgerà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015. Un tema che richiama ogni cristiano, e che coinvolge non solo i vescovi e gli alti organi ecclesiali, ma la Chiesa intera, in ogni sua parte, anche la più piccola. Mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e vicepresidente del Comitato preparatorio del Convegno, ha guidato l'assemblea in un momento di profonda conoscenza e discernimento in merito al bisogno di un nuovo umanesimo nella Chiesa cattolica. «Nella giornata di ieri - ha esordito Salvatore Martinez, presentando il Vescovo - mons. Raspanti ci ricordava come l'incarnazione dello Spirito Santo si manifesti nei tre grandi ambienti della città, della nazione e della Chiesa. Ci permetterà, quest'oggi, di capire il protagonismo di Gesù vivo, che ci chiede un nuovo umanesimo. Questa anteprima concessa alla Conferenza animatori ci aiuterà a entrarvi appieno, e capire cosa sta dicendo, in questo momento, lo Spirito alla Chiesa».

Il Vescovo di Acireale ha iniziato la sua relazione mostrando ai presenti la Traccia preparatoria del Convegno, già presentata ai vescovi italiani: «Ora, questa Traccia è in mano a voi! Il Convegno non è riservato agli "organi importanti", ma vuole essere un dinamismo che si ingenera e riesce a smuovere tutte le comunità e le parrocchie. E, a proposito di questo, posso dire che il Convegno è già iniziato, perché molte sono state le comunità che hanno risposto al nostro invito». In un contesto sociale come quello odierno «l'uomo si sta smarrendo - ha proseguito Raspanti -. Vorremmo che questo tema si diffonda, perché stiamo constatando che lo smarrimento dell'uomo si riscontra nei giovani, nelle famiglie e nelle periferie, che così tanto vengono coinvolte dal nostro Papa». In che modo, quindi, tornare a un umanesimo e rimettere al centro del mondo un uomo nuovo? «Non occorre una via accademica - ha precisato il Relatore -. L'umanesimo fiorentino ha rappresentato uno stile di vita, e ha donato agli uomini due aspetti fondamentali: la bellezza, perché nel XV secolo, a Firenze, nacquero opere importanti; la misericordia, perché tante di queste opere, che sopravvivono ancora oggi, erano destinate alla carità cristiana. L'invito che rivolgiamo vuole far tornare in primo piano tutto ciò che di positivo la Chiesa già ha fatto e sta facendo. In questo modo emerge una visione nuova dell'Italia, che non risalta in ciò che dicono i media». Il Convegno, a conferma della sua intenzione di raggiungere quanto più possibile i cattolici italiani, non disdegna l'uso di mezzi come i social network perché vuole espandersi, farsi conoscere da tutti. Ma non solo: «Firenze 2015 è uno snodo fondamentale, perché permette di discernere, valorizzare e orientare quello che possiamo fare in questo momento come Chiesa italiana. Per questo chiedo al RnS di rendere proprio il desiderio di lavorare insieme per questo obiettivo».

"Uscire", come ricorda spesso Papa Francesco, è un verbo che richiama a un'azione che, in quanto cristiani, ci coinvolge appieno, perché è la nostra missione: «Non significa essere al centro dell'universo. Noi siamo cristiani per il mondo, dobbiamo uscire e servire il mondo, perché Gesù ha salvato tutti, non solo i cristiani. Ed è lo Spirito Santo a inviarci ovunque come delle schegge». Il Convegno di Firenze vuole interpretare l'umanesimo come l'operato terreno di Gesù, un operato che si dirama attraverso due azioni: «Guarire, il prendersi cura di tutti; pregare, perché la preghiera ha portato tutti noi nel cuore del Padre. Su queste due linee pensiamo possa incentrarsi il nuovo umanesimo». Saranno cinque verbi a guidare i lavori del Convegno, dei verbi che, in quanto tali, corrispondono ad azioni che ci coinvolgono negli ambiti della quotidianità: «Uscire, annunciare, educare - non solo i giovani, ma il mondo, che sta perdendo i suoi tesori -, trasfigurare e abitare. Dare delle parole, come queste, significa dare significato alle azioni. L'Italia - ha continuato il Vescovo - si aspetta molto da noi cattolici. Riusciamo a dire parole nuove e vere, che portino a Dio in ogni contesto che viviamo?». È attraverso i verbi, in quanto azioni dense di significato, che costruiamo le nostre abitudini: «Ed è ciò che fa ognuno di noi che vive il Vangelo in integrità - ha concluso Raspanti -, senza rimanere vittima della frammentazione che vive il mondo. La nostra vita è una in Gesù e deve esserlo in ogni cosa che facciamo. Per questo chiedo a ognuno di voi che ne parli, e che dia continuazione a un cammino che è già iniziato».

Damiano Mattana

(06.12.2014)