3 ottobre 2013
ZENIT – “Sono nostri
fratelli: invocano vita e ricevono morte”
Non possiamo più sottrarci dal gridare forte e chiaro l’ipocrisia
politica di governanti, piccoli e grandi, italiani e stranieri, europei tutti,
che continuano a fare del Mare
nostrum un moderno cimitero di anime vaganti, tra indifferenza e
impotenza ingiustificabili.
Non ci si può dire addolorati e sconcertati se si è poi complici
silenziosi di tanto male e di tanta morte a buon mercato! Ogni giorno, e in
mille modi, vediamo quanto siano distratte e inadeguate le politiche di
cooperazione e di integrazione a sostegno delle popolazioni migranti: gli
uomini e le donne, i bambini e gli anziani che non muoiono in mare, troppo
spesso finiscono con il sopravvivere in Centri di accoglienza abbandonati a se
stessi, senza risorse economiche, senza possibilità che operatori e volontari
mostrino il volto umano della nostra società civile, sempre più supplente dei
doveri propri delle istituzioni politiche e civili.
I migranti d’Africa sono nostri fratelli: invocano vita e ricevono
morte; sperano nella giustizia sociale e si ritrovano ad essere capi d’accusa
della giustizia penale. Lo straniero, il povero, l’esiliato sono sacri dinanzi
a Dio! Ignorarli, maltrattarli, lasciarli morire significa sfidare il giudizio
di Dio. Quanto continua ad accadere a Lampedusa e nelle coste del Sud d’Italia
è ormai insopportabile!
La Sicilia, e dunque l’Italia, sono la porta meridionale
dell’Europa per le genti che fuggono dalle proprie terre alla ricerca della
libertà e della pace. Urge una nuova coscienza sociale, una nuova etica della
solidarietà, un nuovo sviluppo del concetto d’integrazione e sviluppo, che
rendano ancora plausibile, vero, il grande passato di civiltà e di umanità
che hanno fatto la storia plurisecolare del progresso umano dell’Occidente,
proprio a partire dal Mediterraneo.
Urge che gli appelli del Beato Giovanni Paolo II, di Papa
Benedetto XVI e più recentemente di Papa Francesco non rimangano inascoltati: o
il terzo millennio promuoverà la cultura della vita e della fraternità o le
nostre società anestetizzate dallo spirito di morte diventeranno disumane e
fratricide.
Il Rinnovamento nello Spirito esprime solidarietà fraterna e
sostegno nella preghiera in queste ore drammatiche, in special modo invocando
la consolazione di Dio per i familiari delle tante vittime innocenti e proprio
per queste la misericordia e la giustizia di Dio. Uno speciale e grato ricordo
viene rivolto all’indirizzo della comunità cristiana di Lampedusa, animata da
tanti membri del Movimento, da sempre impegnata, all’insegna di virtù eroiche,
nell’accoglienza, nella difesa, nella promozione dei migranti.
ADNKRONOS – Chiesa:
domenica Firenze ospiterà “10 piazze per 10 Comandamenti”
"Accogliamo con piacere questa iniziativa ideata dal
Rinnovamento nello Spirito Santo a 40 anni dalla sua nascita - ha detto
monsignor Maniago -, uno dei tanti movimenti che nella Chiesa animano il
laicato delle nostre comunita' e non solo. Questo evento rappresenta una bella
novita' e una provocazione - ha aggiunto -. Crediamo che questa serata sia
un'occasione per proporre in una dimensione gioiosa alcuni temi importanti da
affrontare in modo costruttivo, con una dose di speranza e con quel desiderio
di dialogo che sono propri del movimento e della Chiesa".
"L'evento di domenica - ha concluso monsignor Maniago -
dovra' essere un'iniziativa popolare dove tutti, credenti e non credenti,
possano confrontarsi e riflettere sugli spunti e i temi che nascono dai Comandamenti".
"10 Piazze per 10 Comandamenti. Quando l'amore da'
senso alla tua vita" e' un progetto del Rinnovamento nello Spirito Santo
in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova
evangelizzazione, sotto l'egida della CEI; e' una 'rilettura' dei Dieci
Comandamenti, inaugurata alla vigilia del Sinodo sulla nuova evangelizzazione e
dell'Anno della Fede indetto da Benedetto XVI, che nelle piazze di Roma,
Napoli, Verona, Milano, Bari, Genova, Cagliari, Palermo e Bologna ha visto la
partecipazione di circa 80.000 persone e numerosi testimoni del mondo dello
spettacolo, della cultura, dello sport, del giornalismo, della musica.
