Segreteria nazionale
via degli Olmi, 62
00172 Roma
tel 06 2310408
fax 06 2310409
mail rns@rns-italia.it
Homepage >> Eventi >> 37a Conferenza Nazionale Animatori Torna alla pagina precedente...
La comunione è nuova evangelizzazione 
Relazione conclusiva sul tema della 37a Conferenza Nazionale Animatori RnS
Il Presidente Nazionale Salvatore Martinez - Clicca per ingrandire...

«Permesso, grazie, scusi: tra i tanti insegnamenti che papa Francesco, genio della carità, ci ha trasmesso, nessuno esprime in modo migliore le regole concrete per una comunione che non sia ferita». Rammentando all’assemblea questi fondamentali concetti, questa «esortazione paterna», il Presidente nazionale Salvatore Martinez apre così la sua relazione conclusiva. Troppo spesso si perde, forse, la concezione del sentimento della gratitudine e della delicatezza insita nelle parole “permesso” e “scusi”: «Stiamo perdendo il senso della gratitudine, illudendoci che ogni cosa sia dovuta o pagata – spiega Martinez - ma  in ogni “grazie” c’è l’effusione dello Spirito. E quanta grazia c’è nell’entrare con discrezione e nel vivere la fragilità dell’amore, come va ricordandoci ogni giorno il Santo Padre». Questa fragilità dell’amore deve diventare delicatezza nelle relazioni, un vero e proprio stile di vita, rammentando poi che la comunione significa “Spirito Santo”: «Comunione è già nuova evangelizzazione. Entrambe le espressioni ci rimandano ad una persona e al suo protagonismo: lo Spirito Santo». Un binomio che occorre avere sempre ben chiaro.  Riprendendo l’espressione di Gesù riferita da San Giovanni «se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo (12, 24)» Martinez ha ricordato che «la comunione reclama un prezzo da pagare e non concede saldi e ribassi». Allo stesso modo nel Rinnovamento: «non conta quanto si spende, ma se ci si spende per il Regno», il costo del nostro morire, «perché nella comunione l’amore rimanga in vita, come nel sacrificio di Gesù sulla croce».

Il presidente Martinez auspica un nuovo inizio per il Rinnovamento, una rifondazione per fare di tutto il Movimento un «edificio santo, fondato su relazioni sante». Una necessità, per «verificare fino in fondo la coerenza tra vita e fede dei responsabili», interrompendo «la dicotomia tra “morale pubblica e privata” e uscire dai meandri sentimentalistici, da isolamenti che portano all’indifferentismo comunitario». È sbagliato pensare «che la comunione implichi l’essere identici: in realtà è la diversità che provoca lo stare in comunione tra noi». Il Presidente ricorda, a tal proposito, l’esperienza della Pentecoste del 1998, rievocando l’amicizia con la Comunità di Sant’Egidio e con il Movimento dei Focolari, esempio di come «carismi diversi possano confrontarsi e imparare ad integrarsi, rimanendo fedeli a se stessi proprio a partire dalle differenze».

Non è dato un «astensionismo carismatico, il convincimento che sia possibile fare a meno della comunione e del prezzo che essa implica». Siamo chiamati a «rispondere di questa responsabilità, ovvero dei carismi che Dio ci ha donato, delle nostre capacità e abilità nel mantenerli e alimentarli» «Non meravigliamoci se siamo carismaticamente egocentrici – continua il Presidente –: il nostro stile è altamente competitivo e quanto più alziamo il livello tanto più ci esponiamo al giudizio». Non è la fede che ci allontana «ma gli atti umani del credere, che vanno a coinvolgere i nostri caratteri, i nostri diversi doni e il nostro articolato lavoro apostolico». Il Presidente richiama l’attenzione su una certa «sapienza ingannatrice del mondo che ci svia e ci illude, una sapienza tombale che oscura e soffoca la Verità». «È la nostra fede che ci tiene uniti e ci rende “uno” senza farci perdere la nostra individualità. Fuori da questa unità in Cristo, la Chiesa perde il suo equilibrio» (Lumen Fidei, n. 22). Il rischio è di essere «portatori di una fede senza radici, privi di un’identità cristiana; vale anche per il Rinnovamento. É senza radici e non potrebbe sopravvivere se non è radicato nella comunione, in una comunione che regala vita, che fa risorgere l’amore nella misura in cui vede morire il non amore». Gesù dice: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24, 5) Egli ci dimostra questa Verità nella risurrezione. In questo prodigio vogliamo assistere alla rinascita del Rinnovamento, poiché «Gesù è l’eterna vittoria dell’amore che ci guida». Il Presidente ha spiegato che la fede e un «oggi, qui e per me» un «lasciarsi raggiungere dalla grazia del risorto e farsi strumento di questa grazia. Questa è la nostra responsabilità».

