Si è appena concluso il Convegno dedicato alle Famiglie del
Medio Oriente, organizzato dalla Fondazione Vaticana "Centro
Internazionale Famiglia di Nazareth", in collaborazione con il Pontificio
Consiglio per la Famiglia, sul tema "Uno sguardo di verità e di
misericordia sulle Famiglie in Medio Oriente".
Dopo il saluto di indirizzo di mons. Vincenzo Paglia,
presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, l'introduzione sul
significato del Convegno a cura di Salvatore Martinez, presidente della
Fondazione Vaticana "Centro Internazionale Famiglia di Nazareth", sono
intervenuti: S. B. Fouad TWAL, patriarca di Gerusalemme dei Latini,
presidente della Conferenza Episcopale dei Paesi Arabi; S. B. Ignace Youssif
III YOUNAN, patriarca di Antiochia dei Siri, capo del Sinodo della Chiesa
Sira Cattolica; S. B. Louis Raphaël I SAKO, patriarca di Babilonia dei
Caldei, capo del Sinodo della Chiesa Caldea.
Il moderatore Vincenzo Morgante, ha coordinato il tavolo
dei relatori, sottolineando il valore di un Convegno che «vuole accendere i
riflettori, richiamare l'impegno di completa solidarietà riguardo alle famiglie
che vivono queste situazioni di difficoltà. La Fondazione Vaticana "Centro
Internazionale Famiglia di Nazareth" promuove questa iniziativa in occasione
del Sinodo, costituendo quasi una sorta di ponte tra l'assise sinodale e il
Concistoro sul Medio Oriente, convocato per il 20 ottobre. Un titolo, quello
del Convegno, che è piuttosto un'esortazione e un impegno a uscire
dall'indifferenza per andare incontro ad una situazione drammatica e concreta
dei nostri giorni. Solitamente ce ne occupiamo in casi di eccezionalità e poi
tutto cade nel dimenticatoio; il Convegno vuole essere occasione per riflettere
su questa situazione di attualità».
Nel suo saluto, il Presidente del Pontificio Consiglio, mons.
Vincenzo Paglia, si è rivolto ai Patriarchi orientali: «Se a Occidente
abbiamo ricevuto la fede è perché viene da Oriente. Quello che voi vivete ci
chiama a essere ancor più vicini a voi. Una gratitudine che ha quasi duemila
anni: noi siamo figli anche vostri, di quella terra che oggi vive un nuovo
martirio. Per questo la Fondazione Vaticana ha voluto legarsi all'Oriente
attraverso il Centro Internazionale che ha preso avvio proprio a Nazareth. Un
legame indissolubile. Ascoltando la testimonianza di una coppia di anziani
costretti a fuggire dalla propria terra, dalla propria casa, soltanto con i
propri vestiti, lasciandosi tutto alle spalle, il Santo Padre è rimasto molto
colpito. Il Papa ci ha ricordato che è davvero necessario sentire il legame con
le famiglie del Medio Oriente. Il Convegno mostra e manifesta un affetto che mi
auguro cresca e si realizzi pienamente nel Centro Internazionale a Nazareth, un
punto di riferimento che speriamo possa essere per tutte le famiglie del mondo,
che si ritrovano nel luogo in cui la Santa Famiglia è nata».
Il Presidente della Fondazione Vaticana "Centro Internazionale
Famiglia di Nazareth", Salvatore Martinez, ha presentato il significato
del Convegno: «Questo nostro Convegno è un atto d'amore. Un atto d'amore
verso la famiglia, la famiglia che soffre in Medio Oriente. E l'amore, che non
è un sentimento che va e che viene, ma è sempre istanza di verità e di
giustizia, impone a noi che si guardi ad occhi nudi e a cuore aperto il dramma
di queste popolazioni medio orientali che sembrano "sperare senza speranza".
Noi crediamo che l'amore di Dio è più forte della spada, della morte, di ogni
umana persecuzione. E questo amore noi vogliamo fare vincere. Questo amore ci
raduna; questo amore ci fa pregare; questo amore abbatte le nostre distanze;
questo amore ci fa soffrire con chi soffre e gioire con chi gioisce; questo
amore non ci può lasciare fermi e indifferenti. Cosa stiamo facendo per questa
generazione che vede solo ragioni di morte e di disperazione? Cosa vogliamo,
possiamo, dobbiamo fare perché questo nostro mondo, in modo speciale il Medio
Oriente, somigli sempre meno ad un inferno? Non c'è tempo da perdere, - ha
proseguito Martinez - perché questa nuova generazione di famiglie e
di figli si è già affacciata all'orizzonte».
Primo dei Patriarchi ad intervenire S. B. Fouad TWAL,
patriarca di Gerusalemme dei Latini: «Quando si parla della ricostruzione di
Gaza, ciò che mi chiedo è: chi saprà ricostruire l'elemento umano? Che tipo di
famiglia formerà un domani questa nuova generazione di cristiani, cresciuta con
la violenza davanti agli occhi? Durante la crisi dei rifugiati, la Chiesa si è
adoperata per la ricostruzione delle scuole, per togliere tanti bambini dalle
strade, e nella costruzione di case per le famiglie immigrate. Sono persone che
non parlano, ma il dramma è visibile nei loro occhi».
A seguire, S. B. Ignace Youssif III YOUNAN, patriarca di
Antiochia dei Siri, ha dichiarato: «Non farò omelie, né chiederò assistenza.
Dirò che i cristiani del Nord dell'Iraq sono a rischio di sterminio. E non dico
questo per avere pietà. L'Isis è composto da jihadisti che uccidono, tagliano
teste e rappresentano lo Stato islamico. Nel 1915 abbiamo vissuto il genocidio
armeno e quello dei cristiani in Turchia. Il prossimo anno saranno passati 100
anni, eppure oggi ne viviamo uno nuovo. Ma questa è la nostra vocazione: essere
testimoni fino al martirio».
S. B. Louis Raphaël I SAKO, patriarca
di Babilonia dei Caldei, ha affermato: «Una famiglia cristiana in Iraq è un
modello per i musulmani: quelle famiglie, quei bambini, sono una speranza.
Prima si parlava della ricostruzione di Gaza... ma perché uccidere, distruggere e
poi ricostruire? È illogico! È una politica sporca, ma perché tutto questo?
Perché 120 persone, a Ninive, sono state costrette a lasciare la loro casa e
camminare per ore, nella notte, chiedendo il nostro aiuto?».
Ha concluso il Convegno Salvatore Martinez, ringraziando tutti i
presenti in sala. Tra i padri sinodali presenti, anche il cardinale Andrew
Yeom Soo-jung, arcivescovo della diocesi di Seoul.