4 ottobre 2013
SIR – Tragedia
Lampedusa: Martinez (RnS), una situazione “ormai insopportabile”
“Non ci
si può dire addolorati e sconcertati se si è poi complici silenziosi di tanto
male e di tanta morte a buon mercato! Ogni giorno, e in mille modi, vediamo
quanto siano distratte e inadeguate le politiche di cooperazione e
d’integrazione a sostegno delle popolazioni migranti”. È il commento di
Salvatore Martinez, presidente di Rinnovamento nello Spirito, alla tragedia di
ieri a largo di Lampedusa. “I migranti d’Africa - sottolinea - sono nostri
fratelli: invocano vita e ricevono morte; sperano nella giustizia sociale e si
ritrovano ad essere capi d’accusa della giustizia penale. Lo straniero, il
povero, l’esiliato sono sacri dinanzi a Dio! Ignorarli, maltrattarli, lasciarli
morire significa sfidare il giudizio di Dio. Quanto continua ad accadere a
Lampedusa e nelle coste del Sud d’Italia è ormai insopportabile!”. La Sicilia,
e dunque l’Italia, dice Martinez, “sono la porta meridionale dell’Europa per le
genti che fuggono dalle proprie terre alla ricerca della libertà e della pace.
Urge una nuova coscienza sociale, una nuova etica della solidarietà, un nuovo
sviluppo del concetto d’integrazione e sviluppo, che rendano ancora plausibile,
vero, il grande passato di civiltà e di umanità che hanno fatto la storia
plurisecolare del progresso umano dell’Occidente, proprio a partire dal Mediterraneo”.
AVVENIRE – Le
associazioni in campo: «Ora basta»
Da
Migrantes ad Azione Cattolica, da Sant'Egidio alle Acli, chi ogni giorno è
impegnato accanto agli ultimi non ci sta: politiche da cambiare
DA M ILANO Non si può tacere, quando ogni giorno si
lotta per i diritti dei migranti, quando si chiedono interventi, tutele,
attenzioni e di nuovo, a dire l'ultima su quelle vite, è il mare. Così ieri è
stato anche il giorno del grido delle associazioni e dei movimenti impegnati
sul fronte dell'immigrazione. Per dire basta, per chiamare l'Europa, per
chiedere che sia l'ultima volta, e sia l'ultima per davvero. Lo ha fatto per
primo monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes :
«Queste morti - ha detto - sono il frutto della dimenticanza di situazioni
gravi in atto nel mondo, come le 22 guerre in corso e che vedono protagonisti
anche i nostri Paesi». Guerre lette sui giornali, viste per qualche istante
ai telegiornali e poi rimosse, col resto. Come se da quelle guerre non fosse
sacrosanto fuggire, in cerca di futuro. La ricetta è sempre la stessa, quella
che nessuno vuol seguire: «Serve una conferenza europea - continua Perego -
che possa diventare una presa di coscienza di questa drammatica situazione.
