"I Movimenti sono parte della Chiesa in uscita che ci indica Francesco"
Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo: "Il Magistero ci accomuna e non vi è dubbio che questi vincoli di comunione e di reciprocità tra i movimenti sono tutti da rafforzare. Una stagione di comunione cominciata nel 1998 con Giovanni Paolo II... Vedo una crescita della comunione e della consapevolezza che i singoli movimenti hanno del bisogno di aprirsi agli altri"
Daniele Rocchi
Si chiude oggi (dal 1° giugno), allo stadio Olimpico di Roma, la 37esima convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo che ha visto ieri la presenza di Papa Francesco che ha parlato ai 52mila fedeli, giunti nella capitale da ogni parte di Italia. Nel suo discorso il Pontefice ha indicato loro la strada da seguire: “Evangelizzazione, ecumenismo spirituale, cura dei poveri e dei bisognosi e accoglienza degli emarginati. E tutto questo sulla base dell’adorazione”. Il Papa ha chiesto anche di “rimanere uniti nell’amore che il Signore Gesù chiede a noi per tutti gli uomini e nella preghiera allo Spirito Santo per arrivare a questa unità”. “Il Rinnovamento queste parole le vive e le gusta. Esse ricorrono nel pontificato di Francesco sin dagli esordi - spiega Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo - e le ritroviamo nella sua Esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’. Il Pontefice rilancia l’importanza di questo impegno missionario che deve trovare, nell’unità del movimento e nella grazia che deve prevalere su ogni funzione e organizzazione, la sua verità più profonda”.
Il Pontefice vi ha messo anche in guardia dai pericoli dell’eccessiva organizzazione e dal diventare “controllori della grazia di Dio”...
“È evidente, come accade in ogni realtà, che ci siano situazioni nelle quali lo Spirito viene ingabbiato. Mi pare, tuttavia, di poter dire che il Rinnovamento arriva, alla scadenza dei suoi 50 anni, vivo e rilanciato da questa grande esperienza e con un proposito di unità crescente ancora più forte. La parola unità non significa che siamo divisi. Il Rinnovamento per sua stessa natura è diviso al suo interno, perché non essendoci un fondatore, si è diffuso in varie esperienze che si sono concretizzate nella storia e ognuna vive indipendentemente dall’altra. Ciò non significa non sentirsi fraternamente uniti, bisognosi di questa unità. Il Papa ci parlava dell’unità in questo senso, consapevole del grande dono che il Rinnovamento rappresenta per la Chiesa”.
Le parole del Papa possono essere considerate un passaggio importante nella prospettiva del rapporto tra Papa Francesco e i movimenti? Una sorta di “road map” per tutti i movimenti e le aggregazioni laicali e non solo per il Rinnovamento?
“Direi di sì. Il Magistero ci accomuna e non vi è dubbio che questi vincoli di comunione e di reciprocità tra i movimenti sono tutti da rafforzare. Una stagione di comunione cominciata nel 1998 con Giovanni Paolo II, e oggi cresciuta anche con esiti importanti. Non c’è più l’ignoranza l’uno dell’altro. Le occasioni sono state tante, ecclesiali e sociali, per incontrarci, sostenerci e dare corso ad alcune opere. Il cammino è in atto e vedo una crescita della comunione e della consapevolezza che i singoli movimenti hanno del bisogno di aprirsi agli altri”.
Papa Francesco sul conto dei carismatici ha ammesso di essersi sbagliato, dopo avervi definito “una scuola di samba”...
“Già al ritorno da Rio de Janeiro, il Papa aveva espresso parole di apprezzamento per il Rinnovamento. Si era detto addirittura pentito guardando al bene che faceva. L’esteriorità, la gestualità, gli avevano fatto credere che la liturgia si fosse trasformata in una scuola di samba. E questo può succedere nella vita di ogni movimento. Successivamente la vicinanza ai gruppi del Rinnovamento gli ha fatto maturare un convincimento più profondo anche in considerazione delle opere che il Rinnovamento compieva fino a diventarne referente episcopale. I gesuiti, poi, hanno sempre avuto una particolare sensibilità verso i gruppi del Rinnovamento”.
C’è un messaggio particolare che emerge da questa convocazione?
“Papa Francesco chiede una Chiesa in uscita, missionaria. Usciamo insieme dove la parola ‘insieme’ ci dice di essere uniti per conseguire le opere del Regno. Ma sarebbe un modo di dire generico se non testimoniamo che la Pentecoste indica le grandi opere di Dio. Uscire insieme perché ci attendono le grandi opere del Signore. La Chiesa in uscita non si dà confini e con la fantasia dello Spirito Santo si rinnova e progredisce. Ho incoraggiato gli animatori a riscoprire l’ansia per l’unità per l’evangelizzazione. È un auspicio che desidero estendere anche alle altre realtà ecclesiali e movimenti. Non basta essere uniti all’interno. L’unità deve riverberarsi anche nelle Chiese locali”.
(03.06.2014)