È la preghiera lo strumento che ci proietta ad una comprensione totale della Parola. Il Santo Padre Francesco ricorda come «la nostra gente preferisca un Vangelo predicato con l’unzione». L’invocazione dello Spirito «è il momento più alto della preghiera, poiché è Dio che parla e incarna la sua Parola sulle nostre labbra: è in quel momento che stiamo evangelizzando, proprio perché il Signore parla agli altri per nostro mezzo e in questo sta l’efficacia della Parola e se ne può vedere il frutto».

Quando evangelizziamo «noi siamo dei “gestiti, non dei gestori della fede di chi ci ascolta. È nella mia parola di gestito dallo Spirito Santo che l’ascoltatore può ricevere da me il Vangelo che salva». La preghiera è un meraviglioso strumento di evangelizzazione «poiché ci rende Parola e ci dà la giusta misura della fede che si spinge ad evangelizzare: la salvezza dell’altro, il servizio che dobbiamo al prossimo». É ancora papa Francesco a ricordarci che «è il Vangelo stesso a chiedere di uscire da noi e che il servizio è il vero potere. Gesù per primo ci ha servito e il suo servizio è stato proprio un servizio di croce: si è abbassato fino alla morte per servirci e salvarci» (Santa Marta, 21 maggio 2013). L’azione dello Spirito sempre «ci cambia, porta la novità di Dio; allo stesso modo, il Rinnovamento deve cambiare vita per poter vedere la novità di Dio, il coraggio di andare controcorrente».

«Spesso si sostiene che non sia possibile un’opera di moralizzazione nella società – continua Martinez. Ma prendendo come esempio l’esperienza dell’iniziativa “Dieci Piazze per Dieci Comandamenti”, si può comprendere come ognuno di noi, proprio perché occupa un ruolo nella società, possa fare di un Comandamento il suo principio di vita e aggiungere la giusta misura della fede anche quando sembra essere come una goccia nell’oceano, come sosteneva Madre Teresa». «Non dobbiamo aver paura di moltiplicare le attività e le nuove forme associative legate al RnS: c’è piuttosto la necessità di generare un impegno nuovo, di lavorare più alacremente». «Prendiamo le distanze da un formalismo, da un legalismo e da un efficientismo eccessivi che non appartengono alla vita dello Spirito – esorta Martinez –;è il pontificato di papa Francesco che ci chiede di farlo dando un volto umano alla fede».

Il Presidente richiama alla «conversione pastorale» (Novo Millennio Ineunte, nn. 31-34, meditazione mattutina a Santa Marta): «Non possiamo animare pochi cuori, ma animare la storia, cioè il cuore del mondo: è l’accoglienza di nuovi cuori lontani da Dio che ci rende guide ed è così che la vita pastorale ci proietta nella storia, comportando scelte nuove, magari sofferte, ma necessarie». Il Presidente Martinez annuncia due importanti novità per il futuro del Rinnovamento, riguardanti sia la sede che accoglierà la Convocazione nazionale del prossimo anno che la formazione dei prossimi responsabili: i gruppi e le comunità giungeranno nel cuore di Roma, con ogni probabilità nel grande Stadio Olimpico. Per i giovani, invece, il Presidente ha ideato una scuola di leadership cristiana, dedicata a cento laureati e laureandi che incontrerà a Loreto (in due distinte settimane) «a cui dare un metodo carismatico per leggere la realtà, a cui presentare la dottrina sociale della Chiesa e il suo magistero a partire da una lettura sapienziale autenticata dall’esperienza personale maturata in tanti anni di servizio». In ultimo Martinez ha riferitole parole di papa Paolo VI: «La civiltà dell’amore è l’animazione dello Spirito Santo e la Pentecoste ha inaugurato questa civiltà dell’amore: il sogno di trasfigurare il mondo in un luogo dello Spirito» (8 maggio 1975).

Damiano Mattana

 

 

 

 

 

(03.11.2013)