Se la politica non la prenderà in mano, lo faranno i trafficanti di essere
umani». All'Europa guarda anche, più indignata che mai, l' Azione Cattolica :
«Ora dobbiamo dire basta. La comunità europea ed internazionale non può più
ignorare lo stillicidio di sofferenze e lutti di un'umanità dolente che
scommette la propria vita inseguendo il sogno di una dignità negata». Il
movimento, da sempre impegnato attraverso le sue associazioni territoriali a
sostegno e in aiuto dei migranti, chiede «si agisca e subito oltre
l'emergenza, innanzitutto sostenendo i Paesi da cui i migranti partono e
quelli attraverso cui transitano, per evitare il perpetuarsi di viaggi come
quelli che si concludono tragicamente nel Canale di Sicilia». Per l'inerzia,
che troppe morti ha provocato, ora non c'è più spazio. Parola di padre
Vincenzo La Manna, presidente del Centro Astalli , struttura dei gesuiti per
i rifugiati che il 10 settembre scorso ha accolto papa Francesco in visita:
«L'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite ci dice dove si
trovano queste persone minacciate da guerre e conflitti, che cosa ci
impedisce di andare in quei luoghi e prelevarle, farle arrivare in sicurezza
in Europa e poi distribuirle in maniera equa tra i membri dell'Unione?». E ancora:
«Esiste l'agenzia europea Frontex - ricorda La Manna - ma per che cosa
spendiamo milioni e milioni di euro se non viene trasformata da agenzia di
controllo a istituto che riesca veramente a salvare vite umane?». Ecco perché
«la morte di questi fratelli pesa sulle nostre coscienze e dice tutto tutto
della nostra vera povertà culturale e umana», conclude La Manna. Sulla stessa
linea Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli : «Si tratta di una
intollerabile vergogna: ci uniamo al Pontefice nel chiedere l'intervento
Comunità internazionale per affrontare le cause della tratta di esseri
umani». E anche Salvatore Martinez,
presidente di Rinnovamento nello Spirito : «Non possiamo più sottrarci dal
gridare forte e chiaro l'ipocrisia politica di governanti, piccoli e grandi,
italiani stranieri, europei tutti, che continuano a fare del Mare nostrum un
moderno cimitero di anime vaganti, tra indifferenza e impotenza
ingiustificabili». Solidarietà concreta al sindaco di Lampedusa è invece
stata offerta dal presidente della Confederazione nazionale delle
Misericordie . Roberto Trucchi, che ha messo i volontari a disposizione dell'isola:
«Non possiamo chiudere gli occhi e aspettare. Restare con le mani in mano di
fronte a decine, centinaia di donne, uomini e bambini che ogni settimana
muoiono nel mare davanti alle nostre coste non è tollerabile». Una proposta
forte, segno di responsabilità, arriva dalla Comunità di Sant'Egidio :
«L'immane tragedia di Lampedusa esige da parte di tutti una risposta che non
si limiti al cordoglio ma che chiami in causa le responsabilità e si faccia
carico del coraggio di una proposta - ha detto il fondatore ed ex ministro
per l'Integrazione e la Cooperazione internazionale Andrea Riccardi -. Chiedo
un funerale di Stato, a Roma, per le vittime di questo ennesimo disastro
umanitario». Rabbia e incredulità animano invece il messaggio del
Coordinamento nazionale Comunità di accoglienza : «Ha ragione papa Francesco:
è una vergogna - ha detto il presidente, don Armando Zappolini -. Il problema
è che si è scelto di difendere le frontiere e non la vita, di alzare muri
invece di affrontare le ingiustizie e accogliere esseri umani». Un appello,
quello a cambiare le politiche di accoglienza, che arriva anche dal Forum
delle associazioni familiari : «Non ha senso neppure solo salvare le vite dei
migranti per poi ucciderli di discriminazione e di malaintegrazione - ha commentato
il presidente, Francesco Belletti -. Le politiche devono cambiare per non
rendere indispensabile l'esodo ma anche per rendere le società opulente più
accoglienti».
LA SICILIA – “Invocano
vita e ricevono morte”
«Invocano vita e ricevono morte!»
Non possiamo più sottrarci dal gridare forte e chiaro
l'ipocrisia politica di governanti, piccoli e grandi, italiani e stranieri,
europei tutti, che continuano a fare del Mare nostrum un moderno cimitero di
anime vaganti, tra indifferenza e impotenza ingiustificabili. Non ci si può
dire addolorati e sconcertati se si è poi complici silenziosi di tanto male e
di tanta morte a buon mercato! Ogni giorno, e in mille modi, vediamo quanto siano
distratte e inadeguate le politiche di cooperazione e di integrazione a
sostegno delle popolazioni migranti: gli uomini e le donne, i bambini e gli
anziani che non muoiono in mare, troppo spesso finiscono con il sopravvivere in
Centri di accoglienza abbandonati a se stessi, senza risorse economiche, senza
possibilità che operatori e volontari mostrino il volto umano della nostra
società civile, sempre più supplente dei doveri propri delle istituzioni
politiche e civili. I migranti d'Africa sono nostri fratelli: invocano vita e
ricevono morte; sperano nella giustizia sociale e si ritrovano ad essere capi
d'accusa della giustizia penale. Lo straniero, il povero, l'esiliato sono sacri
dinanzi a Dio! Ignorarli, maltrattarli, lasciarli morire significa sfidare il
giudizio di Dio. Quanto continua ad accadere a Lampedusa e nelle coste del Sud
d'Italia è ormai insopportabile! Urge che gli appelli del Beato Giovanni Paolo
II, di Papa Benedetto XVI e più recentemente di Papa Francesco non rimangano
inascoltati: o il terzo millennio promuoverà la cultura della vita e della
fraternità o le nostre società anestetizzate dallo spirito di morte
diventeranno disumane e fratricide. Salvatore Martinez Presidente Rinnovamento
nello Spirito 04/10/2013
OSSERVATORIO FLEGREO –
Dichiarazione del presidente Martinez (RnS) dopo la tragedia di Lampedusa
“Sono nostri fratelli: invocano vita e
ricevono morte!”
“Non possiamo più sottrarci dal gridare forte e chiaro
l’ipocrisia politica di governanti, piccoli e grandi, italiani e stranieri,
europei tutti, che continuano a fare del Mare nostrum un moderno cimitero di
anime vaganti, tra indifferenza e impotenza ingiustificabili.
Non ci si può dire addolorati e sconcertati se si è poi
complici silenziosi di tanto male e di tanta morte a buon mercato! Ogni giorno,
e in mille modi, vediamo quanto siano distratte e inadeguate le politiche di
cooperazione e di integrazione a sostegno delle popolazioni migranti: gli
uomini e le donne, i bambini e gli anziani che non muoiono in mare, troppo
spesso finiscono con il sopravvivere in Centri di accoglienza abbandonati a se
stessi, senza risorse economiche, senza possibilità che operatori e volontari
mostrino il volto umano della nostra società civile, sempre più supplente dei
doveri propri delle istituzioni politiche e civili.
I migranti d’Africa sono nostri fratelli: invocano vita e
ricevono morte; sperano nella giustizia sociale e si ritrovano ad essere capi
d’accusa della giustizia penale. Lo straniero, il povero, l’esiliato sono sacri
dinanzi a Dio! Ignorarli, maltrattarli, lasciarli morire significa sfidare il
giudizio di Dio. Quanto continua ad accadere a Lampedusa e nelle coste del Sud
d’Italia è ormai insopportabile!
La Sicilia, e dunque l’Italia, sono la porta meridionale
dell’Europa per le genti che fuggono dalle proprie terre alla ricerca della
libertà e della pace. Urge una nuova coscienza sociale, una nuova etica della
solidarietà, un nuovo sviluppo del concetto d’integrazione e sviluppo, che rendano
ancora plausibile, vero, il grande passato di civiltà e di umanità che hanno
fatto la storia plurisecolare del progresso umano dell’Occidente, proprio a
partire dal Mediterraneo.
Urge che gli appelli del Beato Giovanni Paolo II, di Papa
Benedetto XVI e più recentemente di Papa Francesco non rimangano inascoltati: o
il terzo millennio promuoverà la cultura della vita e della fraternità o le
nostre società anestetizzate dallo spirito di morte diventeranno disumane e
fratricide.
Il Rinnovamento nello Spirito esprime solidarietà fraterna e
sostegno nella preghiera in queste ore drammatiche, in special modo invocando
la consolazione di Dio per i familiari delle tante vittime innocenti e proprio
per queste la misericordia e la giustizia di Dio. Uno speciale e grato ricordo
viene rivolto all’indirizzo della comunità cristiana di Lampedusa, animata da
tanti membri del Movimento, da sempre impegnata, all’insegna di virtù eroiche,
nell’accoglienza, nella difesa, nella promozione dei migranti”.
5 ottobre 2013
LA SICILIA – Cercano
vita, trovano morte. La strage di migranti nel canale di Sicilia. Per
Rinnovamento nello Spirito “è urgente una nuova etica”.
Per Rinnovamento dello Spirito «è urgente una nuova etica»
salvatore martinez «Non possiamo più sottrarci dal
gridare forte e chiaro l'ipocrisia politica di governanti, piccoli e grandi,
italiani e stranieri, europei tutti, che continuano a fare del Mare nostrum un
moderno cimitero di anime vaganti, tra indifferenza e impotenza ingiustificabili»:
a dichiararlo l'ennese Salvatore Martinez, presidente di Rinnovamento dello
Spirito. «Non ci si può dire addolorati e sconcertati - prosegue Martinez - se
si è poi complici silenziosi di tanto male e di tanta morte a buon mercato!
Ogni giorno, e in mille modi, vediamo quanto siano distratte e inadeguate le
politiche di cooperazione e di integrazione a sostegno delle popolazioni
migranti: gli uomini e le donne, i bambini e gli anziani che non muoiono in
mare, troppo spesso finiscono con il sopravvivere in Centri di accoglienza
abbandonati a se stessi, senza risorse economiche, senza possibilità che
operatori e volontari mostrino il volto umano della nostra società civile,
sempre più supplente dei doveri propri delle istituzioni politiche e civili».
«I migranti d'Africa sono nostri fratelli - evidenzia il presidente di
Rinnovamento dello Spirito - invocano vita e ricevono morte; sperano nella
giustizia sociale e si ritrovano ad essere capi d'accusa della giustizia
penale. Lo straniero, il povero, l'esiliato sono sacri dinanzi a Dio!
Ignorarli, maltrattarli, lasciarli morire significa sfidare il giudizio di Dio.
Quanto continua ad accadere a Lampedusa e nelle coste del Sud d'Italia è ormai
insopportabile! ». Per Martinez la Sicilia, e dunque l'Italia, sono la porta
meridionale dell'Europa per le genti che fuggono dalle proprie terre alla
ricerca della libertà e della pace: «Urge una nuova coscienza sociale, una
nuova etica della solidarietà, un nuovo sviluppo del concetto d'integrazione e
sviluppo, che rendano ancora plausibile, vero, il grande passato di civiltà e
di umanità che hanno fatto la storia plurisecolare del progresso umano
dell'Occidente, proprio a partire dal Mediterraneo. Urge che gli appelli del
Beato Giovanni Paolo II, di Papa Benedetto XVI e più recentemente di Papa
Francesco non rimangano inascoltati: o il terzo millennio promuoverà la cultura
della vita e della fraternità o le nostre società anestetizzate dallo spirito
di morte diventeranno disumane e fratricide». Rinnovamento nello Spirito
rivolge «uno speciale e grato ricordo all'indirizzo della comunità cristiana di
Lampedusa, animata da tanti membri del Movimento, da sempre impegnata,
all'insegna di virtù eroiche, nell'accoglienza, nella difesa, nella promozione
dei migranti».
9 ottobre 2013
ZENIT – Lampedusa:
basta con “la strage degli anonimi innocenti”
L'appello dell'Istituto di
Promozione Umana "Mons. Francesco Di Vincenzo" e del Centro
accoglienza Zingale-Aquino per sostenere la struttura che accoglie e cura
ragazzi africani scampati agli sbarchi
ROMA, 09 Ottobre 2013 (Zenit.org)
- In seguito alla dichiarazione del Presidente Nazionale del Rinnovamento nello
Spirito Santo, Salvatore Martinez, dopo la "strage degli anonimi
innocenti" di Lampedusa, la Fondazione “Istituto di Promozione Umana Mons.
Francesco Di Vincenzo” ed in particolare i responsabili del Centro di
Accoglienza Zingale – Aquino di Aidone (EN) per immigrati, inclusi minori non accompagnati, desiderano
richiamare l'attenzione sulla situazione che il Centro è costretto a vivere per
onorare l'impegno di accogliere e accudire
i ragazzi africani scampati alla morte in uno dei tanti sbarchi avvenuti
a Lampedusa e ospiti del Centro dal 20 settembre 2011.
Infatti, pur non ricevendo alcun
rimborso economico da parte delle Istituzioni preposte ormai da circa 10 mesi,
seppure più volte informalmente e formalmente sollecitate allo scopo, il Centro
di Accoglienza Zingale – Aquino continua a garantire l'erogazione di tutti i
servizi richiesti dallo Stato per la gestione dell'Emergenza Africa, in accordo
e con il sostegno della Diocesi di Piazza Armerina, provvedendo con risorse
proprie (ormai esaurite) e con prestiti bancari (come si sa non a titolo
gratuito, dunque gravati da interessi) per la copertura di tutti i costi di
gestione relativi al centro, agli operatori, al vitto, alloggio e mantenimento
dei minori africani ospitati.
Il Centro di Accoglienza Zingale
– Aquino attualmente accoglie 14 soggetti, di cui 7 minorenni e altrettanti
maggiorenni provenienti da diversi Paesi (Senegal, Egitto, Nuova Guinea,
Nigeria).Se è un dovere salvare la vita di chi è in difficoltà e sta morendo,
lo è al contempo assicurare condizioni di vita adeguate alla salvaguardia della
dignità della persona.
Un dovere che le Istituzioni
pubbliche hanno la responsabilità costituzionale e legislativa di assicurare,
soprattutto quando, in regime di sussidiarietà orizzontale, si avvalgono della
collaborazione dei corpi intermedi presenti nella società civile, come la
Fondazione “Istituto di Promozione Umana Mons. Francesco Di Vincenzo”.
Non è più ammissibile che lo
Stato Italiano assolva alle leggi vigenti in materia di cooperazione
internazionale e di inclusione sociale, addirittura in regime di emergenza
umanitaria, non onorando poi le convenzioni pattuite con gli Enti locali, così
che alla fine tutto rimanga a carico di Enti no profit, come la Fondazione
“Istituto di Promozione Umana Mons. Francesco Di Vincenzo” che, abbandonati a
se stessi, si ritrovano a dover far fronte ad esigenze insormontabili,
spendendosi generosamente ogni giorno per la difesa e la promozione del bene
comune, rischiando personalmente ed esponendo la propria buona reputazione al
giudizio pubblico.
Ora, per far fronte ai nuovi
sbarchi avvenuti a Lampedusa negli ultimi giorni, siamo fatti oggetto dalla
Prefettura di Enna di nuove richieste di ospitalità di immigrati africani
presso il Centro di Accoglienza di Aidone. Ci chiediamo con quali risorse
economiche, dal momento che, davvero a malincuore, pensando soprattutto al
destino dei ragazzi oggi ospitati, molto presto ci vedremo costretti a non
potere più mantenere aperta la struttura per mancanza dei fondi dovuti e
necessari, aggiungendoci al numero già cospicuo di Enti religiosi e non che in
Sicilia e in Italia ci hanno preceduto nella grave decisione.
10 ottobre 2013
LA SICILIA – Aidone.
Nel centro di accoglienza “Zingale Aquino” vive Abramo Sylla, immigrato
africano.
Aidone.
Nel centro di accoglienza "Zingale Aquino" vive Abramo Sylla,
immigrato africano, mediatore culturale e linguistico, che, in una lettera
aperta, afferma: «Il dramma di Lampedusa ha risvegliato la sensibilità verso un
maggiore umanesimo. Il lutto che ha colpito l'Europa alle sue porte dimostra
che nonostante l'egoismo individuale coltivato e gestito dal sistema, la gente
ha ancora amore nel cuore: i naufraghi non sono europei, eppure l'Italia ha
dichiarato lutto nazionale, perché ferita nel corpo e nell'anima dinanzi a
tante vite, donne, bambini e uomini, nel fiore della vita, periti tragicamente
nella ricerca di una vita migliore». E riferendosi alla "Giornata di
dolore" lanciata da Papa Francesco, dice: «Il Papa è in una posizione
migliore per capire la situazione di questi immigrati. Sua Santità non viene
dalla Curia romana, proviene dalla periferia e si chiama l'apostolo della
povertà. Le sue origini spiegano la sua sensibilità». L'auspicio è la nascita
di una nuova coscienza sociale, una sufficiente consapevolezza non solo degli
italiani, ma di tutti i Paesi europei e verso tutti i Paesi del Sud, per
stabilire una solidarietà attiva, sostenibile, che consenta una maggiore
integrazione economica. Abramo parla dell'indifferenza quasi totale di alcuni
Paesi dell'Africa coinvolti in questa tragedia: «La gestione dei flussi
migratori pone un problema etico perché alcuni dei nostri politici Africani lo
considerano come un business».